NOTA: Alcuni dialoghi contengono un linguaggio volgare

All'ultimo

Sarai dispiaciuta quando me ne sarò andato?
- lo sono sempre...
ho fatto tutto quello che ho potuto ma non è stato abbastanza.
- beh, cos’è che hai fatto?
hm... ho cercato di essere me stesso, forse però non ha aiutato eh? ...io ci ho creduto, tu invece?
- non saprei... non saprei...
eppure ricordo dei momenti in cui tutto sembrava sorriderci
- me li ricordo anche io...
e perché non siamo riusciti a dare continuità a quei momenti?
- forse la felicità va colta solo quando c'è...
forse, nella miseria di questa società, la felicità semplicemente non esiste o quanto meno non esiste in maniera duratura, è un fiore raro che una volta colto appassisce ed è difficile ritrovarlo tra il cemento, lo smog e la nebbia delle nostre città forse ha bisogno di aria pulita, forse anche noi avremmo bisogno di aria pulita, forse anche noi lontano da qui in un altro luogo, in un altro giorno, ci ameremmo.
- forse no...
forse no. Ma non posso non sognarlo prima di addormentarmi e non posso non lottare appena sveglio. La mia vita di oggi l’ho analizzata a fondo e l'ho giudicata minuziosamente, ma al futuro voglio mordere le caviglie e urlargli di fermarsi che se ne sta andando affanculo! Che quello che ci prospettano non è futuro ma è un non-futuro visto che se le cose cambiano o se non cambiano, nessuno comunque mi chiede io come le vorrei, così è mio diritto fermare tutta la giostra ed urlare! urlare: dove cazzo stiamo andando e perché?
- mmh...io e te, non saprei...
io e te, qui ed ora non andiamo da nessuna parte. Io voglio tornare indietro ai giorni felici, ai giorni in cui i problemi c'erano ma sembravano lontani, sembravano non toccarci.
- a volte sei proprio un bambino...
ohuuohuoho, vaffanculo, sì sì, vaffanculo. Non è vero, si dice che i bambini siano senza colpe. Io forse ne ho; ma voler bene a una persona lo è ?amare il genere umano, ritenere che tutti ti siano fratelli?... penso di no... ma nascere ricchi e bianchi non è una colpa? e se lo è, è colpa di chi? del bambino? dei suoi genitori? forse è colpa dei neo-conservatori, del capitalismo, della guerra al terrorismo, del neo-fascismo, della globalizzazione, dei preti, della chiesa o di dio che non esiste!
- magari sei semplicemente fuori stagione...
probabilmente hai ragione tu, abbiamo semplicemente sbagliato, ci siamo illusi, anzi mi sono illuso che le cose potessero cambiare e invece nulla cambia, l’eternità esiste ed è la palude dei nostri pensieri. Di quei rari pensieri che abbiamo. Il pensare di esser diversi e per questo migliori, quando invece abbiamo paura e così ci pieghiamo e ci adattiamo anche noi, anche con difficoltà, però quanto è bello sentirsi "normali"!?!
eh si, perché ci abbiamo provato tutti, cazzo se ci abbiamo provato ad uscire da questo ghetto, purtroppo le cose però accadono e noi ci pensiamo solo dopo e ne discutiamo per ore ma senza mai arrivare a nulla perché quello che si doveva fare, già non lo si è fatto, ed è sempre tardi, delle volte è tardi anche per chiedere scusa, ma ci si prova lo stesso, almeno per sentirsi vagamente più puliti.
posso baciarti?
- no... anzi sì...
anche se poco, anche se per un istante, abbracciandoti dimentico tutto. E ne godo, ne godo di umana gioia, perché abbiamo il dovere di ricordare ma abbandonarsi ad un consapevole oblio a volte aiuta.
- e per te io sarei questo?
No, non so cosa sei, dovresti diventare un ricordo obliato ma troppo spesso ho memoria... ora devo andare, è tardi, si fa buio e in bici fa anche freddo...
- forse una volta per un istante ti ho amato.
forse anche io, io ne conservo il ricordo e tu?
- vai piano e fai attenzione, che la fuori è un pessimo posto dove stare...

Nel mentre

Nei giorni successivi ho cercato riparo nella routine delle mie giornate.
Ho condonato le mie falsità navigandoci dentro fieramente, sono affondato nella tempesta dei miei stati d’animo per poi remarci con la mia scialuppa di salvataggio. Per dare senso alle mie giornate ho cercato di alzarmi presto, studiare, partecipare a riunioni e collettivi, lavorare, convinto che dettando i tempi fisici delle mie azioni avrei trovato una qualche serenità.
Sapevo che di qualsiasi cosa si trattasse prima o poi sarebbe passata, ma quando?
Vorrei essere in permanente rivoluzione e invece tutto è passeggero.
E poi quando la rivoluzione non c’è e tutto il resto è un fardello insopportabile, cosa fai? Arranchi da un giorno ad un altro sperando che il peso che porti sulle spalle si sciolga come sale nell’acqua?
Ti sarebbe piaciuto affrontarlo questo macigno, ma ti era impossibile, perché quando il peso che ti afferra è la solitudine, o meglio la mancanza di qualcosa qualcuno, non c’è nulla da fare, non puoi combattere contro qualcosa che non c’è.
Avresti voluto trovarti un cane ma nel frattempo era arrivato un nuovo venerdì.
Finalmente è venerdì sera.

