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L'arrivo del lupo, già sedato Primo piano del lupo |
Una telefonata ne aveva preannunciato l'arrivo. La segnalazione faceva riferimento ad un lupo intrappolato da un laccio d'acciaio vigliaccamente nascosto tra l'erba lungo uno stretto sentiero, testimone di un passaggio di animali avvezzi a muoversi di soppiatto al calare della notte. Lui è arrivato in pieno giorno, quasi all'ora di pranzo, steso nel vano di un piccolo furgone del servizio veterinario della USL, con una corda al collo che garantiva i conducenti dagli eventuali ed imprevedibili suoi sussulti. |
Rasatura della zampa del lupo
Inserimento della flebo nel lupo
L'esemplare in cura presso il Parco è rimasto miserevolmente intrappolato al laccio, a ridosso dell'abitato, per più giorni; sembra che la gente del posto sia andata a guardarlo di soppiatto finché il sindaco, venuto a sapere di una tale strana processione di compaesani, abbia avvertito gli agenti del Corpo Forestale dello Stato che hanno provveduto, con l'ausilio del personale del servizio veterinario della USL, a trasportarlo al Parco! Un lupo che giace a terra, stretto da una morsa che gli penetra sempre più nella pelle ad ogni suo tentativo di liberarsi, non rappresenta una minaccia nemmeno per una persona particolarmente pavida o timorosa. Nel soffermarsi unicamente ad osservarlo forse in qualcuno c'è stato il compiacimento per un pericolo scampato, in taluni la costatazione di una giusta punizione per un potenziale assassino, in altri una rivalsa su una natura selvaggia che non accetta di farsi addomesticare. In tutti i casi si tratta di preconcetti che accecano quel sentimento di pietà che le gestualità di un corpo sofferente dovrebbe risvegliare, e che sono ben ravvisabili in un lupo, come ben comprende chi ha avuto modo di governare un cane e di percepire le sue emozioni.
L'immediatezza dell'immagine che sollecita particolari emozioni è ingabbiata nella ragnatela dei nostri costrutti simbolici: può allora capitare che quel determinato lupo e la sua sofferenza siano commisti nelle menti alle molte altre storie di lupi che vi sono archiviate o, più specificatamente, interposte all'essenza del lupo che i linguaggi hanno voluto costruire e tramandare. Ecco allora materializzarsi il lupo della fiaba, quello di Cappuccetto Rosso, capace di divorare per intero lei e la nonna, poi salvate dal buon cacciatore che spara al lupo, gli squarcia la pancia e libera le due sbigottite vittime.
Molti animali sono stati infarciti di valenze magiche, esseri totemici rispettati non per se stessi ma per le loro qualità simboliche. Il serpente, in genere temuto per i suoi agguati mortali a base d'iniezione di veleni o di spire soffocanti, nell'antico Egitto fu percepito come emblema dell'immortalità in quanto la muta della pelle fu associata ad una sorta di rinascita alla vita in una veste nuova e brillante. Forse fu questo simbolismo a determinare, tra gli Egizi, il rito della circoncisione che avrebbe conferito al circonciso l'immortalità del rettile attraverso lo scollamento del prepuzio dal fallo serpentiforme. La stessa usanza venne ripresa successivamente da ebrei e mussulmani. Nel bisogno di denigrare tutte le forme di culto degli animali la comunità cristiana delle origini ripudiò il serpente che divenne il tentatore del paradiso terrestre, condannato ad essere schiacciato impietosamente sempre e dovunque. Ignorando la sua vera natura, il serpente fu configurato come privo di sensibilità ed esposto a qualsiasi capriccio della nostra fantasia.
Il lupo addormentato
Spostamento del lupo nell'infermeria
Analoghe semplificazioni avvengono continuamente, come succede quando si sente il bisogno di etichettare come nocivi o pericolosi interi ordini di animali, con norme e articolati di legge che ne disciplinano l'utilizzo. Ancora una volta essi sono avvertiti come significanti, essenze astratte che non tengono conto delle loro variabilità individuali, soprattutto a livello comportamentale.
Questo modo di accostarsi alla comprensione degli altri animali, come del resto ad altre soggettività ambientali, sostiene una concezione dualistica che pone come preesistenti all'esperienza non solo gli individui ma anche le loro immagini mentali, incastonate nei linguaggi. Ciò che viene concettualizzato è un universo di segni e di schemi interpretanti, selezionati in modo adattativo dai processi naturali per ricomporre mentalmente, come in un puzzle, i paesaggi ambientali in cui si è immersi, con le loro componenti biotiche e abiotiche; ogni rappresentazione simbolica acquista oggettività, cioè persiste rendendosi indipendente dal processo che l'ha generata. Così, può succedere che trovandosi di fronte al lupo miseramente intrappolato dal laccio, non si discerne lo specifico evento dal suo significante, l'idea del lupo già memorizzata: la mente mette in scena ogni volta i suoi oggetti preconfezionati, tutt'al più rimodellandoli sulla base delle esperienze. In tale processo, l'attenzione viene pertanto posta su un'entità astratta, sia essa concettualmente descritta come un tipo morfologico o come una categoria zoologica, piuttosto che su un individuo, su colui cioè che concretamente deve lottare per la sopravvivenza e la riproduzione.
