...e rimanere delusi

Mi rendo conto che non è un bel titolo, ma quelle parole in grassetto lassù devono catturare l'attenzione, non descrivere ciò che il mio racconto vuole dire.
Quello lo scoprirete leggendo, sempre se riuscirete ad arrivare fino in fondo.

Siete arrivati fin qui? Bene, vediamo se riesco a portarvi a leggere le prossime righe.
Qualcuno dice che scrittori si diventa. Altri che si nasce. Altri, ancora, pretendono di esserlo senza aver compreso in quale ambito letterario inserirsi: voglio fare lo scrittore e lo farò!
C'è, poi, una piccola fetta d'autori che non si ritengono tali. Scrivono lunghissimi diari, li rileggono, ci riflettono, li nascondono in un floppy. Dopo qualche tempo vanno in libreria e, guarda te, si ritrovano il loro diario pubblicato. Non con il loro nome, ma con quello di uno qualsiasi dei professionisti che vendono best sellers ogni due mesi. Capita di avere delle idee banali.

Ci siamo fin qui? Bene. Vediamo se riesco a farvi proseguire. Niente sbadigli, almeno l'educazione, per dinci. Stavo dicendo: io scrivo diari, ovvio, come ogni donna che si rispetti. Diciamo che non so cosa fare, mi guardo intorno e piuttosto che regalare una nuova macchina allo psicologo di turno, acquisto un PC e scrivo. Ho accumulato tante di quelle pagine, fra quelle già scritte, quelle in fase di rilettura, quelle in costruzione, appunti, frasi, post-it, che potrei scrivere qualche decina di libri.
Immagino la sensazionale notizia. Uno scrittore che si rispetti ha dei tempi d'attesa: non meno di un anno, altrimenti la storia parrebbe banale (come ha fatto a scrivere un nuovo romanzo in meno di un anno?), ma mai superare i cinque anni (eccolo lì, ne ha scritto uno e già non ha nulla da dire, pfui). Un poco come devono fare i cantanti: una canzonetta l'anno, e via che si diventa famosi. Immaginate cosa potrebbe accadere a me se, un giorno, decidessi di pubblicare e qualcuno, non esiste ma potrebbe nascere, decidesse di stampare: dieci libri in un colpo solo....azz....primo caso nella storia della letteratura.
Poiché non rientro in nessuna delle categorie or ora descritte (siete arrivati fin qui, almeno per capire chi diavolo sono) e che non intendo ricevere risposte negative, decido di scrivere il mio diario in diretta. Me lo stampo da me, lo pubblico e ricevo anche numerosi complimenti. Una guest star dell'editoria, un successone. Come come? Non avete letto nemmeno uno dei miei libri famosi? Lo so, lo so, ogni tanto mi capita di sognare. Il che vuol dire che sono costretta a confessare almeno una delle bugie che ho scritto fin qui.
Un anno ed un mese fa fui presa dalla folle idea che qualcuno avrebbe potuto leggere i miei scritti. Giuro che non accadrà mai più, ma almeno una volta nella vita dovevo provare a far qualcosa per farli uscire dal mio computer. Girovagai qua e là nella rete, alla ricerca d'informazioni: come pubblicare, come cercare un editore, dove spedirli, come salvaguardare il copyright, quanti soldi pagare, come farsi pubblicità, come aprire un blog.
Aspettate un attimo, credo che l'ultima parola non centri nulla. Cos'è un blog e cosa centra con lo scrivere ed il pubblicare? Semplice. Un blog è un diario, un insieme di pensieri, un modo come un altro per far sentire la propria voce e far notare al mondo che esisti anche tu. Sì sì, proprio tu che, magari, hai smesso di leggere quindici righe fa (torna indietro, altrimenti non ci capisci nulla).
Scelsi la piattaforma che mi consentiva di aprire un colloquio con i miei visitatori. La maggior parte delle piattaforme blog sono piuttosto restrittive: tu scrivi, meglio posti, qualcuno legge, un indicatore ti dice quanti leggono, qualcuno commenta e tu non rispondi ai commenti. In alcuni casi, la piattaforma ti costringe ad iscriverti al sito collegato, aprire casella di posta e ricevere spam e quintalate di schifezze pubblicitarie. Ecco, scartai a priori ogni robaccia di questo tipo. Iniziai a leggere qua e là i blog, milioni di post. Notai che la maggior parte, tranne una, limitavano i commenti a un salutino veloce, senza scambi di idee. Pochi commenti qua e là. Eh no! Non mi stava bene: dovevo dare visibilità al mio personaggio.
Scelsi i blog di tiscali: se ci andate e li confrontate, ad esempio, con quelli di splinder, vi renderete subito conto della differenza. Sono più semplici da aprire: avete una mail anche se non di tiscali? Il gioco è fatto. Veste grafica lineare. Possibilità d'inserire fotografie e riferimenti. Senza avere una laurea in informatica e con il minimo sforzo. Mentre aprivo il mio blog, mi accesi una sigaretta: inventai il nome del mio personaggio utilizzando un accendino.
Fatto questo dovevo presentarmi. I primi post erano veri: io che dicevo ai blogger che ora ce n'era un altro. Primi commenti e visite. Un blogger, in particolare, che ora grida orgoglioso di avermi tenuto a battesimo.
A questo punto non dovevo far altro che mettere le mani sui fogli virtuali sparsi: ed ecco la casalinga frustata, professoressa (lo sono), madre di due figli (lo sono) e moglie allegra che scrive le sue avventure. Quanto c'era di me dentro quel blog? Nulla, ma tutti, dico tutti, i miei visitatori ci sono cascati. Non ero io a rispondere ai loro commenti, ma il mio personaggio che lavorava per me.
S'intende che mantenere vivo un blog costa fatica. Devi postare almeno una volta la settimana, se non di più, rispondere ad ogni commento che ti è dato, andare nei loro blog, spargere complimenti a destra e a manca ma non ignorare le critiche costruttive, mai offendere il tuo interlocutore e, dulcis in fondo, scaricare msn e continuare la recita. Perfettamente riuscita per più di un anno.
Ora, dico, il mio personaggio piace, il che significa che qualcuno potrebbe andare oltre e leggere il libro. Trovo il Rifugio. Adoro leggere e la lunga estate noiosa s'avvicina. Approfondisco i soggetti di lettura incrociata. M'iscrivo a quasi tutte le proposte (lasciamo stare le poesie che non capisco) che leggo abitualmente, racconti, romanzi, fantascienza e saggi scientifici.

