43 Cultura & Società
Tutti i figli di Dio danzano
articolo di Giovanna Corchia

Haruki  

Tutti i figli di Dio danzano
Murakami Haruki
Einaudi
Anno 2010
Pagine 130

Sei racconti che hanno come filo conduttore la paura: paura dello sconvolgimento che un terremoto può provocare in chi ne è colpito, direttamente e metaforicamente quando la terra ti manca sotto i piedi; paura di un sogno ricorrente: restare chiuso in un frigorifero e morire lentamente, vedersi morire; la paura di non riuscire mai a prendere al volo una palla, nonostante le preghiere rivolte al Signore, padre del personaggio, in mancanza di un padre vero; paura di un peso che ci opprime e di cui non sappiamo l’origine né come liberarcene; paura del grande lombrico che si agita nelle viscere della terra e ci minaccia senza che si sia consapevoli della minaccia, indifesi, fragili; paura che l’uomo del terremoto venga a racchiudere la piccola Sara in una scatola e le impedisca di uscire, prigioniera per sempre.
Ma, come nelle favole raccontate ai bambini, in ognuna delle storie vi è uno spiraglio di luce, un aiuto ad uscire dal labirinto delle paure, un modo di lenire il dolore che nasce dalla consapevolezza della morte.

Due citazioni aprono la raccolta. Mi soffermo brevemente sulla seconda:

Il notiziario della radio:
«Numerose le perdite fra le truppe americane, ma anche fra i vietcong si contano 115 vittime»
La donna: «Che cosa tremenda l’anonimato!»
L’uomo: «Come sarebbe?»
La donna: «Dire che 115 guerriglieri sono morti non fa capire niente. Non si sa nulla delle singole persone. Avevano moglie, figli? Preferivano il teatro o il cinema? Non sappiamo niente. Sono solo 115 uomini morti in guerra, questo è tutto» .

Jean Luc Godard, Pierrot le fou

Questa citazione mi richiama il messaggio di un grande film nato dalla collaborazione tra due grandi: un regista Alain Resnais e una scrittrice Marguerite Duras, Hiroshima mon amour. Impossibile capire il dramma delle tante vittime se davanti ai nostri occhi sfilano semplici dati statistici o ricostruzioni: Elle (la Française) J’ai tout vu à Hiroshima – Ho visto tutto a Hiroshima – Lui (le Japonais) Tu n’as rien vu à Hiroshima, rien... - Non hai visto niente a Hiroshima, niente –
Quelle tante vittime avevano un nome, una storia, un grande desiderio di vivere nel calore dei loro affetti. Ed è attraverso una storia esemplare che si arriva a capire, forse, il dramma assurdo dei tanti...
Se Murakami ha ripreso questo scambio di pensieri in una coppia è come se avesse voluto sottolineare che uno degli obiettivi della scrittura è proprio quello di far uscire dall’anonimato le storie, come quelle della piccola Sara che ha paura dell’uomo del terremoto e, se si scrive per essere letti, il lettore attento, che non scivola sulle parole, sarà aiutato a capire, sarà aiutato a vivere, vincendo o controllando le proprie paure.

Qualche idea sui sei racconti

Atterra un ufo su Kushiro

Un terremoto, una donna sconvolta, un marito che non sa comunicare profondamente con lei, restando sempre alla superficie delle cose. La moglie va via, senza parlare, senza un apparente perché. Ma in quello che scrive si trova una chiave di lettura: vivere con Komura è stato come vivere con una bolla d’aria. Lui, Komura, non sembra aver capito quanto il terremoto sia stato sconvolgente, tutto gli sembra piatto; l’unica cosa a cui dare un minimo senso di realtà è l’allontanamento della moglie. Ma, con l’aiuto di un amico e di due ragazze, incomincia a sentire il bisogno di uscire dalla bolla d’aria, per entrare nella realtà, in cui si è certo meno protetti , ma si vive più intensamente, meglio, si vive.

Paesaggio con ferro da stiro

"Le fiamme crescevano quasi impercettibili, con dolcezza. Come sapienti carezze, non erano né rapide né violente: il loro scopo era riscaldare il cuore delle persone.
Davanti a un falò Junko diventava sempre taciturna. E, tranne quando ogni tanto cambiava posizione, restava quasi perfettamente immobile. Le sembrava che quelle fiamme accettassero tutto in silenzio, inglobandolo in sé, perdonando ogni cosa. Forse una famiglia vera è così, pensò Junko."
Ecco un feu de joie, un falò, per vincere la paura di una morte lenta, in un frigorifero che si chiude resistendo ad ogni tentativo di aprirlo.
Paesaggio con ferro da stiro è un quadro che si deve imparare a leggere, il ferro da stiro non è un ferro da stiro, ecco, in tutto bisogna trovare una chiave che ci aiuti a capire, a sconfiggere il vuoto che sentiamo dentro.

