3. 900t'Arte:
Lorenzo Cicconi Massi:
Opere nella raccolta del Museo Civico di Senigallia *L'incontro con Lorenzo Cicconi Massi, negli spazi del Teatro dei Dioscuri segue a brevissima distanza, nel percorso didattico dell'Osservatorio della Fotografia della Provincia di Roma, la presentazione, alla biblioteca del Senato, del libro di Eva Frapiccini intitolato "Muri di piombo", edito da Skira. Un volume in cui sono raccolte le immagini attraverso le quali Eva Frapiccini ha letto un periodo drammatico della storia italiana e che sono attualmente esposte al Mambo di Bologna.
Si tratta di due giovani autori italiani, che si sono già imposti anche a livello internazionale. La lettura, in successione, della loro opera consente, nel programma dell'Osservatorio, di esemplificare didatticamente l'ampiezza delle possibilità di un uso del linguaggio fotografico. Credo risulti evidente che assai diversa e diversamente coinvolgente sia la loro modalità di affrontare l'analisi del reale attraverso la fotografia. Le immagini di Eva Frapiccini sono finalizzate ad una ricerca, che risale dall'istantanea alla storia, dall'emozione alla rigorosa identificazione del quadro logico dei fatti. Le sue scelte estetiche danno respiro, senso, attrattiva all'approccio, fondamentalmente giornalistico e di ricerca storica e sociale.
Lorenzo Cicconi Massi ha affidato totalmente la sua lettura del reale alla poesia dell'immagine. È riuscito in un'impresa non facile. Quella di dare prospettive attuali alla grande tradizione fotografica d'arte, che ha avuto radici nella scuola senigalliese del Misa. Ha una personalità ed un linguaggio riconoscibili ed in continua evoluzione. Ha anche una cultura ed una forza, che gli permettono di lavorare, con amore, ma anche senza timidezze, sulle radici visive ed estetiche , su cui si è formato e che riconosce come sue.
Certo Lorenzo Cicconi Massi è un narratore. Dunque penso che i suoi racconti per immagini, oggi allineati in mostra, non abbiano bisogno di commenti. Invece credo mi spetti dire qualche cosa sulla città della fotografia, in cui si è formato ed in cui ama vivere, nonostante gli impegni , che ormai lo chiamano spesso in Itala e fuori d'Italia.
Per la fotografia Senigallia è una città speciale, la cui storia è tutta documentata dalle raccolte del civico Museo. Anche le cinquanta opere di Cicconi Massi che sono esposte nella mostra di Roma provengono dalla raccolta in progress del Museo di Senigallia.
Il Museo Comunale d'Arte Moderna, dell'Informazione e della Fotografia (Musinf) ha sede in una storica palazzina del centro di Senigallia, di fronte al teatro la Fenice. È stato istituito nel 1981 dal Comune di Senigallia, realizzando un mio progetto, che era stato sottoscritto da artisti del rilievo di Virgilio Guidi, Umberto Mastroianni, Orfeo Tamburi, Ernesto Treccani, Victor Vasarely, Arnoldo Ciarrocchi, Gianni Dova. Un progetto, che prendeva le mosse dalla volontà di documentare il rapporto tra parola e immagine, inteso come binomio informativo variamente configuratosi, dal XVI secolo per lo sviluppo progressivo delle tecniche dell'incisione e della stampa. Negli anni Ottanta notevoli sono state le adesioni all'iniziativa da parte di grandi artisti, i quali hanno donato cospicue raccolte di opere , caratterizzando il Musinf come uno dei principali centri italiani di documentazione dell'arte contemporanea, dell'incisione e della fotografia.L'ARCHIVIO DEL GRUPPO MISA
Tra la fine del 1987 e i primi mesi del 1988 lo sviluppo del progetto documentario del Museo Comunale d'arte moderna di Senigallia ha portato alla creazione di alcuni archivi specialistici, tra cui uno dedicato alla fotografia. In questo ambito fu attuato il proposito di costituire un settore di ricerca e documentazione dedicato all'Associazione Fotografica "Misa" che, proprio a Senigallia, aveva avuto l' inizio e il suo sviluppo. La realizzazione di un centro pubblico di documentazione permanente si è potuta concretizzare, nel tempo, prendendo l'avvio da una prima rassegna programmatica, allestita presso la Rocca Roveresca. Nell'occasione fu esposta una raccolta di decine di fotografie, opera dei principali esponenti del gruppo "Misa" come Giuseppe Cavalli, Paolo Bocci, Piergiorgio Branzi,
Adriano Malfagia, Silvio Pellegrini, Mario Giacomelli, Ferruccio Ferroni.
