COINCIDENZE
NUMERICHE IN FISICA...COINCIDENZE???
di
Leonardo Rubino
Agosto 2011 – Rev. 00
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(Bibliografia a pagina 9)
PREMESSE
Dalle osservazioni di Hubble in poi, emerse che le galassie lontane e gli
ammassi di galassie si allontanano da noi con certe velocità, determinate da
misure dello spostamento verso il rosso. Ma non solo; più si osservano quelle
lontane e più si rilevano velocità di allontanamento maggiori e pare
giustamente che ci sia una legge che leghi la distanza di tali oggetti da noi e
la velocità con cui essi si allontanano, sempre da noi: la legge di Hubble.
La Fig. 1.1 qui sotto è una foto dell’ammasso di galassie della Chioma, sul
quale sono disponibili centinaia di misurazioni; bene, sappiamo che tale
ammasso dista da noi:
Δx=100 Mpc = 3,26 108 a.l. = 3,09 1024 m
e si allontana da noi ad una velocità:
Δv=6870 km/s=6,87 106 m/s.
Fig. 1.1: Ammasso della Chioma.
Parlando appunto della legge di Hubble ed utilizzando i dati dell’ammasso
della Chioma, quanto si osservava (e si osserva tutt’oggi), in forma
matematica, è esprimibile come segue:
, (1.1)
cioè un buon valore per la costante di Hubble “locale”, utilizzata ancor
oggi dalla Cosmologia (prevalente).
Si ottiene sempre lo stesso valore di costante di Hubble locale se, invece
dei dati sull’ammasso della Chioma, si utilizza l’intero nostro Universo visibile,
di 13,5 a.l. di raggio
(Δx) ed espandentesi approssimativamente a velocità c (Δv).
Ecco ora una considerazione che Hubble evidentemente non fece: se le
galassie, con l’allontanarsi, aumentano la loro velocità, allora sono
sottoposte ad un’accelerazione aUniv
, e, dalla fisica, sappiamo che, banalmente:
, da cui: , che usata
nella definizione di accelerazione aUniv
, ci dà:
, accelerazione
cosmica
(1.2)
avendo utilizzato i dati dell’ammasso
della Chioma.
E’ questa l’accelerazione con cui perlomeno tutto il nostro Universo
visibile accelera verso il centro di massa dell’Universo intero.
Infatti, se la materia mostra attrazione reciproca in forma di gravità,
allora siamo in un Universo armonico oscillante in fase di contrazione, CHE SI
STA CONTRAENDO TUTTO VERSO UN PUNTO COMUNE CHE È IL CENTRO DI MASSA DI TUTTO
L’UNIVERSO. Effettivamente, l’accelerare verso il centro di massa ed il
mostrare proprietà attrattive gravitazionali sono due facce della stessa
medaglia. Inoltre, tutta la materia intorno a noi mostra di voler collassare:
se ho una penna in mano e la lascio, essa cade, dimostrandomi che vuole
collassare; poi, la Luna vuole collassare nella Terra, la Terra vuole
collassare nel Sole, il Sole nel centro della Via Lattea, la Via Lattea nel
centro del suo ammasso e così via, e, dunque, anche tutto l’Universo collassa.
No?
Ma allora come si spiegherebbe che vediamo la materia lontana, intorno a
noi, allontanarsi e non avvicinarsi? Beh, facile: se tre paracadutisti si
lanciano in successione da una certa quota, tutti e tre stanno cadendo verso il
centro della Terra, dove poi idealmente si incontreranno, ma il secondo
paracadutista, cioè quello che sta in mezzo, se guarda in avanti, vede il primo
che si allontana da lui, in quanto ha una velocità maggiore, poiché si è
buttato prima, mentre se guarda indietro verso il terzo, vede anche questi
allontanarsi, in quanto il secondo, che sta facendo tali rilevamenti, si è lanciato prima del terzo, e dunque ha
una velocità maggiore e si allontana dunque pure da lui. Allora, pur
convergendo tutti, in accelerazione, verso un punto comune, si vedono tutti
allontanarsi reciprocamente. Hubble era
un po’ come il secondo paracadutista che fa qui i rilevamenti. Solo che non si
accorse dell’esistenza della accelerazione di gravità g (aUniv)
come background.
