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Perché i sessi?Tornate all'indice degli articoli
Tornate alla sala saggisticaAdagiata su un lembo di erba una superba femmina di Mantide religiosa attende immobile, verde tra il verde, che qualche incauta preda entri nel suo raggio di azione. Poco distante un maschio, più piccolo nelle dimensioni, si accinge ad accoppiarsi con lei; veloce la raggiunge e il dramma si realizza istantaneo: mentre i due sono ancora stretti nell'amplesso, la femmina inizia a divorare la testa del partner ed in breve di lui non rimane che l'apparato riproduttore che continua a contrarsi per assicurare il buon esito della fecondazione. Il maschio offre il proprio corpo come dono nuziale, molto gradito in vista della prossima produzione di uova fecondate, affermando almeno in questo caso la regola per cui la vita va vissuta in funzione della riproduzione. Per i salmoni la morte arriva nel momento in cui, superata l'estenuante risalita di un corso d'acqua, la femmina depone le uova ed il maschio le feconda: è l'ultimo atto di un lungo percorso nei mari, interrotto da una irrefrenabile spinta riproduttiva. Le effimere trascorrono grande parte della loro vita alla stato larvale per poi trasformarsi in insetti adulti che nel giro di poche ore si accoppiano e cessano di vivere: d'altronde non avrebbero alcuna altra possibilità in quanto sfarfallano prive di apparato digerente.
Con la riproduzione i geni scivolano nel tempo, da un corpo ad un altro, assicurando continuità al loro messaggio codificato, mentre i loro veicoli, costituiti da una multiforme varietà di corpi, si disfano nella morte, costituendo cibo per altri organismi. Il materiale genetico può trasferirsi da un veicolo all'altro non necessariamente attraverso la riproduzione: i batteri si scambiano, per coniugazione, porzioni di DNA mediante un sottile tubulo; ad ogni infezione virale o batterica talora si accompagna l'inserimento di piccoli frammenti di materiale genetico nel DNA dell'ospite.
I geni, portatori di un codice funzionale, coniugando competizione e collaborazione, hanno dovuto condividere con altri geni uno stesso corpo, assicurandogli la sopravvivenza e, soprattutto, ben adattandolo alla riproduzione e, negli organismi più complessi, alla cura della progenie.
Nelle forme di vita più primitive, così come attualmente nei virus e nei batteri, un unico complesso di singoli geni codifica per specifiche funzioni (individui apolidi); successivamente, nel tempo evolutivo, si sono affermate le forme diploidi, che comprendono quasi tutti gli organismi viventi, in cui tutti i geni sono presenti in coppie, dette alleli, che possono essere tra loro funzionalmente identiche (omozigoti) o differenti (eterozigoti), e che sono portate da cromosomi omologhi. Questa presenza in coppia dei geni ha goduto di un vantaggio selettivo in quanto permette che un eventuale danno nella porzione di un gene possa essere riparato da specifici enzimi che usano l'altra copia dello stesso gene come stampo.
Gli individui diploidi sono dotati di sessualità con presenza di cellule germinali in cui un particolare tipo di divisione cellulare, la meiosi, comporta l'appaiamento dei cromosomi omologhi, lo scambio reciproco di loro porzioni (crossing over), la loro segregazione indipendente in gameti apolidi che unendosi ad altri, sessualmente complementari, danno vita ad un nuovo organismo diploide. Le cellule germinali appaiono differenziate in due tipi, spermatozoi ed uova, i primi piccoli e molto mobili e con una quantità minima di sostanze intracellulari, le seconde più o meno grandi e ricche di tuorlo.
