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Estratto del testamento
di Jean Meslier

fatto da VOLTAIRE
ovvero
Considerazioni del Curato di Étrépigni e di But, dedicate ai suoi parrocchiani.

seconda e ultima parte
Ritorna alla prima parte

E' stato per questo che i manichei ed i seguaci di Ario, esistenti all'inizio del cristianesimo, si fecero beffe di questi presunti miracoli, ottenuti pregando i santi e biasimarono quelli che li invocavano dopo la loro morte ed onoravano le loro reliquie.

Torniamo ora al fine principale che Dio si sarebbe proposto, inviando suo figlio in questo mondo, il quale si sarebbe fatto uomo, e avrebbe dovuto, come si dice, togliere i peccati del mondo, e distruggere completamente le opere di un preteso demonio, ecc.
Questo e' cio' che i nostri cristicoli sostengono, come pure che Gesu-Cristo avrebbe voluto morire per amore di essi, secondo la volonta' del suo Dio padre; tutte cose che vengono chiaramente ripetute in tutti i pretesi santi libri.

Ma come!
Un Dio onnipotente che avrebbe voluto farsi uomo mortale per amore degli altri uomini, e versare sino all'ultima goccia di sangue per salvarli tutti, avrebbe poi limitato la sua potenza a guarire solamente qualche malattia e qualche infermita' corporale, tra alcuni infermi che gli sarebbero stati presentati.
Non avrebbe invece voluto impiegare la sua bonta' divina per guarire tutte le infermita' delle nostre anime, vale a dire guarire tutti gli uomini dai loro vizi e dalle loro sregolatezze che son peggio delle malattie del corpo!
Questo e' incredibile.

Ma come!
Un Dio tanto buono avrebbe voluto miracolosamente preservare dei corpi morti dalla dissoluzione e dalla corruzione, mentre non si sarebbe preoccupato di preservare dal contagio e dalla corruzione del vizio e del peccato le anime di una infinita' di persone che egli sarebbe venuto a riscattare a prezzo del suo sangue, sacrificandosi per la loro salvezza!
Che assurda contraddizione!

Capitolo 4
La falsita' della religione cristiana

Veniamo ora alle pretese visioni e alle rivelazioni divine, sulle quali i nostri cristicoli fondano e ricavano la verita' e le certezze della loro religione.
Per darne una giusta idea, non si puo' far di meglio che dire, in generale, che esse sono tali che se oggi qualcuno osasse proporne altre simili e cercasse di farle prevalere, lo si considererebbe infallibilmente come un folle, un fanatico.

Ecco qui' quali furono queste pretese visioni e rivelazioni divine.
Dio, dicono i cosi detti santi libri, essendo apparso per la prima volta ad Abramo, gli disse: "Lasciate il vostro paese (egli si trovava allora in Caldea), lasciate la casa di vostro padre, e recatevi nel paese che io vi mostrero'".
Partito l'Abramo, Dio, dice la storia, ( Gen.XII,7), gli apparve una seconda volta e gli disse: "Io donero' tutto il paese dove sarete alla vostra posterita'". In riconoscenza di questa amabile promessa, Abramo gli inalzo' un altare.

Dopo la morte di Isacco, suo figlio Giacobbe, andando un giorno in Mesopotamia alla ricerca di una donna che gli fosse conveniente, avendo camminato tutto il giorno e stanco del lungo cammino, alla sera volle riposarsi.
Sdraiato per terra, con la testa appoggiata su di un grosso masso , si addormento', e durante il sonno egli vide in sogno una scala che si levava dalla terra sino al cielo, e gli sembro' di vedere gli angeli salire e scendere da questa scala, e vide Dio stesso appoggiarsi sulla cima, dicendogli: "Io sono il Signore, Dio di Abramo e Dio di Isacco tuo padre; io donero' a te e alla tua discendenza, tutto il paese dove ora tu dormi".
"Essa sara' cosi numerosa come la polvere della terra; essa si stendera' da oriente ad occidente e dal mezzogiorno al settentrione; io saro' il vostro protettore ovunque voi andiate; io vi portero' sani e salvi su questa terra e io non vi abbandonero' finche' sia compiuto cio' che vi ho promesso."

Giacobbe, svegliatosi dal sogno, fu assalito da timore e disse: "Come! Dio e' veramente qui' e io non ne sapevo niente! Ah, come questo luogo e' terribile, perche' e' ben altra cosa che la casa di Dio e la porta del cielo!"
Dopo, essendosi alzato, egli rizzo' una pietra, sulla quale sparse dell'olio in memoria di cio' che gli era accaduto, e fece nello stesso tempo voto a Dio che se fosse tornato sano e salvo gli avrebbe offerto la decima parte di tutto quello che possedeva.

Ecco ancora un'altra visione.
Pascolando il gregge di suo suocero Labano, che gli aveva promesso di ricompensarlo con tutti gli agnelli di colore diverso che le pecore avrebbero prodotto, egli sogno' una volta di vedere i maschi fecondare le femmine, e che esse tutte producevano agnelli di colore diverso. Durante questo bel sogno, Dio gli apparve e gli disse: "Guarda come i maschi fecondano le femmine e come essi sono di diverso colore; perche' ho visto l'inganno e l'ingiustizia che ti ha fatto Labano, tuo suocero, alzati dunque; esci da questo paese e ritorna nel tuo."

Tornandosene con tutta la sua famiglia e con cio' che aveva guadagnato presso suo suocero, egli, dice la storia, incontro' un uomo sconosciuto contro il quale fu costretto a combattere tutta la notte, sino all'alba; e siccome questo sconosciuto non aveva potuto vincerlo, allora gli domando' chi fosse; Giacobbe gli disse il suo nome. "Tu non sarai piu' chiamato Giacobbe ma Israele; poiche' sei stato forte a combattere contro Dio, per maggiore ragione sarai piu' forte nel combattere contro gli uomini." (Gen.,XXXII,25,28)

Ecco quali furono all'inizio le pretese visioni e rivelazioni divine. Non e' necessario guardare ad altre oltre queste.
Ora, quale parvenza di divinita' puo' esserci in sogni cosi' grossolani e in illusioni cosi' vane?
Supponiamo che qualche persona venisse oggi a raccontarci simili frottole, e le spacciasse come autentiche rivelazioni divine; ad esempio, se qualche straniero, qualche tedesco venuto nella nostra Francia, dopo aver visto tutte le piu' belle provincie del regno,
- venisse a dire che Dio gli era apparso nel suo paese e che gli aveva detto di venire in Francia,
- perche' voleva dare ad esso e a tutti i suoi discendenti, tutte le belle terre, le signorie e le provincie di questo regno, che si trovano tra i fiumi Reno e Rodano sino all'oceano;
- che voleva fare con lui un'alleanza perpetua,
- che voleva moltiplicare la sua gente,
- che voleva rendere la sua posterita' tanto numerosa quanto le stelle in cielo, e i granelli di sabbia del mare, ecc.
chi non riderebbe di queste sciocchezze e non guarderebbe questi stranieri come dei folli?
Di certo non esiste alcuna persona che non li considererebbe tali, e che non si divertirebbe di tutte queste belle visioni e rivelazioni divine.