L'intento ricostitutivo della documentazione fu facilitato dalla collaborazione lungimirante, prestata da alcuni protagonisti del Gruppo Misa, primi fra tutti Ferroni, vero storico ed archivista del sodalizio fotografico e Giacomelli.
Il lavoro di ricerca dedicato dal Musinf all'Associazione Fotografica Misa è stato lungo e ha salvato dalla dispersione opere preziosissime, di artisti entrati a pieno titolo nella storia culturale italiana. Il progetto complessivo di raccolta documentaria, catalogazione e studio ha favorito il consolidarsi dell'immagine , un intero patrimonio culturale cittadino, giungendo all'attuale immagine, condivisa, di Senigallia città della fotografia.GIUSEPPE CAVALLI
Caposcuola ed ispiratore dell'Associazione Fotografica "Misa", che prende il nome dal fiume che attraversa Senigallia, è stato Giuseppe Cavalli, avvocato di professione. Nato a Lucera nel 1904 e morto a Senigallia nel 1961. Fratello gemello di Emanuele Cavalli, protagonista di spicco della vicenda della scuola tonale romana di pittura, aveva iniziato a fotografare verso il 1930. Nel 1942, con alcuni amici aveva fondato il "Gruppo degli Otto", segnalato all'attenzione della critica nazionale attraverso il volume "Otto fotografi italiani d'oggi". Una pubblicazione in cui sono contenute le premesse teoriche ed estetiche del gruppo "La Bussola" al quale Cavalli diede vita nel 1947 a Milano, assieme a Mario Finazzi, Ferruccio Leiss, Federico Vender, Luigi Veronesi e Vincenzo Balocchi.
È nel manifesto programmatico della Bussola che si trova la distinzione tra fotografia "artistica" e "documentaria". "Noi crediamo alla fotografia come arte" scriveva il manifesto" sottolineando come questo mezzo di espressione moderno e sensibilissimo, con l'ausilio della tecnica, messa a disposizione da chimica, meccanica e ottica, ha raggiunto la duttilità, la ricchezza, l'efficacia di un linguaggio indipendente e vivo, consentendo agli operatori della fotografia di essere poeti con l'obiettivo come con il pennello, lo scalpello, la penna".
Dal fatto che "con l'obiettivo si possa trasformare la realtà in fantasia, indispensabile e prima condizione dell'arte", Cavalli ha fatto conseguire la necessità di allontanare la fotografia, che abbia pretese di arte, da quanto considerava come "il binario morto della cronaca documentaria".
Il Manifesto precisava che: "in arte il soggetto non ha nessuna importanza e che quel che soltanto importa è che l'opera, qualunque sia il soggetto, abbia o meno raggiunto il cielo dell'arte: sia bella o no."
Partendo da questi principi Cavalli attivò la fondazione del Gruppo Misa, che considerava e veniva considerato" la sua Scuola".
Il sodalizio senigalliese propose immagini a toni alti , attente al rigore compositivo. Critico appassionato, quanto polemico, Cavalli scrisse molti saggi sulla fotografia, che furono pubblicati nelle principali riviste specializzate del tempo, come "Ferrania" e "Fotografi".
