Il libro dell'inquietudine Emiliano Ventura
Fernando Pessoa visto da Ophèlia Queiroz

Fernando e io
di Ophèlia Queiroz

In una stanza un tavolo con una sedia, dalla finestra si intravede qualche campanile e l'azzurro dell'oceano. In lontananza sirene di porto, lo sferragliare di un tram, la musica di un fado, voci di popolo.

Lei vuol sapere come conobbi Fernando. Ora che è morto vi interessate a lui e alle sua poesia. Arrivate sempre tardi come i treni e i pentimenti.
Vediamo... tutto cominciò quando risposi a un annuncio per segretarie; avevo diciotto anni, ero allegra, sveglia e contro la volontà dei miei ero decisa a trovare un impiego. Ero diplomata in lingua Francese che scrivevo e parlavo correttamente e sapevo scrivere a macchina con qualsiasi tipo di tastiera. Veramente parlavo anche un po' d'inglese e Fernando un giorno mi promise che una volta sposati me lo avrebbe insegnato.
Lo conobbi il giorno del colloquio. Le ragazze non usavano uscire da sole, mi accompagnò la cameriera dei miei e quando arrivammo l'ufficio era chiuso per cui aspettammo in cima alle scale. Poi vedemmo salire un signore vestito di nero, aveva gli occhiali, un cappello con la falda alzata, e una cravatta a farfalla. Ricordo che portava i pantaloni infilati nelle ghette, non so perché mi venne una gran voglia di ridere ma riuscì a controllarmi e dissi che ero lì per l'annuncio sul giornale.
Fernando fu molto cortese, ci pregò di attendere perché lui non era il proprietario ma lo era suo cugino che stava arrivando... ah ma lui assistette a tutto il colloquio, in silenzio, seduto con un leggero sorriso. Fui subito assunta e Fernando mi passò il primo lavoro... poi disse «Signorina, vorrei avvertirla di una cosa: nella guida delle scale c'è un buco... stia attenta a non inciampare».
Da quel momento cominciarono le occhiate... il corteggiamento... noi lo chiamiamo namoro.
Sa che era molto geloso? Ma non si arrabbiava, non diceva niente, soffriva in silenzio. Per esempio non gli piaceva che portassi vestiti scollati. Una volta disse «Oggi per la prima volta sono stato geloso degli occhi di mio cugino... perché ieri non c'ero, ed essi invece ti hanno visto».
Cominciavo ad avere molta simpatia per lui, poi un giorno all'improvviso si è dichiarato come Amleto si dichiara ad Ofelia «Oh cara Ofelia! Maneggio male i miei versi, ho poca arte per misurare i miei sospiri, ma ti amo all'estremo!». Quindi mi prese per la vita e mi baciò follemente. Rimasi scossa è vero ma fui anche felice; da allora cominciammo a scriverci. Lui lasciava tanti bigliettini sul mio tavolo, ne conservo ancora qualcuno.
Kiss me.
Dammi un bacetto vuoi?
Non è niente bebè geloso, poi te lo dico.

Per tenerezza mi chiamava bebè, bebè piccolino, bebezinho. Un giorno venne in ufficio con un regalo; era una seggiolina da bambola alta un palmo e di paglia rossa. Disse «Quando ci sposeremo comprerò un panchettino perché tu ci salga sopra per darmi un bacio quando torno a casa. Io entro e faccio «Non avete mica visto mia moglie da queste parti?» Allora tu ti fai vedere e io dico «ah eri qui! Sei così piccola che non ti avevo visto.»
È deluso? Questo era il mio Fernando è diverso dal grande poeta che voi studiate. Ma lui era anche questo e molte altre cose che non riguardano voi né la letteratura o la poesia, voi non c'entrate con il suo mondo e con le persone che lo hanno amato... era fatto di tante piccole cose insignificanti lontanissime dalla filosofia, e io di queste cose non voglio parlare mi dispiace.

Lisbona saluta il suo poeta con il canto degli uccelli, la musica di un'organetto da strada, e le risa dei ragazzi in strada.

Il caso Vargas

Una cena molto originale

Ophèlia Queiroz, è stata la compagna di Fernando Pessoa nel 1920 e ancora dal 1929 al 1931, inventó per lui l'eteronimo Ferdinand Personne.
Ferdinand significa Fernando, e Personne in francese significa nessuno, alludendo alla consuetudine di Pessoa di crere numerose personalità senza averne una sua.

Se depois de eu morrer, quiserem escrever a minha biografia, não há nada mais simples.
Tem só duas datas, a da minha nascença e a da minha morte.
Entre uma e outra todos os dias são meus.
Se dopo la mia morte volessero scrivere la mia biografia, non c'è nulla di più semplice.
Ci sono solo due date, quella della mia nascita e quella della mia morte.
Tra una e l'altra tutti i giorni sono miei.

Fernando Pessoa (Lisbona, 13/6/1888 — 30/11/1935)

In questo sito: Libro dell'inquietudine di Emanuele Cassani
Quiz "Giocare coi libri": Libro dell'inquietudine

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