Ora non c'e' alcun motivo di giudicare ne di pensare altrimenti di tutto cio' che si e' attribuito e che si e' fatto dire a questi grandi e pretesi santi patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe, e delle supposte rivelazioni divine che essi dicevano di aver avuto.

Passando ora all'istituzione dei sacrifici di sangue, i libri sacri l'attribuiscono senza dubbio a Dio. Sarebbe troppo noioso riportare i dettagli disgustosi di questo genere di sacrifici, meglio rinviare la lettura a: Esodo, capitoli XXV,1; XXVII, 1 e 21; XXVIII,3; XXIX,1; ibidem V,2,4,5,6,7,8,9,10,11.
Ma gli uomini non sono poi tanto folli e tanto ciechi da credere di onorare Dio facendo a pezzi, uccidendo e bruciando le sue proprie creature, con la scusa di fargli dei sacrifici.
E allora, com'e' che i nostri cristicoli sono cosi' stravaganti da pensare di fare un piacere estremo al loro Dio Padre, offrendogli in sacrificio il suo Figlio divino, ricordando come e' stato vergognosamente e miserabilmente appeso ad una croce sulla quale e' spirato?
Certamente tutto questo non puo' derivare che da un accanito, persistente acciecamento dello spirito.

Per cio' che riguarda la pratica dei sacrifici di animali, essa consisteva solo in una parata di colate di sangue, frattaglie, fegati, gozzi, rognoni, unghie, pelli, sterco, fumo, focacce, qualche misura di olio e di vino: il tutto offerto e appestato da cerimonie sporche e tanto penose quanto le piu' stravaganti operazioni di magia.

Quello che e' piu' orribile e' che la legge di questo detestabile popolo giudeo ordinava anche che si sacrificassero degli uomini.
Questi barbari (chiunque essi fossero) che avevano redatto questa legge orrenda, (Lev., ch.,XXVII) ordinavano che si facesse morire, senza misericordia, tutti quelli che venivano consacrati al Dio dei Giudei, che essi chiamano Adonai; ed e' secondo questo esecrabile precetto che Jephte sacrifico' sua figlia e che Saulo volle immolare suo figlio.

Ma ecco ancora una prova della falsita' delle rivelazioni di cui abbiamo parlato: questa consiste nella la mancanza del compimento delle grandi e magnifiche promesse che le accompagnarono: perche' e' un fatto incontestabile che queste promesse non furono mai matenute.
La prova di cio' si deduce da tre punti principali:
rendere la loro posterita' piu' numerosa di tutti gli altri popoli della terra, ecc.
rendere il popolo generato dalla loro razza il piu' felice, il piu' santo, il piu' trionfante di tutti i popoli della terra, ecc.
e rendere pure la sua alleanza eterna, e che essi avrebbero posseduto per sempre il paese a loro donato.
- In primo luogo e' certo che il popolo giudeo, o popolo d'Israele, che e' il solo che si possa considerare come discendente dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, nonche' il solo per cui quelle promesse avrebbero dovuto essere mantenute, non e' mai stato tanto numeroso da poter essere numericamente comparato agli altri popoli della terra, tanto meno, riferendoci ai granelli di sabbia, ecc.; perche' e' ben noto che ai tempi in cui esso e' stato piu' numeroso e fiorente, non ha mai occupato altro che le piccole sterili provincie della Palestina e dintorni, che non rappresentano nulla a paragone delle vaste distese della moltitudine di regni fiorenti che sono in ogni parte della terra.

- In secondo luogo, esse non sono mai state mantenute per cio' che riguarda le grandi benedizioni da cui avrebbero dovuto essere favoriti: perche' per quanto essi abbiano riportato qualche piccola vittoria su alcune povere popolazioni che hanno saccheggiato, questo non impedisce che siano stati piu' sovente vinti e ridotti in schiavitu'; il loro regno e' stato distrutto, come pure la loro nazione, dall'esercito romano. E piu' ancora noi vediamo oggi come il resto di questa disgraziata nazione sia considerato il popolo piu' vile e piu' disprezzabile di tutta la terra, non disponendo di alcun territorio, ne dominio, ne superiorita'.

- In terzo luogo, abbiamo la promessa non mantenuta per quello che riguarda l'alleanza eterna che Dio avrebbe dovuto fare con loro, poiche', come si puo' constatare, non esiste alcun segno di questa alleanza. Al contrario essi sono, dopo parecchi secoli, ancora esclusi dal possesso del piccolo paese che pretendono che sia stato loro promesso, da parte di Dio, per goderne per sempre.

Cosi' tutte queste vantate promesse, non avendo avuto effetto, sono un segno sicuro della loro falsita': questo prova ancora, senza alcun dubbio, che questi pretesi libri santi e sacri che le contengono non sono stati scritti per ispirazione di Dio.
Quindi e' cosa vana che i nostri cristicoli pretendano di servirsene come testimonianza infallibile per provare la verita' della loro religione.

Capitolo 5 (parte 1)
L'Antico Testamento

I nostri cristicoli pongono ancora nel novero dei motivi di credibilita' e di prove certe della verita' della loro religione le profezie che sono, come loro pretendono, delle testimonianze sicure della verita' delle rivelazioni o ispirazioni divine, non essendoci che Dio in grado di predire con certezza le cose future, molto tempo prima che esse accadano, come sono quelle che sono state predette dai profeti.
Vediamo dunque chi sono questi presunti profeti e se erano all'altezza di certe cose, come i nostri cristicoli pretendono.

Questi uomini non erano che dei visionari e dei fanatici, che agivano e si esprimevano seguendo gli impulsi e i trasporti delle loro passioni dominanti, e che pertanto si immaginavano che fosse per la volonta' di Dio che essi agivano e parlavano; oppure erano degli impostori che imitavano i profeti e, per ingannare piu' facilmente gli ignoranti e i sempliciotti, si vantavano di agire e di parlare in nome di Dio.

Io vorrei proprio sapere come sia stato giudicato un tipo come Ezechiele il quale diceva (cap.III e IV) che:
Dio gli aveva fatto mangiare a colazione un libro di pergamena;
gli aveva ordinato di farsi legare come un pazzo;
gli aveva prescritto di giacere 390 giorni sul fianco destro e 40 sul sinistro;
gli aveva ordinato di mangiare della merda spalmata sul pane, sostituita in seguito, a titolo di favore, con dello sterco di bue.
Io mi chiedo come un individuo cosi' stravagante verrebbe accolto presso i piu' imbecilli di tutti i nostri contadini?

Quale piu' grande ulteriore prova della falsita' di queste pretese profezie se non le reciproche violenze che questi profeti si favevano l'un l'altro, accusandosi reciprocamente di parlare falsamente in nome di Dio? Rimproveri che essi si facevano, a loro dire, sempre in nome di Dio. ( Vedi Ezec.,XIII,3; Soph.,III,4; Gerem.,II,8).
Tutti indistintamente dicevano: "Guardatevi dai falsi profeti", cosi come i venditori di Mitridate dicevano: "Guardatevi dalle pillole contraffatte."

