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3. Bioculture:
Le menti

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La giornata si annunciava simile a molte altre, scandita da impegni e da consuetudini a cui si era assuefatta inconsapevolmente, giorno dopo giorno, in un abitudinario trascorrere del tempo. Le sembrava talora di avere perso l'attitudine a sognare; gli stessi mondi fantastici, che ad occhi aperti le si aprivano all'improvviso nella mente e la trascinavano in avventurosi percorsi privi di regole e senza limiti, assumevano da qualche tempo una dimensione ridotta, quasi che le si configurassero in un monitor da dodici pollici, a tratti in bianco e nero, e non più in un multimediale gigantesco schermo a colori. Poi, del tutto imprevista, giunse una telefonata e una voce maschile, mai dimenticata, penetrò nei suoi sensi e, come un torrente alimentato da un improvviso acquazzone estivo che tutto ravviva al suo passaggio tra aridi terreni, così ella riaccese la mente e i sogni riapparvero nella loro dionisiaca dimensione.

Miller Dennet Rogers

Il cervello regola attraverso complessi circuiti nervosi le molteplici attività dei corpi, rendendoli idonei a dare risposte adeguate alle sollecitazioni dell'ambiente; la perseverante opera della selezione naturale ha ottimizzato questo processo, omologando in un numero discreto di modelli gli esseri biologici. Ma non tutta la mente è rimasta soggetta a questa incessante attività: una parte di essa è il risultato di un'altra potentissima forza, la selezione sessuale, che è più interessata a fare vivere piuttosto che sopravvivere, che esalta le differenze e crea diversità, che induce alla manipolazione e all'inganno, ma che può rendere generosi ed altruisti, che fa soffrire e gioire, che permette di percepire il mondo esterno non come elemento estraneo a cui contrapporsi per non perire, ma come luogo in cui viene scelto il partner, pena la non riproduzione. Negli uomini tale forza sarebbe stata promotrice di un fatto straordinario quale è la comparsa del linguaggio, artefice dell'intelligenza verbale.
Potrebbe essere andata così: per una serie di circostanze casuali alcuni antenati, che condividiamo con gli scimpanzé, erano portatori di una singolare morfologia della laringe, particolarmente adatta a modulare i suoni, in un'attitudine valorizzata da una struttura cerebrale, già presente nei primati, idonea ad amplificare e codificare le vocalizzazioni; questa caratteristica, geneticamente espressa, potette godere di una preferenza nell'agone della scelta sessuale e, attraverso un processo a cascata, dare vita ad un ampliamento della corteccia cerebrale idonea ad utilizzare le espressioni linguistiche come ausilio sempre più vincolante ad una serie di attività connesse alla sopravvivenza, ma soprattutto pilotate dalle pratiche legate ai corteggiamenti. Da tempo la ricerca etologica ha evidenziato come il comportamento dell'individuo si esprima in un quadro egoistico in cui l'aiuto verso i parenti e l'altruismo reciproco sembrano le eccezioni che confermano la regola. Sotto questo aspetto, se il linguaggio deve fornire delle informazione, una saggia regola egoistica ci spingerebbe ad essere più uditori che oratori, pronti a carpire dagli altri le indicazioni utili e a mantenere per noi le informazioni più preziose. L'esperienza ci dice tuttavia che per molti di noi il parlare di fronte ad un uditorio è fonte di piacere, il pettegolezzo ci affascina (è stato definito il nostro grooming sociale), ma soprattutto si rivela uno strumento fortissimo per la conquista di un partner. Nel corteggiamento il linguaggio tende ad esprimersi al meglio e sebbene nei primi ominidi esso si riducesse a qualche balbettio, le sue enormi potenzialità lo hanno reso presto idoneo ad essere un ottimo indicatore di fitness. Nel momento in cui esso è divenuto strumento privilegiato della selezione sessuale, si è reso ridondante, aulico, prolisso, barocco, relegando all'informazione tecnica e alla trasmissione di comandi o di segnali la costruzione di frasi essenziali e povere di allocuzioni. La mente umana è stata invasa progressivamente da milioni di recettori di frasi, frutto di un processo adattativo che ha favorito selettivamente l'abilità nell'apprendere un vocabolario ed una intelligenza capace di produrre, in continuo, combinazioni creative di elementi simbolici in grado di assumere, grazie al linguaggio, sempre nuovi significati.
Questa particolare idoneità mentale ha consentito, tra l'altro, a ciascun essere umano di rendere ancora più imprevedibile il proprio comportamento, ampliando per tale strada la funzione svolta dal corteggiamento verbale che, ponendo al centro del suo interesse la scelta del partner, è divento elemento trainante della creatività umana.
Il mondo che noi percepiamo è dunque inevitabilmente antropocentrico ed è vissuto attraverso l'uso di simboli, le parole scritte, parlate o pensate, che appartengono soltanto alla nostra specie e che forse in parte abbiamo condiviso con altri ominidi oggi estinti. Ciò non esclude tuttavia che altri organismi viventi abbiano elaborato una loro particolare percezione dell'ambiente ed una comunicazione che, anche se semplificata e meno complessa rispetto a quella consentita dal linguaggio umano, è comprensibile solo ai membri della stessa specie: potremo così immaginare una visione del mondo gattocentrica o passerocentrica in cui i simboli utilizzati per la scelta del partner non sono parole ma miagolii, esibizioni canore, odori, elementi tattili e quanto altro serva a comunicare.