Per chi scrivo questa cretinata di racconto? Per uno scrittore serio, che mi ha contattato e spedito un racconto di fantascienza da leggere e commentare. Lancio la mia idea. A lui piace, andiamo avanti con mail di complimenti per un poco di tempo, accetto una proposta piuttosto interessante: descrivere la mia idea del blog-libro e farlo diventare un progetto. Poi, quando giunge il momento, quello vero, di farmi conoscere, che faccio?

Ci siete fino a qui? Che faccio? Sì, che faccio? Sono una di quelle persone che corrono per arrivare all'appuntamento, curando ogni particolare e poi, davanti alla porta, non bussano e tornano indietro. L'idea, intendiamoci, è bella: un blog-libro, per tutti gli autori in erba che vogliono controllare se il soggetto creato ha qualcosa da dire.
Il mio personaggio, però, aveva esaurito le proprie risorse. Senza pensarci un attimo, come ogni mente creativa (credo di esserlo visto che insegno matematica) sa fare quando s'accorge che le cose stanno andando male, uccido il mio personaggio, chiudo il blog, n'apro un altro. Non mi faccio riconoscere subito, ma spargo la voce, mi faccio sentire, attiro i visitatori: anche in un blog l'anima del commercio è la pubblicità.
Inizia un nuovo periodo. Rimetto insieme alcuni appunti sparsi e nasce un nuovo personaggio, ma, siccome non voglio farlo sparire del tutto (guardo Beautiful tutti i giorni), devo prima motivare la mia scomparsa: è il primo post di un nuovo blog-libro, profondamente diverso, più maturo e meno diario.
I blogger che mi conoscono sanno che sono io. Quello che non riusciranno mai a capire è chi io sia realmente:
la donna frustata di prima?

L'autrice che ritiene di avere tra le mani l'arma potente chiamata creatività?
La psicopatica in cerca di filosofia spicciola su come superare il male di vivere?
O, piuttosto, un personaggio in cerca d'autore?
Ecco, quello che potevo scrivere l'ho scritto. Al mio nuovo amico l'ardua sentenza.
Annoiati? Su, dai, è finito.

Avete qualcosa da dire sull'argomento? mandate la vostra opinione usando il form apposito,
potrebbe essere utile ad altri autori.

Dopo questo articolo, sono state poste alcune domande all'autrice. Alleghiamo le risposte che potrebbero interessare tutti:

1) Perché lo intitoli “...e rimanere delusi”?

Nel blog conta catturare l'attenzione: il titolo, come in un giornale, deve catturare l'attenzione e favorire l'approccio al post. C'è sempre qualcuno che attende il fallimento di qualcuno: la parola delusione attira molto più di un termine positivo.

2) Se sei delusa, perché hai tirato avanti un anno e ne hai aperto un altro?
Che cosa ti aspettavi di ottenere quando hai iniziato e che non hai avuto?

Io non sono delusa, al contrario. La Merit ha detto tutto quello che aveva da dire ed io ho ottenuto lo scopo che mi prefiggevo: farmi conoscere. Per dirla con le parole di una mia nuova commentatrice (Rita): ho parlato di luce, ora parlerò di buio.

3) Non insinuerei che “uno qualsiasi dei professionisti che vendono best sellers” possa rubare le idee ai principianti. Non mi risulta sia mai successo.

Infatti, se leggi bene, ho aggiunto una frase sulle idee poco originali: il grande scrittore può permettersi di scrivere banalità mantenendo la sua fetta di pubblico, noi poveri piccoli esordienti siamo, invece, costretti ad essere originali. Non un'accusa, ma una supposizione. Un esempio? In questo periodo sto studiando Bevilacqua, così tanto per confrontare svariati stili di scrittura. Hai notato come i personaggi e le storie sembrino sempre uguali e conformi a sè stessi? Però, lui è Bevilacqua.