Lo statuto dell' associazione Misa data gennaio 1954. A segnare l'uscita dall'ambito provinciale fu una prima mostra, allestita a Roma presso la sede dell'Associazione Fotografica Romana. Erano passati appena quattro mesi dalla costituzione del gruppo. Alla rassegna parteciparono quasi tutti coloro
che hanno legato il loro nome alla parabola di affermazioni, percorsa dall'associazione: oltre naturalmente a Giuseppe Cavalli, Vincenzo Balocchi, Paolo Bocci, Piergiorgio Branzi, Bruno Bulzacchi, Luciano Ferri, Ferruccio Ferroni, Mario Giacomelli, Francesco Giovannini, Adriano Malfagia, Guelfo Marzola, Giuseppe Moder, Bice De' Nobili, Giulio Parmiani, Silvio Pellegrini, Lisa Ricasoli, Sandro Rota, Bruno Simoncelli.
Cavalli, è stato il teorico della purezza dei "toni alti", tanto che alcuni suoi detrattori erano usi dire ironicamente che dopo Cavalli poteva esistere solo il foglio bianco. La morte di Cavalli, ma soprattutto la personale evoluzione indusse alcuni membri del gruppo a seguire strade autonome, portando infine alla conclusione dell'esperienza di quella che oggi è diffusamente conosciuta come "Scuola Misa".3. MARIO GIACOMELLI, PIERGIORGIO BRANZI E FERRUCCIO FERRONI
Il maggior successo internazionale, tra gli artisti del gruppo Misa è stato raggiunto da Mario Giacomelli. Notevole è stata anche l'affermazione di alcuni autori come Ferruccio Ferroni e Piergiorgio Branzi. Mario Giacomelli era stato salutato subito dalla critica come l'uomo nuovo della fotografia italiana. Ancora bambino aveva perso il padre e, a tredici anni, era garzone in una tipografia di cui divenne, con il tempo, comproprietario.
L'ospizio di Senigallia, dove la madre lavorava come lavandaia, è stato per lui una frequentazione quotidiana, tanto che divenne uno degli sfondi più celebrati della sua produzione.
Dopo l' esperienza nel Gruppo Misa, a seguito di alcune sperimentazioni in pittura e poesia, già dal 1954 aveva proceduto alla raccolta delle opere, come racconto fotografico e successione di immagini.
La sua fotografia si è caratterizzata per una stampa fortemente contrastata, che è una cifra linguistica immediatamente riconoscibile. Alle sue opere sono state dedicate mostre presso prestigiosi musei in varie parti del mondo. Il Musinf ha promosso le mostre della raccolta di Mario Giacomelli alla Biblioteca nazionale di Francia, a Parigi e le mostre negli istituti italiani di cultura di Los Angeles, Chicago e New York.
Fascino e popolarità attuali della figura e dell'opera di Mario Giacomelli sono stati sottolineati anche dal successo, che hanno avuto recentemente il libro, edito da Mondadori, di Simona Guerra, nipote dell'artista, sulla vita e sull'opera di Mario Giacomelli ed il catalogo della mostra del grande fotografo senigalliese, pubblicato in occasione della mostra negli spazi di Forma, edito da Contrasto, con uno scritto del figlio di Giacomelli, Simone.
Stretti sono stati i rapporti umani e creativi di Piergiorgio Branzi con Cavalli, Balocchi e Camisa. Ha condiviso con Giacomelli l'attenzione per una decisa svolta linguistica rispetto alle teorizzazioni stilistiche di Cavalli. Nato a Firenze, 1928, dopo aver compiuto studi classici ha interrotto gli studi universitari per dedicarsi alla fotografia, folgorato dalla scoperta dell' opera di Cartier-Bresson. È stato affiliato ai gruppi La Bussola (1947) e Misa (1954), che costituirono vere officine di sperimentazione per lui, già orientato verso una fotografia narrativa e documentaria. Negli anni '60 ha intrapreso, con enorme successo, la carriera giornalistica, prima sulla carta stampata, quindi come inviato dall'estero della RAI. Dal soggiorno a Mosca è nato il suo Diario Moscovita.