Secondo alcuni autori una tale diversità morfologica potrebbe essersi originata in conseguenza di una storia evolutiva che ha riguardato i complessi rapporti tra parassiti ed ospiti. Quando un virus o un batterio si diffondono in una popolazione di ospiti, tendono ad essere inizialmente fortemente virulenti: la morte dei loro portatori non li fa desistere dal loro attacco distruttivo in quanto hanno modo di trasferirsi facilmente in altri corpi ugualmente sensibili all'infezione; col passare del tempo si determinano tuttavia forme di resistenza al parassita connesse alla produzione di specifici anticorpi. A questo punto, nella strategia dell'agente infettante diviene più remunerativo convivere col proprio ospite piuttosto che portarlo alla morte in quanto la sua scomparsa non è facilmente ripagata dal trasferimento in un nuovo corpo sensibile, divenuto ormai merce rara. Si stabilisce così una sorta di tregua tra ospite e parassita che può in alcuni casi portare a forme di simbiosi; se tuttavia una successiva infezione, portata da nuovi agenti infettanti, inizia a diffondersi, i parassiti dormienti possono essere stimolati ad ingaggiare una lotta con i nuovi arrivati, riattivando in pieno la loro virulenza. Nel caso dei processi riproduttivi con presenza di gameti sessuali, la loro fusione può avere determinato nel passato un incremento del rischio di fare entrare in contatto virus o batteri latenti nei due gameti, attivandone la virulenza. Una trasformazione morfologica dei due tipi di cellule sessuali può essere stata favorita dalla selezione: si è così differenziato lo spermatozoo che al momento della fecondazione trasferisce nell'altro gamete solo il suo materiale genetico, lasciando all'esterno tutto il citoplasma; l'altro gamete è divenuto cellula uovo, ricca di citoplasma in grado di nutrire l'embrione nelle prime fasi dello sviluppo o per tempi più prolungati. Una tale differenziazione dei due tipi cellulari è stata foriera di complessi adattamenti anche di tipo comportamentale, con strategie riproduttive differenti tra individui di sesso maschile e femminile. In accordo con questa ipotesi si osserva che lì dove l'unione delle due cellule germinali non avviene per fusione ma con trasferimento di DNA senza mescolamento di materiale intracellulare, come nei funghi, la sessualità si esprime con un numero di tipologie di sessi morfologicamente simili e superiore a due.
La differenziazione delle cellule germinali in spermatozoi ed uova non comporta automaticamente che esse debbano essere portate da individui diversi: molte piante sono ermafrodite e producono sia polline sia ovuli. Tale situazione non si è realizzata tra gli animali in cui l'ermafroditismo è raro; la ragione di questa differenza può essere ricercata nel fatto che le piante sono sessili e si diffondo nell'ambiente mediante la dispersione dei loro semi compiuta dal vento o da altri organismi, mentre gli animali sono mobili e colonizzano attivamente il loro habitat. Si può ipotizzare che la presenza di organismi di sesso differente, i maschi produttori di spermatozoi ma incapaci di allevare gli embrioni, e le femmine idonee a fare sviluppare le loro uova una volta fecondate, permetta ad essi di diffondersi nell'ambiente in modo specifico e complementare, con la femmina discontinuamente più legata al territorio durante il periodo della gravidanza e dello svezzamento della prole, e il maschio sempre in grado di disperdersi in paesaggi più ampi alla ricerca di cibo o di femmine da fecondare. Modificazioni genetiche indotte casualmente in ipotetici genitori ermafroditi, e capaci di far loro generare individui di sesso separato o comunque ermafroditi e di sesso maschile, potrebbero avere goduto di un vantaggio selettivo: la maggiore disponibilità dei maschi di muoversi più liberamente nel paesaggio ecologico avrebbe assicurato un migliore nutrimento della prole e una più elevata possibilità di generare figli da relazioni extraconiugali, garantendo al progenitore ermafrodita, portatore della mutazione per il sesso, una maggiore probabilità di avere più nipoti in buona salute e fertili. Una volta che i due sessi hanno soppiantato gli individui ermafroditi, il loro rapporto si è mantenuto costante, in genere intorno al 50%, in quanto qualsiasi spostamento da esso renderebbe più raro uno dei due sessi, conferendogli un vantaggio selettivo alle generazioni successive, subito riequilibrato da un analogo spostamento in percentuale del rapporto verso l'altro sesso.
