Bimbi in fila, come un campo di girasoli, tutti voltati verso est. Siamo cento, e abbiamo gli occhi chiusi. Sappiamo che è così che deve essere.
Non so quanto tempo passa: siamo abituati ad aspettare tutte le mattine, e ognuno di noi ha le proprie strategie per restare immobile, senza aprire gli occhi, tutto il tempo che occorre.
Io penso a quando non c'era ancora bisogno di noi, e potevamo giocare tutto il giorno. Ma ero piccolo, allora, e non me lo ricordo tanto bene.
Poi arriva l'ordine: - GUARDARE. IL. SOLE!
E noi fissiamo obbedienti per mezzo secondo, non di più, altrimenti si brucerebbe la pupilla. E subito dopo chiudiamo gli occhi di nuovo. Un palpito di farfalle che fa rabbrividire per il mezzo secondo necessario, il campo dei bambini. Rimangono stampate sulla retina ombre nere, rotonde, contro uno sfondo abbacinato, e tutti insieme, come una danza, indichiamo i punti dove roteano ciecamente le ombre, e i puntatori dell'osservatorio seguono con i laser la direzione che abbiamo indicato, e qualcosa fiammeggia, in alto, proprio dove sono i punti scuri che ancora vediamo, contro le palpebre abbassate.
Restiamo ancora ad occhi chiusi, piccole sagome ferme sull'erba.

Lentamente si riforma il buio, si cancella tutto: siamo pronti per la prossima bordata.
- GUARDARE. IL. SOLE!
E noi fissiamo, farfalle leggere che non possono volare, ma solo battere le ali, a comando, press'a poco una volta ogni mezz'ora.
Le macchie scure che restano impigliate sulla retina sono meno, la seconda volta, e si sono spostate.
Avverto l'aria fresca del mattino che mi accarezza il braccio, mentre lo levo ad indicare le nuove postazioni degli invasori.
È solo così che possono essere scoperti: normalmente se si fissa una cosa scura contro una parete bianca, se dopo si chiudono gli occhi, resta stampata nella pupilla la stessa immagine, ma si vede al negativo: bianca contro una parete nera. Partendo da questo principio, un ricercatore scoprì che si potevano individuare le masse invisibili dei nemici, in barba ai sistemi di mimesi elettronica messi in atto. Ma chi guardava doveva essere un bambino, perché gli adulti non erano attrezzati per guardare senza interpretare: cominciavano a chiedersi se le macchie che vedevano erano dovute all'umor vitreo, e nella maggior parte dei casi, era proprio così.

C'era un grande spreco di missili e nessuna certezza.
Ci volevano occhi molto giovani, che non avessero "moschine" a ballare contro il cielo. È stato così che siamo nati: ci chiamano Le Sentinelle Del Sole. Bambini da sei a dodici anni, addestrati come soldati ciechi.

Sono stato una sentinella del sole, ho contribuito a far morire migliaia di quelli che una volta si chiamavano Invasori. Ed è questo che non potrò perdonare agli addestratori: non di avermi condannato a perdere precocemente la vista, no. Ma di avere fatto di me un assassino.

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Titolo: Come un campo di girasoli
Autore: Daniela Piegai
Inviate il vostro commentoInvio: 10/03/2010
Copyright: © Daniela Piegai