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Giordano Bruno: La divina eresia
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Il 2009 è l'anno dell'astronomia, ricorre infatti il quarto centenario (1609) della scoperta delle lune di Giove fatta dall'osservazione di Galilei. Quei satelliti vennero battezzati medicei in onore dei signori di Firenze. La scienza nascente stava, con grande lentezza e difficoltà, sostituendo il sistema tolemaico-aristotelico con il sistema eliocentrico, gli alfieri di questa rivoluzione si chiamano Copernico, Galilei e Keplero.
Giordano Bruno con la sua visione dell'universo popolato da innumerevoli mondi in uno spazio infinito, era approdato più lontano, aveva scavalcato anche il confine della nostra galassia. Galilei e Keplero non riuscivano o non erano pronti ad accettare l'infinito, Saturno era il limite della nostra galassia (e del loro mondo) ma anche dell'immaginazione della maggior parte dell'uomo tra il Rinascimento e la Modernità (ancora oggi una delle definizioni dell'universo è che sia finito ma illimitato). Bruno, mescolando ragione e immaginazione, aveva 'intravisto' un universo infinito, con innumerabili stelle e pianeti, aveva scavalcato le barriere della finitezza, quella siepe leopardiana che ci eravamo imposti da soli; il tutto senza l'ausilio della tecnica. Dispiace che in un anno così carico di significati astronomici e cosmologici il nome di Bruno venga taciuto. La Chiesa che processò Bruno e più tardi Galilei, ha dedicato in Vaticano una messa solenne a Galileo Galilei e più volte proferito parole di scuse verso quel processo, nessuna parola mai verso il rogo che uccise quel filosofo ancora scomodo.
La pubblicazione del Libro,
Giordano Bruno La divina eresia
in questo anno dell'astronomia, vuole anche essere un piccolo tentativo per far risuonare ancora la voce del filosofo di Nola.
Sia alla fine dell'Ottocento che del secolo scorso, la fisica ha più volte gioito per la prossimità della definitiva scoperta di una ipotesi ultima e definitiva sulla legge che regola l'universo. Sembrava prossima la risposta sul perché esiste e come ha avuto inizio; la continua ricerca e le nuove scoperte (tipo la 'relatività' di Einstein, o il 'principio di indeterminazione') hanno frustrato queste ottimistiche previsioni; stiamo ancora cercando una teoria unica.
Giordano Bruno parlando di agglomerati di mondi, regolati dalla termodinamica appresa da Telesio, è andato vicino alla formulazione del concetto moderno di Galassia. Dovremo attendere il 1929 con le osservazioni di Hubble per capire che l'universo è ancora in espansione, l'osservazione della luce proveniente da altre galassie ha lasciato intuire che queste si stiano allontanando, si è parlato di 'respiro cosmico'.
Le intuizioni di Bruno sull'universo non raggiungono questa complessità con i concetti di 'singolarità', 'principio di indeterminazione', 'relatività', si dovrebbe tuttavia riconoscere il primo impulso a quei pensieri sull'infinito raccolti in dialoghi dal Nolano, come questi siano stati il cartone preparatorio dell'affresco a cui parteciperanno più avanti Newton, J.L. de Cheseaux, Einstein, Hubble e Hawking.
Se Keplero e Galilei avevano le loro riserve sull'infinito e su Bruno si può anche comprendere dall'epoca, dai sistemi di comunicazione, dai preconcetti e da fattori personali; ma che ancora oggi non si voglia riconoscere l'importanza di un pensatore, e di un concetto così importante, è qualcosa che desta quantomeno dispiacere se non sospetto, che a un antico potere si sia sostituito uno nuovo?
È come se questo silenzio e indifferenza alimentassero ancora le fascine di un rogo quadri secolare, è un fuoco ancora acceso.
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