Questi disgraziati facevano parlare Dio con un linguaggio con cui neanche il peggior lazzarone oserebbe parlare.
Dio dice, (al XXIII capitolo d'Ezechiele) che la giovane Oolla non ama che quelli che hanno un membro di asino e sperma di cavallo!

In che modo questi furfanti insensati avrebbero potuto conoscere il futuro?
Nessuna profezia a favore della loro nazione giudaica si e' mai avverata.

Il numero delle profezie che predissero la felicita' e la grandezza di Gerusalemme e' incalcolabile. Qualcuno ha detto che e' alquanto naturale che un popolo vinto e prigioniero si consoli dei suoi mali reali con delle speranze immaginarie. Non era ancora passato un anno dalla destituzione di re Giacomo, che gli irlandesi del suo partito avevano gia' fabbricato innumerevoli profezie in suo favore.

Ma se queste promesse fatte ai giudei, si fossero effettivamente avverate, gia' da parecchio tempo la nazione giudea esisterebbe e costituirebbe il popolo piu' numeroso, il piu' potente, il piu' felice e il piu' trionfante della terra.

Capitolo 5 (parte 2)
Il Nuovo Testamento

Occorre ora esaminare le sedicenti profezie contenute nei Vangeli.
Anzitutto: un angelo, apparendo in sogno ad un certo Giuseppe, padre almeno putativo di Gesu, figlio di Maria, gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non aver paura di prendere con te Maria tua sposa perche' cio' che e' in lei e' opera dello Spirito Santo. Essa ti dara' un figlio che tu chiamerai Gesu, perche' sara' lui che si fara' carico dei peccati della gente."
Lo stesso angelo disse anche a Maria: "Non avere timore, perche' tu sei in grazia al cospetto di Dio. Io ti dico che tu concepirai nel tuo seno e genererai un figlio che tu chiamerai Gesu. Egli sara' grande e sara' chiamato il figlio dell'Altissimo. Il signore Dio gli donera' il trono di Davide, suo padre; egli regnera' per sempre nella casa di Giacobbe e il suo regno non avra' mai fine." (Matteo, I, 20 e Luca, I, 30)

Gesu comincio' a predicare e a dire: "Fate penitenza, perche' il regno del cielo si avvicina. (Matteo, IV, 17) Non datevi pena e non dite: cosa mangeremo e che cosa berremo? O di che cosa ci vestiremo? Perche il vostro padre celeste sa di tutte le cose che vi abbisognano. Cercate dunque e prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in sovrappiu'." (Matteo, VI, 31,32,33)
Ora, un qualsiasi uomo che non abbia perduto il comune buon senso, controlli un po' se questo Gesu e' mai stato re, e se i suoi discepoli hanno mai avuto tutte quelle cose in abbondanza.
Questo Gesu ha promesso spesso che avrebbe liberato il mondo dal peccato. Si e' mai vista una profezia piu' falsa? E il nostro secolo non ne e' una prova evidente?

E' stato detto che Gesu e' venuto a salvare il suo popolo.
Bel modo di salvarlo!

E' la massa che da' la definizione di una qualche cosa: una dozzina o due, per esempio, di spagnoli o di francesi non sono necessariamente il popolo francese o il popolo spagnolo. Se un esercito di centoventimila uomini viene fatto prigioniero di guerra da un esercito nemico piu' forte, e se il capo dell'esercito sconfitto riscattasse solamente qualche uomo, diciamo dieci, dodici soldati o ufficiali, pagando il loro riscatto, non si dira' per questo che esso abbia liberato o riscattato il suo esercito. Cos'e' dunque questo Dio che viene a farsi crocifiggere e morire per salvare tutto il mondo e lascia poi una quantita' di nazioni nella dannazione?
Che pena e che orrore!

Gesu-Cristo dice che basta domandare per ricevere, cercare per trovare.
Egli assicura che tutto quello che si domandera' a Dio e in suo nome potra' essere ottenuto; e che se si avesse solamente un granellino di vera fede si potrebbe con una sola parola muovere le montagne da una parte all'altra.
Se questa promessa fosse vera niente sarebbe impossibile per i nostri cristicoli che hanno fede nel loro Cristo.
Pero' capita tutto il contrario.

Se Maometto avesse fatto simili promesse ai suoi seguaci, come Cristo le ha fatte ai suoi, senza alcun successo, che cosa si dovrebbe dire?
Si griderebbe: al furbo, all'impostore, ai folli che credono ad un simile impostore!
Ecco invece i nostri cristicoli. E' da troppo tempo ormai che essi non riescono a guarire dalla loro cecita'; al contrario, essi sono cosi' ingegnosi nel mentire da pretendere che queste promesse abbiano avuto il loro compimento con l'inizio del cristianesimo, essendo stato, dicono loro, necessario fare dei miracoli al fine di convincere gli increduli sulla verita' della religione. Ma essendo ora questa religione sufficientemente consolidata, i miracoli non sono piu' necessari.
Dov'e' la certezza di questa proposizione?

D'altro canto colui che ha fatto queste promesse non le ha subordinate solamente ad un certo lasso di tempo, ne a certi luoghi, ne a certe persone in particolare, ma le ha fatte in generale a tutto il mondo. "La fede di quelli che credono - ha detto - sara' sostenuta da questi miracoli: essi cacceranno i demoni nel suo nome; essi parleranno molte lingue; essi toccheranno i serpenti, ecc."

A proposito del muovere le montagne egli affermo', categoricamente, che chiunque dira' ad una montagna: "Togliti di li' e buttati nel mare", posto che egli non esiti in cuor suo, ma che veramente creda, tutto cio' che ordinera' sara' fatto.
Non sono dunque queste promesse del tutto generali, senza restrizione di tempo, di luogo e di persone?

E' stato detto che tutte le sette errate e bugiarde faranno una fine vergognosa.
Ma se Gesu-Cristo intendeva solamente dire che egli aveva fondato e stabilito una societa' di settari che non cadranno mai nel vizio e nell'errore, allora queste parole sono assolutamente false, poiche' non c'e' nell'ambito del cristianesimo nessuna setta, ne societa' o chiesa, che non sia piena di errori e di vizi, particolarmente la setta o societa' della Chiesa romana, malgrado si dichiari la piu' pura e la piu' santa di tutte.

E' da molto tempo che essa e' caduta nell'errore; anzi vi e' nata; o per meglio dire essa vi e' stata generata e formata; e attualmente versa pure in errori che vanno contro l'intenzione, i sentimenti e la dottrina del suo fondatore, perche' essa ha, contro il suo disegno, abolito la legge dei giudei, che egli approvava e che era venuto, di persona, per realizzarla e non per distruggerla; ed e' anche caduta negli errori e nell'idolatria del paganesimo, come si vede dal culto idolatra che essa rende al suo Dio di pane, ai suoi santi, alle loro immagini e alle loro reliquie.