Il lupo sul tavolo operatorio per un primo intervento
Le profonde ferite riportate dal lupo
Questo scenario ingannevole è recitato più frequentemente di quanto si possa ritenere e porta, in situazioni scellerate, ad assumere atteggiamenti se non complici almeno tolleranti. Quando la gente osserva i corpi penzolanti dei giovani impiccati, all'alba, alle porte di Teheran, oppure assiste alla lapidazione delle donne "adultere" così come qualche secolo fa le guardava bruciare da "streghe" nei roghi della Santa Inquisizione, o presenzia alle "scenografiche" fucilazioni di massa, con un colpo alla nuca, da parte dei plotoni cinesi, quando i parenti delle vittime seguono l'agonia dei condannati all'iniezione letale nelle tecnologiche carceri americane, i partecipanti a tali lugubri spettacoli, pur essendo prescelti per veicolare un messaggio di monito e di terrore, percepiscono in quei corpi maciullati in genere non degli individui sofferenti a cui è almeno doverosa la pietà ma delle figure immaginifiche come la strega, il mostro, il terrorista, dai contorni indefiniti, non colti nel loro divenire ma quali entità simboliche da eliminare come un qualsiasi oggetto nocivo. L'umano dotato di una dimensione "razionale" che si compenetra e si intreccia ad una istintiva, è dunque in balia di un mondo di significanti cioè di abiti confezionati dai linguaggi che spesso non sa controllare. Mentre un predatore come il lupo, nel dare la caccia alla preda, la percepisce semplicemente come un pasto, l'uomo dilata a dismisura l'azione attraverso la sua narrazione simbolica, e tale stiramento del tempo permette l'espletamento dei linguaggi etici e morali, affermatisi nel corso dell'evoluzione come adattamenti probabilmente governati dalla selezione sessuale. Crudeltà ed efferatezze, talora indicate apertamente come "bestialità", sono allora termini che più si adattano ad alcuni comportamenti umani in quanto nel loro svolgimento vengono ponderate dai linguaggi; risulta pertanto completamente fuorviante l'espressione che attribuisce a molte nefandezze una matrice animalesca quando esse rispondono proprio alla specificità di alcune attività umane! Il lupo della favola che prima di divorare l'agnello lo accusa, stando a monte, di inquinargli l'acqua del ruscello rispecchia il bisogno tipicamente umano, molto ipocrita, di accompagnare le proprie azioni cruente da un quadro giustificatorio anche se esso è sfacciatamente risibile.
Ossigeno per aiutare la respirazione del lupo
Ma ritornando al vero lupo, quello ospitato al Parco dell'Abatino, si è detto che a quattro giorni dal ricovero iniziava a mostrare i primi segni di miglioramento. Uno degli aspetti particolari che un animale selvatico in convalescenza presenta è il passaggio indecifrabile da uno stato di reale apatia ad una simulazione della sua vera condizione fisica. Una lepre, trascinata per il collo quale ambito pasto da consumarsi al riparo da sguardi concupiscenti, conserva la sua ultima possibilità di salvezza nel fingersi morta; una qualsiasi distrazione del predatore è colta da uno scatto fulmineo verso la salvezza! La selezione naturale ha favorito l'affermazione di tali ingannevoli comportamenti.
Un secondo intervento
Dopo l'intervento
Queste considerazioni suggerivano di stare accorti nel cogliere quei tenui segnali di una recuperata condizione fisica del lupo che, quanto meno, avrebbero consigliato una maggiore cautela nel medicarlo. Cominciò a cambiare posizione nella gabbia ma non lo fece mai in nostra presenza: di fatto la sera lo lasciavamo steso in una certa posizione e la mattina dopo lo trovavamo in direzione opposta. Continuava a rifiutare il cibo, a base di carne, che gli veniva offerto; poi, al sesto giorno, cominciò a divorarsene pezzi da un chilo, ma non lo fece mai in nostra presenza: continuava a fare l'apatico e lo svogliato ma della carne lasciata nella gabbia la sera non c'era più traccia la mattina! Continuò così per altri tre giorni mentre si assoggettava sempre meno alle medicazioni. Poi una sera ringhiò quando gli venne ripulita la ferita e allora capimmo che non era il caso di avvicinare troppo le mani alle sue fauci. L'ultima sera che rimase da noi lo sentimmo ripetutamente ululare in piena notte: per quanto si possa essere abituati a certi suoni, quel richiamo ha qualcosa di magico; a differenza del latrato del cane ti attraversa il corpo, ti affascina e ti spaventa. Si avverte che si tratta di un linguaggio ancestrale che appartiene ad un altro mondo simbolico, che non è destinato a noi ma ad altre menti! Per noi fu soltanto l'indicazione che il lupo, nonostante si simulasse ancora debole e malato, era in netta ripresa. La conferma avvenne la mattina dopo. La gabbia era vuota, non avevano ceduto gli sportelli ma le sbarre della gabbia stessa, adatta a trattenere dei cani in convalescenza ma non un lupo che aveva riacquistato tutto il suo vigore. La porta dell'infermeria era stata abilmente aperta manomettendo la maniglia. Le maglie della voliera che inglobava i locali del recupero presentavano in un lato una leggere incrinatura: attraverso quel sottile varco si era infilato il lupo; qualche traccia poco avanti poi più nulla. Il lupo era tornato al suo mondo o almeno a quello che ancora rimane di esso!
Verso la guarigione del lupo
Il lupo, il giorno prima della fuga |
Questo articolo è stato riportato anche sul Blog: Wildfangs |
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