11 Settembre
di Roberto
Quello che è successo a New York indurrebbe al panico, al silenzio, alla disperazione. Il mondo è stato colpito da un ennesimo, crudele massacro. Ma è necessario, anche se doloroso, parlare. Cercare di capire.
A questo punto tutti si sono chiesti quale scelta poteva fare il governo statunitense: intervenire militarmente oppure perseguire la linea diplomatica e del dialogo. A questo problema, intervenire sì o no con la guerra in Afganistan, tutti possono dare una propria risposta sostenendola con le proprie argomentazioni. Gli USA, come ben sappiamo, hanno scelto sì.
Gli USA e l'Inghilterra hanno iniziato a bombardare l'Afganistan, Kabul e Kandahar. Hanno anche sganciato qualche pacchetto alimentare nella regione.
Gli USA hanno legittimato il loro intervento in Afganistan con le seguenti argomentazioni: dobbiamo fare qualcosa per combattere la minaccia immediata; ci vuole un deterrente per impedire ulteriori attacchi; gli attacchi saranno chirurgici, assicurati, non colpiranno i civili, saranno al sicuro e per di più porteremo aiuti umanitari; il governo talebano è spaventoso e la loro sostituzione con l'Alleanza del Nord sarebbe un passo avanti.
Nel suo discorso del 7 ottobre, il sottosegretario alla difesa Rumsfeld espose la prima argomentazione. Disse che non vi era modo per proteggersi da ogni attacco terroristico. Continuò dicendo che l'unica soluzione era attaccare i terroristi e distruggerli, di portare a casa loro la battaglia. La validità della seconda argomentazione dipende dal fatto che i terroristi si facciano dissuadere da eventuali minacce contro di loro o contro la gente che opprimono. Considerando invece la terza argomentazione, solamente il primo giorno, secondo la CNN, il numero di razioni alimentari sganciate sono state 37500, un buon inizio. Naturalmente come tutti sappiamo, la quarta argomentazione è vera. Il governo talebano è spaventoso: i suoi soldati continuano a saccheggiare città, molestare donne, uccidere famiglie di bambine usate in matrimoni forzati. E' giusto anche dire che l'Alleanza del Nord, completamente contraria ai principi talebano, potrà governare correttamente perché conosce i territori, le istituzioni ed il popolo afgano.Come molti sostengono la scelta degli USA, altrettanti, io compreso, sostengono che gli USA hanno fatto male, avrebbero potuto scegliere una linea morbida, nonché il non intervento in guerra.
Un'immagine agghiacciante ci arrivò dalla Palestina: la gente per strada, nei quartieri palestinesi, dilaniati dalla guerra civile, che festeggiavano il massacro delle Twin Towers. È vero: questa immagine portò odio nei cuori di noi occidentali, la rabbia che avevamo dentro era smisurata.
Ma nessuno a pensato a quello che stava succedendo nelle borse internazionali. Mentre tutto il mondo si è arrestato attonito, le borse del mondo non si sono fermate neppure un secondo, hanno continuato a far soldi. Anzi hanno intensificato il ritmo. La gente ancora urlava appesa ai grattacieli in fiamme prima che crollassero, mentre i grandi broker gridavano nei telefonini: "Compra petrolio! Vendi tutto! Compra petrolio!" mentre i titoli azionari perdevano fino al 15% in pochissimi minuti, e il petrolio saliva a 10 dollari al barile e i furbi facevano utili di miliardi di dollari. E mentre i presidenti di tutti i paesi europei si apprestavano a conoscere le disastranti notizie, i loro banchieri succhiavano un bel po' di dollari in favore dell'euro. Nessuno ha pensato di chiudere le borse per decenza e rispetto ai cadaveri.
Non c'è da stupirsi.Anzi, il ministro dell'economia ha detto: "Le borse non chiuderanno perché la vita continua"(intervista della CNN del 10 febbraio 2002). Questo è disgustoso, mai nessun giornale si è detto quello che è successo alle borse, tuttavia si sono fatte subito delle conferenze in cui si puntava il dito contro quel popolo che in Afganistan esultava ed acclamava l'avvenimento. E per quanto riguarda le motivazioni dell'entrata in guerra dell'America contro l'Afganistan, esse sono quasi tutte imprecise o false, sono solamente pretesti e non argomentazioni.
La minaccia di altri attentati terroristici può essere fronteggiata soltanto aumentando le misure di sicurezza. Isolando le cabine di pilotaggio degli aerei, facendo controlli più accurati e così via.
Un attacco generalizzato all'Afganistan non contrasta la minaccia immediata ai cittadini americani, non aumenta nemmeno la loro sicurezza, e lede direttamente la sicurezza dei civili afgani.
Una altra buona alternativa poteva essere quella di percorrere la strada della diplomazia aspettando d'avvalersi di un'ottima opportunità. E perché no l'idea di Mombiot: "sganciare molto più cibo che bombe, o piuttosto soltanto cibo e niente bombe".
Tuttavia gli attentati dell'11 settembre sono stati attentati suicidi e questo dimostra che la minaccia di morte non è un deterrente per i responsabili di questi atti. Vi sono ampi prove del fatto che attacchi violenti e assassini pianificati contro organizzazioni terroristiche non trattengono gli attentatori suicidi. Un modo ragionevole di affrontare il problema sarebbe portare davanti alla giustizia i colpevoli di questi crimini e rimuovere i motivi di risentimento e rancore in coloro che altrimenti potrebbero diventare nuove reclute terroristiche.
Senza dire che una razione alimentare, lanciata dagli aerei statunitensi, equivaleva al fabbisogno giornaliero di una singola persona. Ci sono tra i 3 e i 7 milioni di persone che muoiono di fame in Afganistan, quindi per attenuare il rischio, il numero di sganci dovrebbe aumentare di 100 volte. Bush ha promesso di devolvere 324 milioni di dollari in aiuti umanitari in Afganistan, che servono a sfamare queste persone per soli venti giorni e che naturalmente non sono bastati per superare l'inverno.
Un confronto: Bush ha stanziato 40 miliardi di dollari per sforzi bellici, e un singolo bombardiere B-2 costa 2.1 miliardi di dollari, contro 3324 milioni di dollari per delle vite umane.
Citando Robert Fisk, l'Alleanza del Nord comprende uomini che "si aprirono la strada attraverso i sobborghi di Kabul negli anni '90 saccheggiando e violentando". Se la fine di questa guerra vedrà l'Alleanza del Nord al potere dopo la fine della guerra, quella parte del popolo che sopravvivrà non ci ringrazierà.
Un ultimo dato molto importante, al quale mi associo pienamente, è che - se l'Italia dovesse entrare in guerra - il 75% del Parlamento sarebbe sfavorevole (statistica ANSA). Posso quindi fermamente dire che l'intervento militare è un aspetto negativo della politica a cui non si dovrebbe mai ricorrere.Torna all'indice degli articoli