Ricordo poi che recenti misurazioni su supernove di tipo Ia in galassie
lontane, utilizzate come candele standard, hanno dimostrato che l’Universo sta
effettivamente accelerando, fatto questo che è contro la teoria della nostra
presunta attuale espansione post Big Bang, in quanto, dopo che l’effetto di una
esplosione è cessato, le schegge proiettate si propagano, sì, in espansione, ma
devono farlo ovviamente non accelerando.
Poi, dai rapporti attuali delle abbondanze di e , elementi
trans-CNO formatisi durante l’esplosione della supernova originaria, si evince
che (forse) la Terra ed il sistema solare hanno solo cinque o sei miliardi di
anni, ma ciò non contraddice quanto andremo qui a dimostrare, sulla reale età
dell’Universo (eq. (1.9)), in quanto non si escludono sub-cicli che hanno dato
origine alle galassie ed ai sistemi solari, di durata ben minore dell’età
complessiva dell’Universo.
Se un evento, dopo aver avuto a disposizione un tempo infinito, ancora non
è avvenuto, allora evidentemente è perché non potrà avvenire mai.
In fisica, il concetto di tempo infinito è privo di senso. L’infinito è un
oggetto che si può solo nominare ed a cui si può associare un simbolo, ma lo
stesso non è ovviamente né immaginabile, né realmente maneggiabile.
In matematica si parla di tendenza
ad infinito; tendenza e basta. L’Universo non può esistere da sempre; e,
allora, prima che c’era? Beh, non è che non c’è risposta; è mal posta la
domanda. Il tempo nasce con l’Universo, dunque il concetto di “prima
dell’Universo” è contraddittorio. C’è da quando c’è e basta. Anzi, c’è e basta.
E’ invece più proficuo il comprendere come effettivamente esso possa
“comparire” senza violare le leggi di conservazione e della fisica in generale;
a tal proposito, vedere il Par. 5.3 – pag. 20, al mio link:
(http://www.fisicamente.net/FISICA_2/UNIFICAZIONE_GRAVITA_ELETTROMAGNETISMO.pdf ).
Tuttavia, non esistendo, il mondo, da sempre, la materia che collassa non
può provenire dalla lontananza dell’infinito; dunque, evidentemente, centinaia
di miliardi di anni fa fu in espansione (post Big Bang), in senso opposto a
quello di collassamento attuale, e dunque a gravità repulsiva. L’Universo è
dunque ciclico, e dunque ha una frequenza di ciclo ed è questa la chiave per
capire come mai esso è quantizzato! Tutte le frequenze che esistono
nell’Universo devono dunque essere, direttamente od indirettamente, multiple
della sua, che è la più piccola frequenza esistente. A tal proposito, vedere il
file al mio link:
http://www.fisicamente.net/FISICA_2/quantizzazione_universo.pdf
Partiamo ora dalla scoperta rappresentata dalla (1.2), secondo cui stiamo
accelerando e dalla equazione dell’accelerazione centrifuga a=v2/r,
ossia:
, da cui, per il nuovo raggio
dell’Universo:
.
(1.3)
Tale valore è un centinaio di volte quello utilizzato nella cosmologia
classica e sarebbe però il raggio compreso tra il centro di massa dell’Universo
ed il luogo dove siamo ora noi, luogo in cui la velocità della luce vale c=3 108
m/s.
((non essendo evidentemente noi esattamente ai confini di tale Universo, si
dimostra che l’estensione totale è più grande di un fattore , cioè RUniv-Tot=1,667
1028m.))
In ogni caso, si viaggia su dimensioni lineari dell’ordine di 100 volte
quelle contemplate nella cosmologia prevalente. In un certo senso, di “materia
oscura” che non vediamo ce n’è, ma sta oltre il range dei nostri telescopi, e
non dentro le galassie o tra le galassie, materia (quella oscura della
cosmologia odierna) che andrebbe a scombussolare le leggi della gravitazione,
che invece reggono bene.
Per Newton, si ha ora che:
, da cui:
(1.4)
Questo valore, ancora una volta, è 100 volte quello della cosmologia
prevalente ed è la massa entro il raggio RUniv-New , mentre quella
entro il totale RUniv-Tot non è nota.
Dalle (1.3) ed (1.4) scaturisce
poi che: (~Eddington).
(1.5)
Veniamo ora al calcolo della “reale” densità dell’universo:
(1.6)
molto, ma molto prossima a quella
osservata e misurata dagli astrofisici, mentre
la cosmologia prevalente di oggigiorno, nel calcolo della densità media
dell’Universo, giunge invece ad un valore ρ pari a:
(valore troppo elevato, da cui la
loro ricerca della fantomatica dark matter!)