Ferruccio Ferroni è, anche lui, considerato uno dei padri della fotografia italiana. Nato a Mercatello sul Metauro nel 1920, è stato tra i fondatori del Gruppo Misa e si è manifestato come interprete rigoroso e coerente della lezione di Cavalli. Nel 1999 il volume fotografico "Immagini inventate", dedicato alla sua fotografia, edito dal Comune di Fermo e dalla Fondazione
Carifermo ha ottenuto il premio speciale quale miglior libro fotografico alla biennale Fotopadova. La Fiaf lo ha designato come autore dell'anno nel 2006, dedicandogli una monografia.SENIGALLIA CITTÀ DELLA FOTOGRAFIA
La fotografia continua ad essere un'espressione artistica di grande rilievo a Senigallia. L'Archivio del Musinf documenta come la riflessione teorica sui temi fotografici sia continuata in Città anche dopo la conclusione dell'esperienza del Gruppo Misa. Ne è testimonianza anche il fondo fotografico del Musinf relativo al Manifesto del passaggio di frontiera, significativamente sottoscritto, tra gli altri, da Mario Giacomelli e Gianni Berengo Gardin. All'elaborazione del manifesto e alle successive verifiche, hanno preso parte vari fotografi di rilievo come Loriano Brunetti, Enzo Carli, Giorgio Cutini, Marco Melchiorri, Paolo Mengucci, Massimo Renzi, Sofio Valenti.
Nel corso dell'estate 2008 il Musinf ha allestito una mostra dedicata all'itinerario storico della fotografia senigalliese dalle esperienze del Gruppo Misa fino all'innovazione fotografica di Lorenzo Cicconi Massi, giovane fotografo senigalliese, che ha avuto riconoscimenti internazionali di rilievo e che è rappresentato dall'agenzia Contrasto. Charles Henri Favrod, fondatore
e del Museo della fotografia di Losanna, vistando questa mostra, ha messo in luce la molteplicità delle esperienze rilevanti nel panorama attuale della fotografia a Senigallia, soffermandosi, oltre che sulla produzione del Manifesto del Passaggio di frontiera sull'originale e complessa testimonianza fotogiornalistica di Giorgio Pegoli, sulle opere dei fotografi del Gruppo G7 (Massimo Marchini, Leonardo Bellagamba, Marco Pierfederici, Franco Mariangeli, Davide Maglio, Luca Pasquini, Danilo Costieri Fabio Neri, Piergiorgio Moretti, Paolo Piermarioli, Michele Medici, Dario Giovanetti, Marco Mandolini), sulla fotografia teatrale di Emanuela Sforza, autrice delle fotografie del programma "Nati per la danza", prodotto dalla RAI, sulla fotografia di body art di Maurizio Cesarini, sull'opera fotografica di Aristide Salvalai, sul ritratto di Giacomelli eseguito da di Giovanni Ghiandoni, che simbolicamente costituiva l'opera di apertura degli spazi espositivi a Palazzo del Duca. Senigallia, città storica, ammirata per i prestigiosi monumenti rovereschi e città turistica, dotata di uno splendido arenile e di un vasto porto turistico, è dunque oggi apprezzata anche come città della fotografia per le sue collezioni e per le sue attività di settore. Il suo civico Museo d'arte contemporanea conserva ed espone importanti opere fotografiche.
Promuove mostre di rilievo come è stato per la mostra documentaria della fotografa tedesca Hilde Lotz Bauer, la cui fama è particolarmente legata al fatto di aver fotografato le donne di Scanno prima di Cartier Bresson, Giacomelli e Berengo Gardin.
Senigallia ospita con continuità laboratori sperimentali, incontri e corsi di fotografia, specialmente rivolti ai giovani.
Ospita inoltre L'Osservatorio della fotografia stenopeica italiana ed il Comitato nazionale del cliché verre, che continua le esperienze fotografiche di Corot, Picasso e Man Ray.
