31 Cultura & Società
Figli del vento. Padre Puglisi e i ragazzi di Brancaccio
articolo di Giovanna Corchia

Figli Brancaccio Figli del vento. Padre Puglisi e i ragazzi di Brancaccio
Carolina Iavazzo
Anno 2007
Pagine 128

Una lettura-insegnamento

Suor Carolina, la voce che dà voce ai tanti figli del vento che vivono attorno a noi e che noi, spesso, non vediamo, ci dice, con parole semplici, vibranti, anche poetiche, l’impegno di Padre Puglisi, parroco al Brancaccio, e, insieme a lui, del gruppo di suore – lei chiamata per prima -, e del Comitato intercondominiale, per creare il Centro di Accoglienza Padre Nostro al fine di diffondere amore, speranza tra i dimenticati della terra, tra gli esposti a tutte le intemperie, soprattutto i più indifesi, i minori.

Padre Puglisi: Chi è stato, chi è sempre, per chi, come Suor Carolina e gli uomini e le donne di buona volontà, continua a seguirne l’esempio

Padre Puglisi è soprattutto amore, amore per il prossimo, senza distinzioni; è libertà, senza compromessi, educatore alla libertà, perché si sentiva prete libero; libertà che desiderava per ogni uomo, libertà interna ed esterna, libertà dalle contingenze politiche e sociali, libertà dalle schiavitù della malavita.
Per me che riprendo queste parole è difficile cogliere fino in fondo la loro portata, vivendo in un contesto che non mette certo a dura prova la mia personale libertà. E se vivessi al Brancaccio o, mettiamo, nella Locride o a Scampia, se fossi una figlia del vento, se dovessi misurarmi con la malavita diffusa, se dovessi cercare di sopravvivere là, nei tanti Brancaccio che esistono anche altrove?
Ecco mi pongo queste domande perché Suor Carolina me l’ha insegnato: bisogna interrogarsi sempre, lasciando da parte pregiudizi, tali perché non basati su una reale conoscenza.
Padre Puglisi è – continuo ad usare il presente, così fa Suor Carolina – anche capacità di sorprendersi sempre, con quel suo modo di manifestare la sorpresa: Ma vero è? (Vorrei aggiungere che questo modo di formulare la domanda mi richiama la struttura della mia lingua d’origine, il pugliese, e anche questo mi avvicina a quel prete-uomo, di cui avevo letto molto, ma mai ero riuscita a cogliere quello che Suor Carolina mi ha trasmesso)
Padre Puglisi è un educatore che condivide le decisioni con altri, che si confronta sempre, senza mai imporre le proprie scelte.
Padre Puglisi è promotore di vita, cercando di far nascere in tutti la gioia di vivere, contro ogni forma d’imprigionamento.
Tra tutte queste qualità, vorrei riprendere ancora la capacità di stupirsi sempre di Padre Puglisi, perché Suor Carolina lo fa con parole che servono a scuoterci dall’indifferenza: stupirsi è proprio di chi è impegnato nella vita, un modo perché la morte non lo colga mediocre...

15 settembre 1993: Padre Puglisi è barbaramente assassinato
Ma Padre Puglisi è morto davvero?

No, non è morto finché ci sono persone come Suor Carolina ricche, molto ricche dentro, capaci di smuovere le nostre coscienze, capaci di speranza, come dimostra la costruzione di un nuovo centro, dopo un lungo periodo di riflessione, il Centro di Accoglienza Padre Puglisi, nella Locride, altro luogo di frontiera, retto da un gruppo di persone che si sono date il nome di Fraternità «Buon Samaritano» perché sono al fianco dei fratelli più feriti.
Certo è stato duro affrontare la morte di Padre Puglisi, l’uomo-prete, ancora più duro porsi la domanda dalla difficile, molto difficile risposta: "Dov’era Dio?"

Suor Carolina: una goccia d’acqua

Carolina parla di sé, del suo amore per la vita, per i viaggi, del suo desiderio di conoscenza degli altri: i sogni di tanti adolescenti pieni di vitalità, d’interessi. Il suo amore per la natura, per le piccole cose che la natura offre, un fiore, una foglia, i colori del tramonto, la luna che si rispecchia nell’acqua, piccole cose che racchiudono tanta bellezza: un animo sensibile, che sa cogliere sempre il bello.
Poi gli studi di pedagogia e di teologia, per seguire la sua scelta, maturata a lungo: amare Dio e servirlo amando il prossimo, soprattutto i più derelitti, i più bisognosi di amore.
È senz’altro una fortuna per ogni zolla secca, arida, crepata, aver ricevuto, ricevere quella trasparente, fresca, vitale goccia d’acqua.

E noi?

Noi non sapremo, forse, salire sulla cima dei monti per vedere sorgere l’alba di un nuovo giorno, ma la carezza di quella goccia d’acqua, fresca, trasparente, vitale, avrà senz’altro scalfito, scalfirà la nostra aridità.

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