So bene che i nostri cristicoli giudicano una mancanza di spirito il voler prendere alla lettera le promesse e le profezie cosi' come sono state espresse; essi abbandonano il senso letterale e naturale delle parole, per dare loro un altro senso che chiamano mistico e spirituale, o anche lo chiamano allegorico e tropologico dicendo, per esempio, che per il popolo d'Israele e di Giuda, al quale queste promesse sono state fatte, bisogna intendere non gli Israeliti in carne ed ossa, ma gli Israeliti secondo lo spirito, vale a dire i cristiani che sono l'Israele di Dio, il vero popolo prescelto.

Che con la promessa fatta a questo popolo asservito di liberarlo dalla prigionia, occorre intendere non la liberazione fisica di un intero popolo prigioniero, ma la liberazione spirituale di tutti gli uomini dalla servitu' del demonio, ottenuta tramite il loro Salvatore.
Che per l'abbondanza di ricchezze e di tutte le felicita' temporali promesse a questo popolo, occorre intendere l'abbondanza delle grazie spirituali; e infine che per la citta' di Gerusalemme occorre intendere non la Geruslemme terrestre, ma la Gerusalemme spirituale, che sarebbe la chiesa Cristiana.

Ma e' facile constatare che queste interpretazioni spirituali e allegoriche non sono che un artificio, un immaginario, un sotterfugio di interpreti.
Questo non puo' assolutamente servire a far vedere la verita' o la falsita' di una proposizione, ne di una promessa qualunque.
E' ridicolo costruire cosi' delle allegorie, poiche' e' solo in rapporto al senso naturale e veritiero delle parole che si puo' giudicare della verita' o della falsita'.

Per esempio una proposizione, una promessa che appare veritiera nel senso proprio e naturale delle parole con le quali e' concepita, non diventera' falsa per se stessa, con il pretesto di dargli un senso estraneo che essa non avrebbe mai.
Cosi' pure quelle, che si dimostrano manifestamente false nel loro senso proprio e naturale, non diventeranno mai vere, di per se stesse, con il pretesto che si vorrebbe donare loro un senso estraneo che esse non avrebbero mai.

Si puo' quindi dire che le profezie dell'Antico Testamento, aggiunte al Nuovo, sono delle cose essenzialmente assurde e puerili.
Per esempio, Abramo aveva due donne una delle quali era solo una serva, questa dovrebbe simboleggiare la sinagoga; l'altra, che era la sposa, dovrebbe simboleggiare la Chiesa cristiana.
E ancora tenuto conto che tale Abramo aveva avuto due figli, di cui il primo che era della serva, figurerebbe il Vecchio Testamento, e l'altro, che era figlio della sposa, figurerebbe il Nuovo Testamento.
Chi non riderebbe di una dottrina cosi' ridicola?

E non e' altrettanto ridicolo che un pezzo di stoffa rossa, esposto da una puttana come segnale per delle spie, nell'Antico Testamento, sia il simbolo del sangue sparso da Gesu-Cristo, nel Nuovo?

Se, applicando questa maniera d'interpretare allegoricamente tutto cio' che si e' detto, fatto e praticato nell'antica legge dei Giudei, si volesse interpretare altrettanto allegoricamente tutti i discorsi, tutti gli atti, e tutte le avventure del famoso Don Chisciotte della Mancia, si troverebbero certamente altrettanti misteri e figure.
Cio' nonostante e' su questa ridicola fondamenta che l'intera religione cristiana si basa.
Non c'e' praticamente nulla in quella antica legge che i dottori cristicoli non abbiano cercato di spiegare misticamente a proprio vantaggio.

La profezia piu' falsa e ridicola che si sia mai fatta e' quella di Gesu in Luca(cap.XXI). E' stato predetto il manifestarsi di segni nel sole e nella luna, e che il figlio dell'uomo sarebbe venuto da una grande nube a giudicare gli uomini; e questo era stato predetto per la generazione allora presente.
E' forse accaduto?
Il figlio dell'uomo e' venuto da una nube?

Capitolo 6
Gli errori della dottrina e della morale.

La religione cristiana, apostolica e romana, insegna e obbliga a credere che esiste un solo Dio, e allo stesso tempo che esistono tre persone divine, ognuna delle quali e' a sua volta Dio: cosa manifestamente assurda, perche' se ci sono tre persone pari a Dio, allora si tratta di tre Dei.
E' falso affermare che c'e' un solo Dio, sempre ammesso che esista, ed e' altrettanto falso affermare che ce ne sono tre al pari di Dio, poiche' uno e tre non si possono attribuire, allo stesso tempo, ad una sola e medesima cosa.

Si sostiene che la prima di queste pretese persone divine, chiamata Padre, ha generato la seconda persona, che si chiama Figlio, e che queste due prime persone hanno prodotto la terza, che si chiama Spirito Santo; nondimeno si afferma che queste tre pretese persone divine non dipendono l'una dall'altra e non sono tra di loro susseguenti nel tempo.

Cio' e' altrettanto manifestamente assurdo, poiche' una cosa non puo' ricevere la sua esistenza da un'altra senza alcuna dipendenza da questa prima, e che bisogna necessariamente che una cosa esista perche' possa donare l'esistenza ad un'altra.
Quindi se la seconda e la terza persona divina hanno ricevuto la loro esistenza dalla prima, occorre necessariamente che esse dipendano per la loro stessa esistenza da questa prima persona che le avrebbe generate; e bisogna necessariamente che sia cosi': cioe' che questa prima persona, che avrebbe donato l'esistenza alle altre due, sia esistita precedentemente, perche' se non lo fosse stata non avrebbe potuto donare l'esistenza a nessuno.

D'altra parte ripugna ed e' assurdo dire che una cosa che sarebbe stata generata e prodotta non abbia avuto un inizio.
Ora, secondo i nostri cristicoli, la seconda e la terza persona sono state generate o prodotte: dunque esse hanno avuto un inizio; e se esse hanno avuto un inizio, mentre la prima persona non ne ha avuto, non essendo stata generata, ne prodotta da alcun altra, ne consegue di necessita' che la prima era pre-esistente alle altre due.

I nostri cristicoli, coscienti di queste assurdita' che non possono difendere con nessuna buona ragione, non hanno altra risorsa che quella di dire che e' necessario chiudere piamente gli occhi della ragione umana, e umilmente adorare un cosi' grande mistero senza volerlo comprendere. Ma siccome cio' che chiamano fede e' stato in precedenza decisamente rifiutato, quando loro ci dicono che occorre sottomettersi, e' come se dicessero che occorre ciecamente credere a cio' che non si crede affatto.

I nostri deo-cristicoli condannano apertamente la cecita' degli antichi pagani che adoravano una moltitudine di dei.
Essi deridono la genealogia di questi dei, la loro nascita, i loro matrimoni, e la generazione dei loro figli, e non si accorgono di dire, a loro volta, cose molto piu' ridicole e assurde.