L'affermazione degli individui sessuati, con fecondazione incrociata, ha condizionato la logica dei geni, definiti egoisti in quanto essenzialmente interessati, negli organismi apolidi, ad assicurare la sopravvivenza del loro veicolo, in modo da vedersi garantita la possibilità di riprodursi. La necessità di dovere far convivere in un individuo diploide due patrimoni genetici provenienti da due diversi soggetti, ha alimentato una nuova forma di altruismo indirizzato ai potenziali partner, costituiti da tutti gli individui fecondi di sesso opposto, appartenenti allo stesso gruppo, popolazione o specie.
Un tale insieme di soggetti, raggruppabili in specie, popolazioni o gruppi, ha goduto di una maggiore stabilità evolutiva, disponendo di una più ampia variabilità genetica, strutturata in maniera da assicurare, grazie all'interfecondità ed alla possibilità di mescolare il patrimonio genetico attraverso l'assortimento delle coppie, un lento e graduale adattamento nei confronti delle sollecitazioni a modificare le proprie strategie in funzione della competizione sessuale e della continua necessità di sfuggire ai propri parassiti o predatori. Attraverso fenomeni di coevoluzione tra specie diverse, ma anche tra sessi differenti all'interno della stessa specie, le varie forme alleliche dei geni vengono combinati per ottimizzare la risposta all'ambiente mentre gli alleli negativi per quel determinato periodo non vengono eliminati ma accantonati per potere essere ripescati quando le modificate condizioni ambientali li renderanno utili. La stasi diviene elemento caratterizzante delle popolazioni sessuate ed i grossi cambiamenti nell'organizzazione biologica si realizzano attraverso processi di speciazione che si hanno in piccole popolazioni che, per cause contingenti, attraversano un lungo periodo di isolamento rispetto alle popolazioni di origine. In ambienti fortemente instabili o particolarmente difficili per la presenza di condizioni ambientali, non biologiche, molto scostate dai valori medi, le forme asessuate potrebbero godere di un certo vantaggio selettivo in quanto ogni individuo è portatore di un pool genico che non si mescola in genere con quello di altri soggetti, permettendo alla selezione naturale di fare affermare rapidamente quei soggetti che meglio sono ottimizzati ai rigidi parametri ambientali del momento.
Il paesaggio ecologico e il contesto entro cui operano gli organismi può dare conto del perché si siano differenziati i sessi e della ragione per cui i maschi, pur non essendo in grado di generare prole, siano stati mantenuti in essere dai processi selettivi. Tale paesaggio tuttavia è oggi fortemente modificato dall'innovazione tecnologica che ha massicciamente influenzato gli stili di vita delle popolazioni umane, e non solo di esse. Le donne nelle società tecnologicamente più sviluppate sono sempre meno sobbarcate dagli impegni connessi alla gravidanza ed alla cura della progenie; questo permette loro di affermarsi in tutti i ruoli, risultando meno irrinunciabili i compiti di assistenza e di protezione svolti dalla figura maschile. Dal momento che, a differenza del maschio, la donna è fisiologicamente in grado di generare prole, la tecnologia potrebbe offrirle la possibilità di avviare una gravidanza senza ausilio di cellule germinali maschili: il destino dell'uomo apparirebbe così affidato soltanto alla sensibilità dei cuori femminili ed al loro piacere.
Sui diversi temi affrontati in questo articolo si può fare riferimento alle seguenti indicazioni bibliografiche
- Sul significato etologico del dimorfismo sessuale vi sono tantissimi testi: tra questi è da segnalare il capitolo 8 del libro di Felicita Scapini e Raymond Campan, Etologia, Bologna, Zanichelli, 2004, pp. 544
- Sull'evoluzione della sessualità umana è avvincente la lettura del testo di Jared Diamond, Il terzo scimpanzé. Ascesa e caduta del primate Homo sapiens, Torino, Bollati Boringhieri, 2006, pp. 480; e anche, dello stesso autore, L'evoluzione della sessualità umana, Milano, Biblioteca scientifica Sansoni, 1998, pp. 173.
- Altro testo da segnalare relativo alla competizione sessuale è quello di Robin Baker, Guerre sessuali. Alle radici dell'infedeltà, Roma, Tascabili Baldini&Castoldi, 1997, pp. 385
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