.
PRIMA
COINCIDENZA NUMERICA (l’accelerazione cosmica è uguale all’accelerazione di
gravità su un elettrone):
Premetto che il raggio classico dell’elettrone (particella base e “stabile”,
nel nostro Universo!) è definito eguagliando la sua energia E=mec2
a quella elettrostatica immaginata sulla sua superficie (in senso classico):
, da cui:
(1.7)
Adesso, sempre in senso classico, se immagino, ad esempio, di calcolare
l’accelerazione di gravità su un elettrone, come se lo stesso fosse un piccolo
pianetino, devo scrivere banalmente che:
, da cui:
(1.8)
cioè esattamente il valore ottenuto nella (1.2) per tutt’altra via,
macroscopica, e non microscopica, come nel caso della (1.8). Del resto, i
comportamenti gravitazionali dell’Universo e degli elettroni che lo compongono,
perchè dovrebbero essere diversi tra loro?
SECONDA
COINCIDENZA NUMERICA (su Universo, elettrone e Costante di Planck):
Riguardo il periodo TUniv dell’Universo, sappiamo dalla fisica
che: v=ωR e , e, nel caso dell’Universo intero: c=ωRUniv
e , da cui:
(7.840 miliardi di anni)
(1.9)
E per il valore della frequenza angolare:
Ricordiamo poi la legge di Stephan-Boltzmann (vedere il mio link al punto
2, in Bibliografia):
[W/m2], dove
E’ ora interessantissimo notare che se si immagina che un elettrone
(particella base e “stabile”, nel nostro Universo!) irradi tutta
l’energia che lo costituisce nel tempo TUniv , si ottiene una
potenza che è esattamente ½ della costante di Planck in watt!
Infatti:
(Non deve stupire il coefficiente ½; infatti, ai livelli fondamentali di
energia, esso sempre compare, come, ad esempio, sul primo orbitale dell’atomo
di idrogeno, dove la circonferenza dell’orbitale dell’elettrone (2πr) è
proprio dell’elettrone. E lo stesso fotone è rappresentabile come
se racchiuso in un cubetto di lato ).
TERZA
COINCIDENZA NUMERICA (l’Universo e l’elettrone hanno lo stesso rapporto
luminosità – massa e la stessa temperatura della radiazione cosmica di fondo):
Infatti, (per
definizione) e risulta quindi vero che: e per la legge di Stephan-Boltzmann, sia
all’Universo che ad un elettrone si può, per così dire, attribuire la stessa
temperatura della radiazione cosmica di fondo:
, da cui:
QUARTA
COINCIDENZA NUMERICA (Il Principio di Indeterminazione di Heisenberg è una
conseguenza diretta dell’oscillazione dell’Universo):
Per il Principio di Indeterminazione di Heisenberg, dal momento che il
prodotto Δx Δp deve stare al disopra della quantità , con il
segno dell’eguaglianza, quando Δx è massimo, Δp deve essere minimo, e
viceversa:
e ()
Ora, come consideriamo, per l’elettrone (particella base
e “stabile”, nel nostro Universo!), la quantità e come
per l’elettrone,
dal momento che lo stesso altro non è che un’armonica dell’Universo che lo
contiene (così come un suono può essere considerato come composto dalle sue
armoniche), avremo , come conseguenza diretta delle
caratteristiche dell’Universo che lo contiene; infatti, per la (A1.15), , in quanto si sa dalla fisica che
, e poi , e come dell’elettrone (che è armonica
dell’Universo) si considera dunque la “ – esima”
parte di , cioè:
, come se l’elettrone o una coppia elettrone-positrone possono compiere
oscillazioni a mo’ di quelle dell’Universo, ma con un rapporto velocità -
ampiezza non pari alla Costante di Hubble (globale), bensì con la stessa fratto
e, dunque, se per l’Universo tutto è vero che: , per l’elettrone: , da cui:
[Js] e questa quantità (Js), guarda
caso, è proprio !!
QUINTA
COINCIDENZA NUMERICA (La Costante di Struttura Fine giustifica un Universo 100
volte più vecchio):
Sappiamo che la quantità è il valore della Costante di Struttura Fine e
l’espressione assume tale
valore solo se è quella dell’Universo da noi
appena descritto, cioè:
, dove notoriamente (vedere la
(1.9))
SESTA
COINCIDENZA NUMERICA (Lo stretto legame tra raggio dell’elettrone, raggio
dell’Universo e numero di elettroni nell’Universo):
Se suppongo, per semplicità, che
l’Universo sia composto solo da armoniche come gli elettroni (e/o i positroni ), essi saranno, in
numero, pari a: (~Eddington); la radice quadrata di tale numero è: (~Weyl).