Siamo dunque condannati a vivere in tante monadi di incomunicabilità, impossibilitati ad avviare qualsiasi tipo di dialogo se non con i membri della nostra specie? I reiterati tentativi di insegnare un linguaggio verbale a differenti animali sono risultati deludenti e si scontrano con l'errata pretesa che organismi, per quanto evolutivamente vicini a noi, possano condividere le nostre menti.
Clever Hans è passato alla leggenda come il cavallo capace di maneggiare i numeri, sommando o sottraendo e utilizzando le zampe per rispondere; ad una più attenta analisi ci si accorse che coloro che ponevano le domande ad Hans gli anticipavano inconsapevolmente la risposta attraverso impercettibili movimenti dei muscoli facciali che denotavano tensione o rilassamento quando lo zoccolo batteva per terra un numero di volte corrispondente alla risposta giusta. Hans non sapeva nulla delle operazioni aritmetiche ma aveva intuito che smettere di battere con la zampa quando il viso umano si modificava corrispondeva al ricevimento di una zolletta di zucchero.
Questa è la storia ma proprio quando la porta dell'incomunicabilità si mostra ben serrata, appare una chiave che permette di aprirne una fessura: se la selezione sessuale ha forgiato le menti attraverso il corteggiamento, anche nell'uomo non tutto il processo è legato al linguaggio; il bisogno adattativo di esibire la bontà dei propri geni al potenziale partner non si esprime soltanto in un discorso elaborato ma in una gestualità che, nel caso dell'uomo, trova la massima rispondenza nelle espressioni del viso. La selezione sessuale ha forgiato i corpi, e quindi le loro menti, rendendoli sensibili alla percezione delle emozioni; più gli organismi condividono un lungo percorso evolutivo e più c'è da attendersi che possano partecipare alla condivisione di molteplici emozioni. Lo sguardo che un cucciolo rivolge alla madre, gli atteggiamenti di protezione che ella gli rimanda hanno una valenza ampia e tra i mammiferi presentano molti tratti espressivi comuni. Strappare un vitellino alla madre e ritenere che le urla di disperazione che ne derivano siano soltanto riflessi scollegati dalle menti è solo un impietoso modo di mettere a tacere quella parte della nostra sensibilità che riconosce in esse un sentire comune.
Il linguaggio ci ha consentito di avere pensieri sulle nostre emozioni, permettendoci di riflettere sul loro significato: la noia, il dolore, la compassione, la simpatia, la gioia trovano una loro particolare definizione nella nostra capacità di immedesimarci negli stati mentali degli altri. Questa specifica capacità avrebbe potuto permetterci di vivere le relazioni sociali, all'interno della nostra specie, con spirito di affiliazione, di collaborazione, di reciproco rispetto e considerazione ma il secolo appena trascorso, il più buio nella storia dell'umanità, ci lascia un fardello di stragi e di violenze di una ferocia inaudita, che spegne ogni entusiasmo sul nostro futuro.
La tecnologia ha conosciuto recentemente una crescita esplosiva aprendo la strada a processi innovativi impensabili qualche decennio fa; essa tuttavia è neutrale rispetto alle sue possibili utilizzazioni per le quali a ciascun individuo dovrebbe essere garantito il diritto di scegliere. Ma la scelta si alimenta socialmente, nella società umana, solo sul terreno della piena democrazia e trova fondamento biologico in tutti i processi governati dalla selezione sessuale. Su questo piano una riflessione sulle nostre emotività potrebbe darci conto del modo specifico che abbiamo di rapportaci ai nostri simili, così come ai membri delle altre specie.
Ai nostri piccoli, quando capita di patire un'intolleranza alimentare, si impone di ritornare al cibo della prima infanzia per poi lentamente assuefarli ad un'alimentazione più varia: forse anche noi dovremmo fare ugualmente, ripercorrendo la strada che ci ha portato ad alloggiare le nostre emozioni in menti creative. Il linguaggio ci ha indubbiamente permesso di vivere i nostri sentimenti ad un livello completamente diverso da quello degli altri animali; ma alla base di questo processo c'è un insieme di emozioni vissute senza pensiero, nella loro immediatezza, essenzialmente simili a quelle percepite da molti altri animali: la sofferenza, la gioia, la malinconia, la paura, la curiosità sono stati emozionali che anche in assenza di una capacità di essere pensati, hanno dignità e meritano profondo rispetto. Chi si arroga il diritto di ridurli a semplici riflessi del tipo stimolo-risposta, dovrebbe avere memoria delle innumerevoli atrocità che gli uomini, con le loro menti creative, hanno saputo compiere, assoggettandosi a mondi metafisici costruiti e immaginati a loro esclusiva dimensione.

Sui diversi temi affrontati in questo articolo si può fare riferimento alle seguenti indicazioni bibliografiche    libri

Su questi temi vi è comunque un'ampia letteratura in lingua inglese.

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