Se i pagani credevano che ci fossero delle dee come pure degli dei, e che questi dei e dee si sposassero e generassero dei figli, essi pensavano con cio' nulla che non fosse piu' che naturale, in quanto essi non immaginavano ancora che gli dei fossero senza corpo e senza sentimenti.
Essi credevano invece che ne fossero dotati esattamente come gli uomini.
E allora perche' non avrebbero dovuto essere maschi e femmine?
Non vi era ragione per i pagani di negare o di riconoscere gli uni piuttosto che le altre; e pertanto perche' essi non avrebbero dovuto generare in maniera ordinaria?
Non c'era certamente niente di ridicolo ne di assurdo in questa dottrina, ritenuto per vero che i loro dei esistessero.

Ma, nella dottrina dei nostri cristicoli, c'e' qualcosa di molto piu' ridicolo e di piu' assurdo: perche', oltre a cio' che dicono di un Dio che si fa in tre, e di tre che si fanno in uno, essi dicono anche che questo Dio triplo e unico non ha ne corpo, ne forma, ne immagine; che la prima persona di questo Dio triplo e unico, che essi chiamano padre, ha generato da solo una seconda persona, che essi chiamano figlio, del tutto simile a suo padre, essendo come lui senza corpo, senza forma, e senza immagine.

Se le cose stanno cosi', cos'e' che obbliga la prima a chiamarsi padre piuttosto che madre, e la seconda a chiamarsi figlio piuttosto che figlia?
Perche' se la prima e' veramente piuttosto padre che madre e la seconda e' piuttosto figlio che figlia, occorre necessariamente che ci sia qualcosa nell'uno e nell'altra di queste due persone che faccia in modo che l'uno sia padre e non madre, e l'altro figlio e non figlia.
Ora cosa obbliga a fare in modo che essi siano tutti e due maschi e non femmine?
E d'altro canto come potrebbero essere essi piuttosto maschi che femmine, non avendo un corpo, ne forma ne immagine?
Questo e' un concetto inimmaginabile che si distrugge da solo.

Non ha importanza essi dicono, ancora e sempre, che queste due persone siano senza corpo, forma, ne immagine, e conseguentemente senza differenza di sesso e nondimeno padre e figlio, e che essi abbiano prodotto per loro mutuo amore una terza persona, che essi chiamano lo Spirito Santo, la quale persona non ha, non piu' delle altre, ne corpo, ne forma, ne immagine.
Questo e' solo un abominevole sproloquio!

Visto che i nostri cristicoli limitano la potenza di Dio padre alla generazione di un solo figlio, perche' non vogliono che questa seconda persona, come pure la terza, abbiano come la prima la potenza di generare un figlio a loro somiglianza?
Se questa capacita' di generare un figlio rappresenta una perfezione nella prima persona, allora si tratta di una perfezione e di un potere che non esistono ne nella seconda ne nella terza persona.
Pertanto se queste due persone mancano di una perfezione e di un potere che si trovano solo nella prima, esse non saranno certamente uguali tra di loro; se, d'altro canto, essi dicono che questa potenza di generare un figlio non e' una perfezione essi non dovrebbero dunque attribuirla alla prima persona, non piu' che alle altre due, in quanto non c'e' bisogno di attribuire delle perfezioni ad un Essere che e' sovranamente perfetto.

Pero' i cristicoli non oserebbero mai dire che la potenza di generare una persona divina non sia una perfezione; essi dicono che questa prima persona avrebbe ben potuto generare piu' figli, ma che essa ha voluto generarne uno solo, e che le altre due persone analogamente non avrebbero voluto generarne delle altre, allora:

1º - si potrebbe domandare loro come fanno a sapere che le cose stanno cosi', poiche' non si vede, nelle loro pretese sacre scritture, che qualcuna di queste diverse persone si sia categoricamente dichiarata in proposito.
Come possono dunque i nostri cristicoli saperne qualcosa?
In realta' essi ne parlano seguendo solo le loro idee e la loro immaginazione contorta;

2º - se si dice che se queste pretese divine persone pur avendo la potenza di generare piu' figli, non abbiano voluto peraltro farlo, ne conseguirebbe che questa divina potenza dimorerebbe in loro senza effetto.
Essa sarebbe del tutto senza effetto nella terza persona, che non genererebbe e non produrrebbe nulla, ed essa sarebbe pressocche' senza effetto nelle altre due, visto che ne hanno fatto un uso tanto limitato.
Cosi' questa potenza che avrebbero di generare e produrre una quantita' di figli, dimorerebbe in esse come oziosa ed inutile, cosa che appare alquanto sconveniente dire di persone divine.

II nostri cristicoli criticano e condannano i pagani per il fatto che essi attribuivano la divinita' a degli uomini mortali, e che essi li adoravano come degli dei dopo la loro morte: e in questo hanno ragione.
Ma questi pagani non facevano altro che quello che fanno ancora i nostri cristicoli, i quali attribuiscono la divinita' al loro Cristo, e quindi dovrebbero cosi' condannare se stessi, perche' cadono nello stesso errore dei pagani, e adorano un uomo che e' stato mortale, tanto mortale da morire vergognosamente su una croce.

Non serve a nulla ai nostri cristicoli dire che c'e' una grande differenza tra il loro Gesu-Cristo e gli dei dei pagani, con il pretesto che il loro Cristo sarebbe, come essi dicono, vero Dio e vero uomo ad un tempo, posto che la divinita' si sia veramente incarnata in lui; in tal modo la natura divina si trovava congiunta ed unita ipostaticamente, come sostengono, con la natura umana, e queste due nature avrebbero fatto di Gesu-Cristo un vero dio e un vero uomo; cosa mai avvenuta, come pretendono, con gli dei pagani.
Ma e' facile far vedere la debolezza di questo ragionamento perche':
- da un lato, non sarebbe stato altrettanto facile per i pagani, come lo e' stato per i cristiani, dire che la Divinita' si sarebbe incarnata negli uomini che essi adoravano come dei?
- D'altro lato, se la divinita' aveva voluto incarnarsi e unirsi ipostaticamente alla natura umana in Gesu-Cristo, cosa ne sanno se questa Divinita' non abbia voluto incarnarsi e unirsi ipostaticamente alla natura umana di questi grandi uomini, o di queste ammirabili donne che, per la loro virtu', per le loro belle qualita', o per le loro belle azioni, hanno eccelso sui comuni mortali e si sono cosi' fatti adorare come dei e dee?

Se i nostri cristicoli non vogliono credere che la Divinita' si sia mai incarnata in questi personaggi, perche' vogliono persuaderci che essa si sia incarnata nel loro Gesu?
Dov'e' la prova?
La fede e la credenza erano nei pagani come lo sono nei cristiani; quindi si vede che questi ultimi sono ugualmente in errore, come gli altri.

Ma cio' che appare piu' ridicolo nel cristianesimo rispetto al paganesimo e' il fatto che i pagani hanno normalmente attribuito la divinita' solo a grandi uomini, autorita' nelle arti, nelle scienze, o che hanno eccelso in virtu' utili alla loro patria. Ma i nostri deo-cristicoli, a chi hanno attribuito la Divinita'?
Ad un uomo da nulla, vile e spregevole, che non aveva talento, ne scienza, ne indirizzo, nato da parenti poveri, e che, per aver voluto mostrarsi al mondo e per fare parlare di se', non e' stato giudicato altro che un insensato e un ingannatore, che e' stato disprezzato, schernito, perseguitato, frustato, e alla fine appeso come la maggior parte di quelli che avevano voluto recitare lo stesso ruolo, senza averne il coraggio e l'abilita' per farlo.