Notiamo ora, con sorpresa, che (!), cioè proprio il valore di ottenuto
nella (1.3) ()
SETTIMA
COINCIDENZA NUMERICA (L’effetto mareale dell’Universo sulle singole galassie
combacia con l’effetto della fantomatica massa mancante dell’astrofisica
prevalente):
Galassia di Andromeda (M31): Distanza:
740 kpc; RGal=30 kpc; Massa
visibile MGal = 3 1011MSun; Massa
stimata(+Dark) M+Dark = 1,23 1012MSun; MSun=2 1030 kg; 1 pc= 3,086 1016
m;
Fig. 1.2: Galassia di Andromeda (M31).
Imponiamo, ad una stella periferica in rotazione in una galassia,
l’equilibrio tra forza centrifuga e forza di attrazione gravitazionale verso il
centro di massa della galassia stessa:
, da cui:
Nel caso invece si consideri anche il contributo mareale dovuto ad aUniv
, e cioè dovuto anche a tutto l’Universo circostante, si ha:
; vediamo dunque, nel caso, ad
esempio, della M31, a quanti RGal (quante k volte) di distanza dal
centro della galassia il contributo di aUniv riesce a sopperire alla
necessità di considerare dark matter:
, da cui: , dunque a 4RGal
l’esistenza di aUniv ci permette di avere i valori di velocità di
rotazione osservati, senza far ricorso alla materia oscura. Inoltre, a 4RGal
il contributo alla rotazione dovuto ad aUniv domina.
Per ultimo, osservo che aUniv non ha invece effetto su oggetti
piccoli come il sistema solare; infatti, in tale caso:
.
E’ ovvio che queste considerazioni sul legame tra aUniv e la
velocità di rotazione delle galassie sono ampiamente aperte ad ulteriori
speculazioni e la formula tramite la quale si può tener conto dell’effetto
mareale di nelle galassie può
assumere una forma ben più complessa di quelle qui sopra, ma non sembra proprio
un caso che un po’ tutte le galassie hanno dimensioni che stanno in un range
abbastanza stretto (3 – 4 RMilky Way o non molto di più) e, in ogni
caso, non con raggi di decine o di centinaia di RMilky Way , ma, al
massimo, di qualche unità. E’ infatti la componente dovuta all’accelerazione
cosmica che, annullando, in certe fasi, l’accelerazione centripeta nella
galassia, andrebbe a sfrangiare la galassia stessa, ed eguaglia, ad esempio,
nella M31, la componente gravitazionale propria ad un valore di raggio pari a:
, da cui: , ed infatti i raggi massimi
osservati nelle galassie sono all’incirca di tale taglia.
OTTAVA
COINCIDENZA NUMERICA (La composizione delle tutte le forze elettrostatiche
nell’Universo coincide con la forza di gravità dell’Universo stesso):
Ricordo che, dalla definizione di della (1.7), si ha: e dalla
(1.5): , segue che:
!! (1.10)
Alternativamente, sappiamo che la Costante di Struttura Fine vale 1 su 137
ed è espressa dalla seguente equazione:
(Alonso-Finn), ma notiamo anche che la quantità è data dalla
seguente espressione, che può essere evidentemente ritenuta, a tutti gli
effetti, altrettanto valida come espressione per la Costante di Struttura Fine:
, dove notoriamente .
Potremo dunque stabilire la seguente uguaglianza e trarre le relative
conseguenze (Rubino):
, da cui:
avendo utilizzato anche la (1.9).
Dunque, si può scrivere che: (ed anche questa equazione
intermedia mostra una strettissima parentela tra elettromagnetismo e gravità,
ma procediamo oltre…)
Ora, se si immagina momentaneamente, e per semplicità, che la massa
dell’Universo sia composta da N tra elettroni e positroni , potremo scrivere che:
, da
cui: ,
oppure ancora: .
(1.11)
Se ora ipotizziamo che (1.12)
oppure, ciò che è lo stesso, , allora la (1.11) diventa: cioè appunto ancora la (1.10).