Tutti i figli di Dio danzano

È la storia di Yoshiya, un ragazzo che non ha un padre e che vive con la madre, messaggera di Dio, e che gli ha detto che lui è figlio di Dio, un Dio che, da bambino, Yoshiya mette inutilmente alla prova chiedendogli di fargli prendere al volo la palla giocando a baseball... inutilmente.
Perché, si chiede, se Dio mette alla prova gli uomini, gli uomini non dovrebbero mettere alla prova Dio? Impossibile rispondere a questa domanda, però c’è il cuore che può salvarci, questa cosa che ci portiamo dentro, buona o cattiva che sia, possiamo trasmetterla agli altri senza limiti.
E, solo, in un campo di baseball, in una fredda sera di febbraio, Yoshiya danza, come sanno fare tutti i figli di Dio.

Thailandia

Satsuki è un medico donna, specialista nelle malattie della tiroide ma bloccata da una situazione di disagio profondo, con poca stima di sé. Alla fine di un convegno mondiale tenutosi a Bangkok, decide di prendere una vacanza in una località balneare del paese. Nella settimana che Satsuki si concede sarà uno strano personaggio, Nimit, che si occuperà di lei e lei dovrà affidarsi completamente alle sue cure. Nimit l’accompagna in un luogo dove in grande libertà potrà abbandonarsi al contatto dell’acqua, fare lunghe nuotate, uno dei piaceri che la riempiono di gioia. Poi, prima di partire, l’accompagna da una vecchia saggia che l’aiuta a capire che cosa è all’origine del profondo malessere che la schiaccia e le suggerisce come liberarsene. Deve abbandonarsi al sonno e aspettare che arrivi un sogno...
Si ha sempre bisogno di parole giuste per essere aiutati a venir fuori dalle nostre paure. Si ha bisogno di qualcuno che ci ascolti

Ranocchio salva Tokyo

Rientrato a casa dopo il lavoro, Katagiri trova ad aspettarlo un grande ranocchio parlante. Katagiri è un impiegato integerrimo della Cassa di Credito e Sicurezza di Tokyo.
Ranocchio spiega subito perché gli ha fatto visita: insieme dovranno lottare per sconfiggere il Gran Lombrico che si agita nelle viscere della città e che, se non sarà fermato in tempo, provocherà, tra solo due giorni, un terremoto di immani proporzioni. Ranocchio ha scelto proprio lui, Katagiri, perché ha saputo sobbarcarsi un lavoro molto pericoloso e lo ha fatto in silenzio. Anche nella vita ha saputo prodigarsi per gli altri senza aspettare ricompense di sorta. Non è che lui, Ranocchio, non abbia paura di affrontare il mostro, però, e a questo punto inizia una serie di citazioni di scrittori che lo hanno molto colpito, la saggezza più grande è non aver paura, come dice Nietzsche.
Giunti alla vigilia del disastro annunciato, Katagiri è colpito da un’arma, ferito, pensa di non riuscire ad uscirne salvo. Al risveglio si trova in un letto d’ospedale; chiede l’ora e il giorno: è proprio la data in cui sarebbe scoppiato il terremoto se non si fosse bloccato in tempo il mostro, ma non c’è stato alcun terremoto. Chiede della sua ferita, ma non ha nessuna ferita, è in ospedale perché è stato raccolto in strada a causa di un improvviso svenimento.
Durante la notte ha la visita di Ranocchio e da lui è informato che, anche se non presente sul posto, la sua presenza spirituale, la luce di un generatore azionato da lui, lo ha molto aiutato nella lotta contro il Gran Lombrico.
Non è che la lotta del bene contro il male, della luce contro le tenebre. Il terremoto è qualcosa che si agita dentro di noi e noi dobbiamo saperlo affrontare, per poter tornare a fare sogni tranquilli.

Torte al miele

Una bambina non riesce a dormire dopo aver visto scorrere in televisione le immagini di un terribile terremoto. La piccola Sara sogna di essere afferrata dall’uomo del terremoto per essere rinchiusa in una scatola. Un amico di famiglia, un grande amico dei suoi genitori ora separati, uno scrittore di racconti, inventa per lei una bella fiaba con due orsacchiotti che finiranno per aiutarsi a vicenda, sconfiggendo le paure ...
"Voglio scrivere racconti diversi da quelli che ho scritto finora, pensò Junpei. Racconti come quello di qualcuno che attende impaziente la fine della notte, il rischiararsi del cielo, per stringere forte nella luce le persone che ama, storie di questo tipo. Ma almeno per il momento devo restare qui, a proteggere queste due donne. Non permetterò a nessuno, nessuno al mondo, di metterle in quella scatola strana. Neanche se il cielo dovesse cadere, neanche se la terra dovesse spaccarsi con un boato"

In questa conclusione è ripreso il senso profondo dei sei racconti: mentre stai per cadere, c’è sempre qualcuno che ti afferrerà al volo. Dobbiamo sperarci.

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