Al suo tempo ci sono stati molti altri e simili impostori che sostenevano di essere il vero messia, promesso dalla Legge; tra gli altri un certo Giuda Galileo, un Teodoro, un Barcon, e tanti altri che, con vari pretesti abusarono del popolo, e tentarono di farlo ribellare per servirsene a loro vantaggio: tutti poi invariabilmente uccisi.

Consideriamo i suoi discorsi e qualcuna delle sue gesta, che sono tra le piu' rilevanti e singolari nel loro genere.
"Fate penitenza - diceva egli alla gente - perche' il regno del cielo e' vicino; credete a questa buona novella."
Egli percorse tutta la Galilea, predicando in questo modo la pretesa e prossima venuta del regno del cielo. Siccome nessuno ha ancora avuto sentore della venuta di questo regno, questa e' una prova lampante che esso non e' che frutto di immaginazione.

Ma vediamo nelle sue altre prediche l'elogio e la descrizione di questo bel regno. Ecco come egli parla al popolo:
- "Il regno dei cieli e' simile ad un uomo che ha seminato del buon grano nel suo campo; ma mentre gli uomini dormivano, e' venuto il suo nemico che ha seminato la zizzania tra il buon grano.
- Esso assomiglia ad un tesoro nascosto in un campo; avendo un uomo trovato il tesoro, lo ha nuovamente nascosto, ed egli era cosi' contento d'averlo trovato, che ha venduto tutti i suoi beni ed ha acquistato questo campo.
- Esso sembra ad un mercante che cerca delle belle perle, e che, avendone trovata una di grande pregio, vende tutto cio' che possiede ed acquista questa perla.
- Esso sembra ad un rete che e' stata gettata in mare e che cattura ogni genere di pesci; essendo piena, i pescatori l'hanno ritirata ed hanno messo i pesci buoni insieme entro le loro barche, e gettato via i cattivi.
- Esso senbra ad un granello di senape che un uomo ha seminato nel suo campo, non esiste un granello piu' piccolo di questo, ma cio' nonostante, quando egli e' cresciuto esso e' piu' grande di tutti i legumi, ecc."
Vi sembrano questi dei discorsi degni di un Dio?

Si dara' ancora lo stesso giudizio di lui, se si esamineranno da vicino i suoi atti, quali:

1º - il percorrere tutta una provincia predicando il prossimo avvento di un presunto regno;

2º - essere stato trasportato dal diavolo su di un'alta montagna, dove egli avrebbe creduto di vedere tutti i regni del mondo. Questo non puo' che attribuirsi ad un visionario, perche' e' certo che non esiste montagna sulla terra dalla quale si possa vedere anche un solo regno, a meno che questo sia il regno di Yvetot, che si trova in Francia. E' solo immaginazione che egli abbia visto tutti quei regni, come pure la tentazione sul pinaccolo del tempio;

3º - durante la guarigione del sordomuto, di cui si parla in san Marco, e' stato detto che egli agi' in un modo quanto meno bizzarro; dopo avergli messo le sue dita nelle orecchie, e averlo sputato, gli tiro' la lingua; poi volgendo gli occhi al cielo, fece un gran sospiro e gli disse: epheta.

Per finire: leggete tutto cio' che lo riguarda e giudicate se non c'e' niente al mondo di piu' ridicolo.

Dopo aver rimarcato una parte della poverta' di idee, attribuite a Dio dai cristicoli, aggiungiamo ancora qualche parola sui loro misteri.
Essi adorano un Dio in tre persone, o tre persone in un solo Dio e si attribuiscono il potere di fabbricare degli dei impastando della farina e poi di fare di cio' tutto quello che vogliono: perche', secondo i loro principi, devono dire solamente quattro parole su qualche bicchiere di vino o su queste immagini di pasta, per farne altrettanti dei; ne hanno fatti a milioni!
Quale pazzia!
Con tutta la pretesa potenza del loro Cristo, essi non saprebbero creare il piu' piccolo insetto, e nonostante pretendono di poter fabbricare migliaia di dei.

Occorre essere colpiti da una ben strana cecita' per sostenere delle cose tanto penose, e tutto questo su fondamenta tanto vane come le parole equivoche di un fanatico.

Ma non vedono questi dottori ciechi che cio' significa spalancare la porta ad ogni sorta di idolatria come e' quella di voler far adorare delle immagini di pasta con la scusa che dei preti avrebbero il potere di consacrarle e trasformarle in dei?

Quali preti degli idoli pagani non avrebbero potuto e non potrebbero ora vantarsi di avere anche loro una simile qualita'?

Non vedono che le stesse ragioni che dimostravano la vanita' degli dei o degli idoli di legno, di pietra, ecc., adorati dai pagani, dimostrano analogamente la vanita' degli dei e degli idoli di pasta di farina che i nostri deo-cristicoli adorano?

Per quale motivo prendono in giro la falsita' degli dei pagani? Forse perche' essi sono delle immagini fatte dalla mano degli uomini, delle immagini mute ed insensibili?
E allora che cosa sono i nostri idoli che noi teniamo rinchiusi in nicchie per paura dei topi?

Sarebbero dunque queste le vane ragioni dei cristicoli, e la loro morale?

Essa e' sempre la stessa che in tutte le altre religioni; pero' da questa molti dogmi crudeli ne sono nati, e hanno insegnato la persecuzione ed il tormento.

I loro miracoli? Ma quale popolo non ha i suoi, e quali saggi non disprezzano queste favole?

Le loro profezie? Ma non ne e' stata dimostrata la falsita?

I loro costumi? Ma non sono essi sovente infami?

L'istituto della religione? Ma il fanatismo non l'ha iniziato, l'intrigo non l'ha elevato e la forza non ha sostenuto visibilmente questo edificio?

La dottrina? Ma non e' essa il colmo dell'assurdita?

Io credo, miei cari amici, di avervi fornito un riparo sufficiente contro tanta pazzia. La vostra ragione fara' ancor piu' dei miei discorsi: e' a Dio che noi dovremo compiacerci piuttosto che essere ingannati!
Ma il sangue umano scorre dai tempi di Costantino a causa di queste orribili menzogne.
La chiesa romana, la greca, la protestante, con vane dispute e molte ipocrite ambizioni hanno devastato l'Europa, l'Africa e l'Asia.

Unitevi, amici miei, agli uomini che a causa di questi problemi sono stati sgozzati, a quella moltitudine di monaci e di monache costretti alla sterilita' a causa del loro stato. Guardate quante creature sono andate perdute e vedrete come la religione cristiana abbia fatto perire la meta' del genere umano.