L'Assessorato alla cultura ha promosso workshops, aperti a giovani fotografi europei. Tali workshop sono stati tenuti nel 2008 da grandi fotografi come Berengo Gardin, Chiaramonte, Scianna e, nel 2009, da autori del rilievo di Migliori, Colombo, Branzi.dalla serie
"Le strade per giocare" (1990 - 1999)Questi bambini non ricordano i miei giochi o la mia infanzia.
Vivono in un mondo loro, immerso fra luci ed ombre. Entrano come dei fantasmi nei miei sogni ad occhi aperti. Posso solo seguirli da distante e perdermi con loro.
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"Un altro mondo" (1999 - 2000)Un altro mondo è un luogo lontano, forse una specie di altra dimensione in cui ogni tanto mi immergo e dove tento di galleggiare, fra figure dai volti indefiniti che lo abitano. Sono ragazze, sono impalpabili veli, e fiori su cieli bianchi di luce. Sono frammenti di benessere e serenità, di silenzio e rumore di vento.
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"Fedeli alla tribù" (2000-2003)Mi sono avvicinato attratto dalle forme, dai colori del trucco che brillavano nei visi delle femmine, dai tatuaggi messi in mostra come segno distintivo. Li ho visti radunarsi dove c'è poca gente, dove ogni spazio occupato può diventare il loro territorio esclusivo.
La tribù rimane nei luoghi scelti della città per una stagione, poi cerca nuovi ripari o segue disordinatamente altri gruppi di simili.
Quella loro è una stagione della vita splendida: l'adolescenza incarna il passaggio da un passato d'infanzia da abbandonare al più presto, ad un futuro del quale non si ha la minima percezione.
Un incredibile salto nel vuoto.
Uniti dall'esigenza di mascherarsi, sono una compagnia di attori che recitano per se stessi, vittime inconsapevoli e ribelli al nulla che li circonda.
Sicuri solo nel loro gruppo, marchiati a fuoco, agghindati come gitani, ho vissuto con loro giornate indimenticabili, sapendo che avrebbero barattato la disponibilità a farmi avvicinare solo con qualche stampa delle foto scattate. Avrei voluto... quante cose avrei voluto, ma la mia presenza non ha lasciato
alcun segno nella loro vita. Bisogna essere fedeli alla loro tribù per essere ascoltati e avere la minima speranza di farne parte.
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30x40dalla serie
"Paesaggi delle Marche" (1999 - 2006)Questa è la terra dove tutto comincia, dove l'emozione si rinnova.
Le Marche sono un idea felice che mi porto sempre dentro.
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"Arena Italia" (2004)L'arena Italia è un vecchio cinema chiuso e abbandonato. È il territorio dei gatti, delle tele strappate, di file di sedie senza spettatori. Sta immobile da anni nel cuore della città, nascosta allo sguardo della gente che passa senza ricordare - o forse senza sapere - che dietro il muro impregnato di edera, c'era una luce che si accendeva ogni sera e regalava emozioni.
Sono entrato scavalcando, sicuro di essere trascinato nel mio consueto mondo sconosciuto, dove gioco con la mia 6x6.
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"Cammino verso niente" (2008)L'indistinto vociare sulla battigia al primo mattino. Una moltitudine di figure nere che percorrono una strada senza meta.
Chi è si immerge nell'acqua, chi invece lascia tracce che durano fino all'arrivo dell'onda successiva. Corpi come anime tremolanti annerite dai riflessi dell'acqua.
In cammino verso niente.
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30x40* Saggio tratto dai Quaderni del Musinf del Febbraio 2010. Pubblicazione dell'Incontro con Lorenzo Cicconi Massi, al Teatro dei dioscuri, Complesso di Sant'Andrea al Quirinale.
Il quaderno è stato curato da Carlo Emanuele Bugatti per il laboratorio calcografico e digitale del Museo comunale d'arte moderna e della fotografia di Senigallia. Tiratura e scansioni sono state curate da Paolo Catalani e Francesca Cenciarini.
Le immagini sono state selezionate in numero minore, rispetto alla pubblicazione cartacea, per ragioni di dimensione del file.Tornate all'indice degli articoli
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