La donna del quadro
di Manuela Caracciolo

 

Commenti:

mittente: UNA LETTRICE
commento: BELLO, COM' E' BELLO RITROVARE IN SE' LA VOGLIA DI REAGIRE E DI AFFRONTARE UNA NUOVA VITA, CON IN PIU' UN FIGLIO DA AMARE
(fantastico?): sì

mittente: susanna
commento: Come ci ricorda M.C., ognuno di noi cerca ogni tanto il proprio eremo, il luogo in cui meditare, od osservare un panorama, o magari contemplare un'opera d'arte. Il tuffo nella solitudine, metafora della nostra paura del mondo esterno, è ben evocato dalla voglia di muoversi tra quadri, potendone, con calma, e senza impulsi estranei, cogliere le sfumature, lo spirito, contemporaneamente contemplando se stessi.
E poi, nel racconto breve, c'è la paura dell'ignoto, rappresentata da una nuova vita che, misteriosamente, prende forma nel ventre di Julia, sinonimo di rottura di equilibrii, di insidia per le poche certezze che muovono la sua quotidianità, ed amplificazione dei sensi di colpa.
Ma è propria dalla nuova dimensione materna, sommamente vitale, che prende corpo la voglia di riscatto della protagonista, e la rende energica, reattiva, una persona nuova che improvvisamente, grazie alla sua immagine riflessa, coglie l'aspetto stupendo della “condivisione”, intesa come rifiuto della solitudine, e ne uscirà trasformata, migliorata, preparata ad affrontare il futuro per modellarlo alle esigenze proprie e della creatura che partorirà.
(fantastico?): sì

mittente: renzo
commento: Un racconto sulla solitudine, quello di M.C., con tutte le sue sfaccettature, dalla paura, alla voglia di esserne avvolta quasi come un involucro protettivo, sino alla graduale realizzazione della propria autosufficienza.
Un sensazione soffocante, castrante, l'esser soli, una dimensione che avvolge inesorabilmente e ti fa sentir solo nell'affrontare i casi della vita, o della vita in sè. Ma anche stimolo potente a reagire, di esser capaci a prender coscienza del proprio essere, del proprio corpo non come fardello pesante, simulacro di debolezza, ma come risorsa, e, finalmente, meravigliosamente, fonte di vita. Un modo di non esser più soli, perché in grado di "condividere", fine ultimo dell'animo umano.
Ecco perché Julia alla fine vede trasfigurata la propria immagine, allo specchio, metafora di come sia possibile, rimanendo se stessi ma donando agli altri, nel suo caso addirittura la vita, cambiare la propria natura ed il proprio destino.
(bello?): sì

mittente: anonimo
(fantastico?): sì

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