Infine voglio supplicare Dio, cosi' oltraggiato da questa setta, di degnarsi di ricondurci a quella religione naturale, della quale il cristianesimo e' il nemico dichiarato; a quella religione santa che Dio ha posto nel cuore di tutti gli uomini, che ci insegna a non fare agli altri cio' che non vorremmo fosse fatto a noi.
Solo allora il mondo sara' composto da buoni cittadini, da padri giusti, da figli obbedienti e da teneri amici. Dio ci ha dato questa religione naturale con il donarci la ragione. Possa il fanatismo non piu' pervertirla!

Io muoio piu' colmo di questi desideri che di speranze.

Di seguito vengono riportati alcuni brani significativi estratti dalle parti 7 ed 8 del Testamento; queste parti sono state volutamente ignorate da Voltaire durante la compilazione del suo Estratto.
E' specialmente in queste due parti che Meslier teorizza e si propone come "Ateo Materialista".

I deicoli danno alla "causa prima" il nome di dio mentre gli atei la chiamano Natura o Essere Materiale o, piu' semplicemente Materia. Se si trattasse solo del nome sarebbe facile metterli d'accordo. Poiche', infatti, i nomi non determinano ne cambiano la natura delle cose, e' indifferente dare a questa "prima causa" il nome di dio, o quello di natura e di materia, e cosi' non ci sarebbe bisogno di discuterne oltre.

[. . .]

Dio non esiste. Se esistesse sarebbe evidente.
Se ci fosse veramente qualche divinita' o qualche essere infinitamente perfetto, che volesse essere amato e adorato dagli uomini, farebbe parte della sua stessa ragion d'essere, oltre che della giustizia e del dovere di tale presunto essere infinitamente perfetto, di manifestarsi, o almeno di farsi conoscere in qualche modo da quelli da cui vorrebbe essere amato, adorato e servito.

[. . .]

I nostri pii e devoti cristicoli cercheranno di farci credere in maniera semplicistica che il loro dio vuole soprattutto farsi conoscere, amare e servire attraverso le luci invero tenebrose della fede, attraverso un atto d'amore e di carita' concepito dalla fede, e non attraverso i lumi chiari della ragione umana, per mortificare, come dicono, l'intelletto dell'uomo e per turbare il suo orgoglio.
In queste condizioni chiunque potrebbe far credere qualsiasi cosa.
Se l'uomo deve rinunciare alla ragione per credere in dio, non ci sono piu' limiti al raggiro.

[. . .]

Il primo pensiero che mi si presenta nel momento in cui prendo in considerazione un essere cosi' buono, bello, saggio, grande, eccellente, stupendo, perfetto, ecc. e' che se esistesse veramente apparirebbe in maniera talmente chiara ed evidente ai nostri occhi e alle nostre coscienze che nessuno potrebbe in alcun modo dubitare della sua esistenza.
Al contrario ci sono argomenti per credere e per dire che non esiste.

[. . .]

D'altronde, a che scopo un essere cosi' perfetto avrebbe creato un universo tanto miserabile, pieno di male, di vizio e di malvagita', in cui gli uomini soffrono e muoiono?
Come si puo' parlare di "meraviglie" della natura, la quale e' un territorio chiuso nel quale tutti gli esseri viventi sopravvivono soltanto eliminandosi a vicenda?
E che non si dica che cio' e' la conseguenza di un presunto peccato originale: il male e' congenito alla natura, indispensabile, altrimenti ci sarebbe una rapida proliferazione di uomini e di animali, e la terra non potrebbe contenerli.

[. . .]

Le religioni vogliono che si creda assolutamente e semplicemente a tutto cio' che esse dicono, non soltanto senza manifestare dubbio alcuno, ma anche senza ricercarne e senza desiderare di conoscerne le ragioni, in quanto cio' sarebbe, secondo esse, di una sfacciata temerarieta' e un crimine di lesa maesta' divina.

[. . .]

La fede e' un dono, dichiara la chiesa. Allora perche' non tutti gli uomini hanno ricevuto questo dono? Se sono privi di fede, perche' non ce l'hanno? E perche' non credono questi sciagurati?

[. . .]

Da dove si deduce che un dio immutabile ed immobile per sua natura possa comunque muovere dei corpi?
Da dove si deduce che un essere inesteso ed invisibile sarebbe comunque immenso e, per cosi' dire, infinitamente esteso?
Da dove si deduce che un essere senza testa e senza cervello sarebbe comunque infinitamente saggio e illuminato?
Da dove si deduce che un essere privo di qualita' e di affezioni sensibili sarebbe comunque infinitamente buono, affabile e perfetto?
Da dove si deduce che un essere privo di braccia e di gambe e che non riuscirebbe a muoversi da solo sarebbe comunque onnipotente e farebbe ogni cosa?
Chi ne ha avuto esperienza?

[. . .]

Vediamo con chiarezza che la natura e' ovunque, che agisce e che e' sempre lei a creare tutto, e' molto piu' naturale e probabile dire che e' per se stessa cio' che e', piuttosto che dire che un altro essere non visibile e che non si sa dove sia, sarebbe per se stesso cio' che si immagina soltanto che egli possa essere.

[. . .]

Eliminata ogni residua fede in dio, anche nel dio della religione naturale, Meslier giustifica "spinozianamente" la formazione delle cose naturali facendo coincidere l'essere generale con la materia che trae da se stessa la propria esistenza ed il proprio movimento: basta supporre, per esempio, che la materia e' eterna, che essa e' di per se cio' che e', e che trae da se stessa il proprio inizio.
Questa supposizione e' semplice e naturale, ed e' chiaramente verificabile che essa non e' affatto impossibile. (2)

Non vediamo, non sentiamo e non conosciamo di certo nulla che non sia la materia.
Chiudete gli occhi! Cosa vedremo? Nulla.
Turate le orecchie! Cosa sentiremo? Nulla.
Fate a meno delle mani! Cosa toccheremo? Nulla, se non in maniera impropria attraverso le altre parti del corpo.
Fate a meno della testa e del cervello! Cosa conosceremo? Nulla.

[. . .]

In nome di cosa supporremo, al di la' di questa materia senza la quale siamo nulla, un'altra realta' non visibile?
L'essere e' la materia: e' evidente che l'essere materiale e' in ogni cosa, che ogni cosa ha origine dall'essere materiale, e che ogni cosa si riduce alla fine all'essere materiale, cioe' alla materia stessa.
La materia e' eterna. L'idea stessa di creazione a partire dal nulla e' assurda.
Assurda e' anche l'idea di creazione del tempo che deve essa stessa avvenire nel tempo.
Inoltre di quanto tempo dio ha avuto bisogno per creare il tempo?
Assurda e' l'idea di creazione dello spazio: prima di questa creazione dove stava dio? Da nessuna parte, quindi cio' che e' da nessuna parte non e', e cio' che non e' puo' aver creato soltanto il nulla.

[. . .]

E' palese la falsita' stessa delle idee degli uomini intorno alla spiritualita' e immortalita' dell'anima. Di questa presunta spiritualita' dell'anima, cosi' ben dimostrata, secondo loro, i nostri "cartesiani" credono di poter tirar fuori una prova evidente della sua immortalita'.
Nell'uomo un'anima intesa come principio vitale c'e', ma e' materiale. La nozione stessa di spirito e' inconcepibile.