Ora, notiamo innanzitutto che l’aver supposto che è correttissimo, in quanto, dalla definizione
di N data poco fa e dalla (1.4), si ha che:
(~Eddington), da cui: (~Weyl) e , cioè
proprio il valore di ottenuto nella (1.3).
Per una giustificazione diretta
della (1.12), si veda la mia dimostrazione al Capitolo 4, al mio link: http://www.fisicamente.net/FISICA_2/UNIFICAZIONE_GRAVITA_ELETTROMAGNETISMO.pdf
La (1.10) è di fondamentale importanza ed ha un significato molto preciso,
in quanto ci dice che l’energia elettrostatica
associata ad un elettrone in una coppia elettrone-positrone ( adiacenti) è
né più, né meno che l’energia gravitazionale
conferita alla stessa da tutto l’Universo alla distanza
! (e viceversa…)
Dunque, un elettrone, lanciato gravitazionalmente da una enorme massa per un tempo lunghissimo e attraverso
un lunghissimo cammino , acquista una energia cinetica di
origine gravitazionale tale che, se poi è chiamato a restituirla tutta insieme,
in un attimo, tramite, ad esempio, un urto, e tramite dunque una oscillazione della molla costituita
appunto dalla coppia , deve appunto trasferire una tale energia
gravitazionale, accumulata nei miliardi di anni, che se fosse da attribuire
solo alla energia potenziale gravitazionale della esigua massa dell’elettrone
stesso, sarebbe insufficiente per parecchi ordini di grandezza.
Ecco, dunque, che l’effetto di restituzione immediata, da parte di , di una
grande energia gravitazionale accumulata, che abbiamo visto essere , fa
“apparire” l’elettrone, sul momento, e in un range più ristretto (), capace di
liberare energie derivanti da forze molto più intense della gravitazionale,
oppure, come se fosse capace di una speciale forza gravitazionale con una
speciale Costante di Gravitazione Universale G’ ben più grande di G:
; dunque, nel momento eventuale
della restituzione immediata di energia da parte dell’elettrone, c’è l’effetto
rincorsa dovuto alla sua eterna caduta
libera (gravitazionale) nell’Universo. E, di riflesso, la gravità è l’effetto
di composizione di tante piccole forze elettrostatiche.
Faccio altresì notare che l’energia espressa dalla (1.10), guarda caso, è
proprio pari a !!!, cioè proprio
una sorta di energia cinetica di rincorsa posseduta dalle coppie elettrone-positrone
in caduta libera, e che Einstein conferì anche alla materia in quiete, senza
purtroppo dirci che quella materia, appunto, non è mai in quiete rispetto al
centro di massa dell’Universo, visto che siamo tutti inesorabilmente in caduta
libera, anche se tra noi ci vediamo fermi, da cui la sua essenza di energia
cinetica di origine gravitazionale :
.
NONA
COINCIDENZA NUMERICA (L’effetto elettrico della contrazione relativistica di Lorentz
in un conduttore coincide con l’effetto di comparsa del campo magnetico):
A tal proposito, immaginiamo la seguente situazione, dove vi è un
conduttore, ovviamente composto da nuclei positivi e da elettroni, e poi un
raggio catodico (di elettroni) che scorre parallelo al conduttore:
e- e- p+ e- e- e- e- e- e- e- e- p+ p+ p+ p+ p+ p+ p+ p+ p+ e- e- e- e- e- e- e- e- e- e- Raggio catodico Conduttore F - F + Direzione del raggio catodico (v) x’ y’ z’ I’
Fig. 1.3: Conduttore non percorso da corrente, visto dal sistema di
riferimento I’
(x’, y’, z’) di quiete del raggio catodico.
Sappiamo dal magnetismo che il raggio catodico non sarà deflesso verso il conduttore
perché in quest’ultimo non scorre nessuna corrente che possa determinare ciò.
Questa è l’interpretazione del fenomeno in chiave magnetica; in chiave
elettrica, possiamo dire che ogni singolo elettrone del raggio è respinto dagli
elettroni del conduttore con una forza F- identica a quella F+
con cui è attratto dai nuclei positivi del conduttore.
Passiamo ora alla situazione in cui nel conduttore scorra invece una
corrente con gli e- a velocità u:
Direzione della corrente I, con e- a velocità u e- e- p+ e- e- e- e- e- p+ p+ p+ p+ p+ p+ p+ p+ p+ e- e- e- e- e- e- e- e- e- e- Raggio catodico Conduttore F - F + Direzione del raggio catodico (v) x’ y’ z’ I’
Fig. 1.4: Conduttore percorso da corrente (con gli e- a velocità
u), visto dal sistema di riferimento I’
(x’, y’, z’) di quiete del raggio catodico.
