Poi si chiuse in camera e pianse

Aveva deciso di parlargli.
Sì, quella sera a cena aveva deciso di dire a suo padre che non sarebbe più andata a Roma.
Si sedette a tavola; versò un po’ d’acqua nel bicchiere e...
«Papà, ho deciso di non andare più a Roma!»
«Ma sei sicura? Eri così entusiasta di andare studiare lì. Dicevi che finalmente avresti avuto il tuo spazio, la possibilità di staccarti dai legami che ti opprimono... Ma, se sei felice tu!»
In quello stesso istante capì.
Capì perché voleva andare a Roma e perché ora aveva deciso il contrario.
La madre, lo studio, la solitudine e quel ragazzo facevano tutti parte di quella catena, anzi, ne costituivano il fulcro.
Capì che la sua voglia di andare a studiare in un’altra città non era dettata dalla voglia di fuggire da una vita di provincia opprimente, no...
...lei fuggiva da ciò che non aveva!
A Roma avrebbe studiato in un’università all’avanguardia con materie bellissime. Avrebbe vissuto da sola ma in una casa con altri ragazzi. Avrebbe potuto far vedere agli altri quanto fosse in gamba e che tutto sommato non era poi tanto lontano il sogno di fare la giornalista!
Ma tutto ciò non sarebbe mai potuto accadere dal momento che lei non ne sarebbe stata in grado.
Fino all’età di 18anni era vissuta in un paesino di provincia con idee ristrette e possibilità ristrette, ma con l’università che desiderava frequentare lei; con gli amici che conosceva da sempre ma, soprattutto,quel paesino di provincia aveva una cosa che nessuna metropoli o importante soddisfazione personale avrebbe potuto offrirle: l’affetto di suo padre!
Dalla morte di sua madre non era riuscita più a legare con nessuno.
Ora era diffidente,sempre nervosa e preferiva stare con le solite persone che la conoscevano da sempre.
Non voleva più stare male dopo che le due uniche persone a cui aveva letteralmente aperto il suo cuore, il destino gliele aveva portate via.
Sua madre è morta di cancro e con lei sono morte la caparbietà,la voglia di vivere e la felicità di sua figlia.
In quello stesso periodo però conobbe un ragazzo.
Il suo sorriso e le attenzioni che le rivolgeva le fecero avere uno spiraglio di speranza. Forse la vita non era finita, forse c’è qualcun altro al quale poteva voler bene,ma quando lui decise di buttare nella spazzatura quella storia non si accorse che stava buttando via anche il suo cuore e i suoi sentimenti.
E così tutto tornava ad essere buio, insignificante e vuoto.
Vuoto... sì!
Vuoto perché nella sua fottutissima vita di provincia non aveva una vita normale, una famiglia normale e un ragazzo normale.
Da cosa scappava allora? Da Chi?
Se lo chiedeva tutte le notti,tutte le volte che pensava a sua madre.
Ma in quell’attimo aveva capito che la cosa giusta da fare era restare lì.
Non avrebbe potuto farsi una vita nuova, degli amici nuovi o conoscere ragazzi nuovi perché non era stata capace di crearseli a casa sua,nel suo paesino,accanto a suo padre...
«Erminia non mangi? Dai che si fredda!»
Le rimbombava in testa l’ultima frase che aveva detto suo padre. E più la sentiva più era decisa di quello che stava facendo ...ma non era convinta...
Si alzò dalla sedia: «Papà scusa ma non ho fame. Vado in camera mia!».
Poi si chiuse in camera e pianse...

«L’ennesimo rimpianto?? Nooo... Solo la consapevolezza che alla base di un futuro deve esserci un solido passato.»

Rosi grazie
per esserci sempre!


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