[. . .]

Da dove vengono allora i sentimenti ed il pensiero? Non si puo' dire che la materia pensi o provi dei sentimenti in quanto non e' propriamente la materia ad essere dolore, piacere, ecc. bensi' cio' che nel corpo e' determinato dal sentimento del dolore, del piacere, della gioia o della tristezza attraverso le loro diverse modificazioni.

[. . .]

Allora, cos'e' l'anima?
E' la parte piu' raffinata di materia presente in noi rispetto all'altra parte di materia piu' rozza che compone le membra e le parti visibili del nostro corpo.
E se ci si domandasse che cosa diventa questa materia raffinata e tormentata nel momento della morte, si puo' rispondere senza esitazione che si dissolve e si disperde immediatamente nell'aria, come un vapore leggero o come una leggera esalazione. (Idea a suo tempo gia espressa da Lucrezio).

[. . .]

Cosa pensa l'anima del feto?
Nulla hanno provato i sensi del feto che e' ancora nel ventre della madre. Nulla ha visto, nulla ha gustato, toccato, sentito; dunque, di nulla ha preso atto, cioe' non ha ancora avuto pensieri, ne conoscenza nell'apprendimento, per cui a nulla pensa eppure, come sostengono i cartesiani, ha veramente un'anima spirituale e immortale, allora e' chiaro e palese che l'essere di questa anima non e' sicuramente il pensiero.

[. . .]

Decisamente non c'e' anima distinta dalla materia. Se si presentasse il caso, si riconoscerebbe da sola senza ricorrere alla materia, non essendo concepibile il modo con cui potrebbe riconoscere quest'ultima. E supponendo che cio' avvenisse, l'anima saprebbe comunque distinguersi dalla materia proprio come i prigionieri sanno distinguere se stessi dalle mura della prigione.

[. . .]

E cosi' non vi sia tra voi religione diversa da quella della saggezza e della moralita', da quella dell'onesta' e della decenza, della franchezza e della generosita' d'animo; non ci sia religione diversa da quella che consiste nell'abolire completamente la tirannide e il culto degli dei e dei loro idoli.

IL GIANSENISMO

Per giansenismo s'intende una serie di dibattiti teologici, anche aspri, sorti nel XVI secolo, in materia di "Grazia Divina".
Sull'argomento di contrapponevano due correnti di pensiero:

- quella dei "molinisti" (ispirata dal gesuita Molina - 1535/1606) che riteneva appartenere alla natura umana un maggior potere di liberta' individuale per quanto concerne la possibilita' di conseguire meriti di natura divina;

- quella dei "giansenisti" (ispirta da C. Jansen - 1585/1638) che, basandosi sugli scritti di S. Agostino, privilegiava invece l'iniziativa divina nei confronti della liberta' dell'uomo.

Proveniente dall'Universita' di Lovanio, Cornelius Jansen si stabilisce in Francia (1604) diventando vescovo di Ypres.
Negli anni dal 1604 al 1614 lavora alla redazione del suo trattato sulla grazia divina, intitolato Augustinus, che verra' pubblicato solo nel 1640, due anni dopo la sua morte.

La pubblicazione, densa di precetti di austerita', in netto contrasto con le teorie dei gesuiti, scatena interminabili polemiche destinate a durare quasi un secolo.
In Francia Jansen trova validi sostenitori in Pascal, presso la facoltosa famiglia Arnauld, nell'abate di Saint-Cyran nonche' presso tutti i membri della congregazione che fa capo all'abbazia di Port-Royal.

Nel 1653 il papa Innocenzo X, istigato dai gesuiti, dichiara eretiche le tesi sostenute dai giansenisti e questo, dopo reiterati ammonimenti, provoca l'occupazione militare dell'abbazia di Port-Royal, ordinata da Luigi XIV nel 1669.
Seguono 10 anni di calma apparente, poi nel 1679 il giansenismo si risveglia (con Pasquier Quesnel), piu' battagliero che mai e con connotazioni apertamente politiche e parlamentari. In realta' il giansenismo si era trasformato, da semplice bega teologica, in un movimento di austerita' e di anti assolutismo, apertamente critico nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche e del potere assoluto della monarchia francese.

Ne consegue l'ordine perentorio di Luigi XIV di radere al suolo l'abbazia di Port-Royal. L'ultimo colpo al movimento verra' poi dato (1713) dalla bolla Unigenitus di Clemente XI.


LA DIFFUSIONE

Anno 1733 - A questa data le copie manoscritte sono centinaia.
Voltaire, venuto in possesso di una copia, decide di ricavarne una sintesi (Extrait) che da' alle stampe a proprie spese. Il successo dell'iniziativa e' notevole e contribuisce grandemente, anche se in maniera sintetica e non sempre fedele, a far conoscere il pensiero ed il lavoro di Meslier.
Anno 1737 - L'opera di Meslier risulta conosciuta e diffusa a Londra.
Anno 1743 - Una iniziativa della polizia, nei confronti di un certo La Barrère, cerca di ostacolare la diffusione dell'opera.
Anno 1748 - A Berlino il nome di Meslier e' molto noto; l'imperatore Federico II ha acquistato una copia manoscritta per la sua biblioteca.
Anno 1760 - Viene compilata, da un autore anonimo, una prima biogradia di Jean Meslier.
Anno 1786 - L'opera di Meslier risulta essere diffusa in Polonia.
Anno 1793 - La Rivoluzione Francese ha promosso una massiccia opera di decristianizzazione dello stato. In questo contesto il deputato Anarcharsis Cloots propone una mozione alla Convenzione Nazionale affinche venga eretto, a Parigi, un monumento a J. Meslier.
Anno 1861 - L'editore Van Giessenburg di Amsterdam pubblica una prima edizione in 3 volumi del Testamento.
Anno 1876 - In Russia, Aleksandr Chakhou inizia una serie di studi sull'opera di J.M. mettendo in evidenza le affinita' con il materialismo ateo di Carlo Marx.
Anno 1918 - In Russia, V.P. Volguin pubblica una interpretazione marxista del testamento di J.M.
Anno 1925 - In Russia, A. Deborin pubblica una versione ridotta dell'opera di J.M.
Anno 1937 - In Russia, A. Deborin pubblica il testo completo di Meslier. Diffuso in migliaia di copie, diventa un testo di riferimento per le scuole superiori e per le universita' dell'Unione Sovietica.
Anno 1965 - A Parigi viene stampato il testo di M. Dommanget dal titolo: Il curato Meslier ateo, comunista e rivoluzionario, sotto Luigi XIV.
Anno 1970 - Pubblicato il testo: Oeuvres de Jean Meslier - 3 volumi a cura di Deprun-Desné-Soboul.

(1) - Christicoles. Termine coniato dallo stesso Meslier: ideatori, spacciatori della ideologia cristiana.

(2) - Georges Minois - Storia dell'ateismo - Editori riuniti.