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Medicina di genereTornate all'indice degli articoli
Tornate alla sala saggisticaCosa vogliamo dire? Un naturale evolversi delle conoscenze! Una leggenda metropolitana !!! Una nuova moda! Meglio tardi che mai !!!
Certo è che da qualche anno la medicina di genere sta venendo alla ribalta. Si fanno convegni, si fondano società nazionali e internazionali. La nostra ministra della salute, Livia Turco insedia una Commissione nazionale e l'8 marzo si terrà un convegno, che presenterà il lavoro svolto.Allora procediamo con ordine: prima di tutto diciamo che cosa è. La medicina di genere si riferisce a quegli aspetti della medicina che assumono caratteristiche diverse nei due sessi, per quel che riguarda sintomi, patologie e terapie. Ma vuol dire anche di più: fa, infatti, riferimento anche ai determinanti delle malattie, che non sono solo riconducibili a fattori biologici, chimici, fisiologici, ma anche ai differenti contesti culturali, sociali, e così via, in cui il sesso femminile si trova ad essere collocato.
Un naturale evolversi delle conoscenze, dunque? O una leggenda metropolitana?
Se si legge, ne La storia delle donnedi George Duby e Micelle Pierrot, il capitolo di Evelyne Berriot-Salvadore, Il discorso della medicina e della scienza [vol. III., Dal Rinascimento all'età moderna], si capisce come in realtà le donne siano state vittime sino dall'antichità di una concezione (vogliamo dire uno stereotipo?) che le rappresentava come una forma incompleta, imperfetta (non pienamente realizzata del maschile). Bastava dunque studiare il maschio, come forma neutra universale, per capire tutto il resto. Si ricordi che Aristotele poneva le donne, nella sua gerarchia degli esseri viventi, tra l'uomo e gli animali.Londa Schiebinger nel suo libro The mind has no sex?ci racconta, ad esempio, che l'apparato genitale femminile è stato rappresentato da Galeno come un pene introflesso, e come questa rappresentazione sia stata accettata fino ai tempi di Andrea Vesalio, che lo ha disegnato così in una delle sue magnifiche tavole (De humanis corporis fabrica, 1543). Senza entrare poi nel merito degli umori freddi che da questo apparato si sprigionano e condizionano tutto l'essere femminile (compresa la mente) e l'esito felice o infausto delle gravidanze. Anche lo scheletro umano è stato rappresentato, fino alla fine del Settecento, da quello maschile; fino a quando, cioè, un bravissimo anatomista, Samuel T. von Sömmerring (Tabula sceleti femminini, 1796), ha deciso di disegnarne un altro prototipo che rappresentasse quello femminile!
Si potrebbe dire che, dal Settecento, finalmente la scienza ha cominciato a farsi valere e a dire la sua anche in questo campo: ma se si legge del biologismo che ha imperato nell'Ottocento sulla natura della donna (isteria e quant'altro) si riscontra come gli stereotipi siano duri a morire anche tra gli esperti, e in epoche più recenti.
Ancora oggi, un professore emerito di farmacologia di un'università inglese mi ha detto che la medicina di genere è una leggenda metropolitana: nella somministrazione di un farmaco, basta correggere la quantità per il peso corporeo: tra uomo e donna non ci possono essere reazioni diverse!
Allora, è una nuova moda? Certamente la conoscenza scientifica ha dato un suo contributo, inoltre la tendenza della medicina contemporanea a essere personalizzata, ha fatto il resto. Nei paesi avanzati, infatti, sulla base delle attese generate dal progetto genoma e dalle sue applicazioni, si tende a sviluppare una medicina impostata sul profilo personale dell'individuo. In questo contesto sono emerse, come peraltro c'era da attendersi, differenze sensibili tra i sessi, nel metabolismo dei farmaci, ad esempio, o nella sintomatologia precoce di una data malattia.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stanziato fondi per studi di questo tipo, e così altre organizzazioni nazionali ed internazionali: tutti quindi adesso parlano di medicina di genere… Dunque, non una moda ma una buona opportunità per trovare fondi, in tempi di carenza di finanziamenti per la ricerca. Vediamo così scienziati, estremamente conservatori rispetto alle impostazioni delle loro ricerche, che fino all'altro ieri erano pronti a tacciare di vetero-femminismo qualunque donne parlasse di questo argomento, lanciare fondazioni, società, convegni sul tema. I soldi fanno gola, alla faccia delle proprie convinzioni!Possiamo allora dire meglio tardi che mai? Certamente, però altre riflessioni si impongono sul piano dell'etica della scienza.
La prima è che questa scienza, che ha volutamente ignorato, in nome di un pregiudizio, una possibile variante del sistema, è venuta meno, per secoli, al principio fondante dell'obbiettività.
La seconda è che quello che motiva la ricerca non è, se mai vi è stata, l'ansia di conoscere il mondo, la natura, di spiegarne le leggi, ma il bisogno non tanto dei finanziamenti (che ovviamente sono necessari), ma di mantenere il potere sui territori dove questo si dispiega.Le donne, che da anni si sono occupate di medicina di genere e si sono battute perché anche su questo terreno si ottenesse il dovuto, verranno di nuovo tenute fuori da questi circuiti. Sembra la storia delle ostetriche in Francia nel XVII secolo: depositarie di un sapere millenario trasmesso per via orale, sono state scippate di esso dai professori dell'Hotel Dieu a Parigi, che hanno fondato una scuola di ostetricia, da cui le donne furono escluse per decreto, anche come allieve!
Le tavole anatomiche di Vesalio e Soemmerring sono rintracciabili presso biblioteche specializzate o grandi biblioteche; i testi citati dall'autrice sono:
- G. Duby e M. Pierrot, La storia delle donne, Roma-Bari, Laterza, 2002, 2003, 2005, 5 voll.; il volume linkato è il III, Dal Rinascimento all'Età moderna]
- L. Schiebinger, The mind has no sex?, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1989, pp. 355
Andrea Vesalio
von SömmerringTorna in biblioteca