In quest’ultimo caso, sappiamo dal magnetismo che il raggio di elettroni
deve deflettere verso il conduttore, in quanto siamo nel noto caso di correnti
parallele e di verso concorde, che devono dunque attrarsi. Questa è
l’interpretazione del fenomeno in chiave magnetica; in chiave elettrica,
possiamo dire che dal momento che gli elettroni nel conduttore inseguono, per
così dire, quelli del fascio, i primi, visti dal sistema di quiete del fascio
(I’), avranno una velocità minore rispetto a quella che risultano avere i
nuclei positivi, che invece sono fermi nel conduttore. Risulterà, perciò, che
gli spazi immaginabili tra gli elettroni del conduttore subiranno una
contrazione relativistica di Lorentz meno accentuata, rispetto ai nuclei
positivi, e dunque ne risulterà una densità di carica negativa minore della
densità di carica positiva, e dunque gli elettroni del fascio verranno
elettricamente attratti dal conduttore. Ecco la lettura in chiave elettrica del
campo magnetico. Ora, è vero che la velocità della corrente elettrica in un
conduttore è molto bassa (centimetri al secondo) rispetto alla relativistica
velocità della luce c, ma è anche vero che gli elettroni sono miliardi di
miliardi …, e dunque un piccolo effetto di contrazione su così tanti interspazi
determina l’apparire della forza magnetica.
Ora, per una dimostrazione
analitica di ciò, si veda il Capitolo 3, al mio link: http://www.fisicamente.net/FISICA_2/UNIFICAZIONE_GRAVITA_ELETTROMAGNETISMO.pdf:
DECIMA
COINCIDENZA NUMERICA (Le equazioni della Teoria della Relatività e quelle del
moto oscillatorio dell’Universo in contrazione coincidono):
Per una dimostrazione analitica di
ciò, si veda il Par. 5.4 – pag. 20, al mio link: http://www.fisicamente.net/FISICA_2/UNIFICAZIONE_GRAVITA_ELETTROMAGNETISMO.pdf:
La velocità di un corpo nel nostro Universo oscillante, ora in contrazione,
deve sottostare alla seguente legge oscillatoria:
(rif. al mio link di cui sopra)
(1.13)
Se ora ricavo EK dalla (1.13), ottengo:
!!! che è esattamente l’energia
cinetica relativistica di Einstein!
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Costanti
fisiche.
Costante di Boltzmann k:
Accelerazione Cosmica aUniv:
Distanza Terra-Sole AU:
Massa della Terra MTerra:
Raggio della Terra RTerra:
Carica dell’elettrone e:
Numero di elettroni equivalente dell’Universo N:
Raggio classico dell’elettrone re:
Massa dell’elettrone me:
Costante di Struttura Fine :
Frequenza dell’Universo :
Pulsazione dell’Universo :
Costante di Gravitazione Universale G:
Periodo dell’Universo :
Anno luce a.l.:
Parsec pc:
Densità dell’Universo ρUniv:
Temp. della Radiaz. Cosmica di Fondo T:
Permeabilità magnetica del vuoto μ0:
Permittività elettrica del vuoto ε0:
Costante di Planck h:
Massa del protone mp:
Massa del Sole MSun:
Raggio del Sole RSun:
Velocità della luce nel vuoto c:
Costante di Stephan-Boltzmann σ:
Raggio dell’Universo (dal centro fino a noi) RUniv:
Massa dell’Universo (entro RUniv) MUniv:
Bibliografia:
1) http://www.fisicamente.net/FISICA_2/UNIFICAZIONE_GRAVITA_ELETTROMAGNETISMO.pdf
2) http://www.fisicamente.net/FISICA_2/quantizzazione_universo.pdf
Altre
pubblicazioni dell’autore:
http://www.fisicamente.net/FISICA_2/GENERAL_RELATIVITY.pdf
http://www.fisicamente.net/FISICA_2/THEORY_OF_RELATIVITY.pdf
http://www.fisicamente.net/FISICA_2/Equazione_Navier-Stokes.pdf
http://www.fisicamente.net/FISICA_2/Laser_Theory.pdf
http://www.fisicamente.net/FISICA_2/MATERIA_OSCURA.pdf
Grazie per l’attenzione.
Leonardo RUBINO
E-mail: leonrubino@yahoo.it
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