Nel tempo finito

«Freddo fottuto!» appena in sella le gambe faticano a girare, tergiversi ma non cadi.
La nebbia rende tutto più tenue, in pratica non vedi una mazza; ma stai bene, sei rigonfio e tutto è dolce, tutto tace, così cominci pian piano a pedalare, devi farne di chilometri se vuoi rivedere casa.
Non ti ricordi? non ti ricordi niente, anche la strada ti sembra nuova ma la percorri sicuro, di cosa? non sai.
O forse sicuro che i due white russian, le sette birre sottomarca da 33, tre bicchieri di acido rosso, la mezza grappa e quell'ultima vodka ti hanno aiutato. Di certo, non a tornare all’ovile!
Non capisco se sorridi o se i meno tre gradi ti hanno congelato i muscoli del viso, comunque così non sembri molto affascinante.
Passi da un paese all'altro ma non te ne accorgi perché qui, dove l'aria è pesante e le domeniche a piedi ti intristiscono più delle domeniche normali, esiste un solo grande agglomerato urbano, il tuo regno, il tuo esilio.
Accumuli metri su metri, ora sorridi veramente, perché ti senti vivo, perché adesso l'aria gelata è una brezza leggera.
E pensare che nei giorni scorsi sei stato così male, perché? non lo sai neanche tu, e hai bevuto per dimenticarti di non sapere? Dai dì la verità!
«Cazzo però mi farei la birra della staffa, dove me la faccio?» di porte a cui bussare ne conosco, ma porte in cui mi apriranno direi nessuna.
«...apri puttana, sono stanco di prenderle. Voglio dirti che ti amo! Che c’è la luna di fuori! Che i savoia sono tornati, dio...! Lasciami raccontarti!»
«No che non sono ubriaco! Io non sono quello che sembro.
Non è colpa mia se sembro quello che sono. Apri, insomma, fammi entrare tesoro!...»
Grande Vinicio, peccato qui non ci sia neanche la luna, c’è solo la nebbia.

Hai passato la serata a parlare a vanvera di anarcociclismo neanche lo avessi inventato tu, parli a vanvera di un sacco di cose ma certo è che sulla tua bici nera come la notte, alle quattro del mattino fai proprio la tua porca figura, hai stile, in mezzo al nulla sei regale, sembri non far fatica. Quante volte lo hai fatto, quanti chilometri... «vai Girardengo vai grande campione, nessuno ti insegue su quello stradone..» abbracci il mondo e finisci contro l’unico palo della luce. «Ma di quel porco... ahia che male!» riparti, «come canto bene però!»

Chiudi gli occhi, oh non ti addormentare! Fatti compagnia.
Oh enk! te lo ricordi di quella volta che hai fatto la gara in bici con mic, intorno al tuo quartiere? eh te lo ricordi? sì, mic era un piccolo viziatello, il bambino con cui tutti volevano giocare e ti ha sfidato. Tu ti sei messo davanti a spingere e lui dietro a ruota, e pensavi che fosse una tattica e invece lo sentivi ansimare, faceva fatica lo stronzo! Così hai capito che ce la potevi fare, qualsiasi cosa, ce la potevi fare. Poi hai lasciato che lui vincesse, ma solo dopo anni ne hai capito il perché; lui era di cl, tu al massimo saresti diventato socio della birra moretti.
Ora tu sei sbronzo nella nebbia, lui dove sarà?
È in un piccolo medio grande cubo di metallo, andrà al cesso sgommando e per questo paga. I giovani in, hanno macchine in.
Deve essere bello mantenere il sistema, anche se inquina un po’!

Intanto pedali e ti chiedi se ne vale la pena, un mucchio di volte fai fatica, arranchi ma vai avanti, ne vale la pena? Buttarsi di testa in tutto, in ogni nuova relazione, in ogni nuovo progetto, sempre dritto verso la meta; sennonché alla meta non ci arrivi mai che ti sei già schiantato contro un muro e non sei quasi partito. Perché partire verso un fallimento? Forse non è meglio rimanere fermi al sicuro? forse è meglio concentrarsi sulla guida e pedalare che in questa nebbia del cazzo ti ci sei perso e poi, come insegna il buon Orwell, ci sono occasioni in cui conviene combattere ed essere sconfitto piuttosto che non reagire affatto.

«enk dove cazzo ti sei cacciato?» boh, cosa cazzo c’è la infondo... l’anarchia ha come fondamento l’eliminazione dell’autorità coattiva dell’individuo sull’individuo... bene! sono in piazza. E sorrido, perché per scrivere su questo muro io e ste ci siamo dovuti caricare due ore a casa sua a suon di martini e coca, martini e succo di pera e martini e basta. Poi felici e contenti con due pennelli e una tolla di nero siamo usciti, finita l’operazione, tronfi come degli dei, siamo tornati a casa sua a festeggiare. Martini e coca, martini e succo di pera e martini e basta. A volte le cose finiscono come sono iniziate. E se sono partite bene è meglio così e poi a casa di ste il martini non mancava mai.

«Ok, sai dove sei, ma comunque non sai dove andare, stupida nebbia!» Non vedi a un
palmo dal naso, «avrei bisogno di un’idea ma qui non ci sono neanche le lampadine. Buona, …prendo a sinistra.» Presa una decisione la tua mente torna là dove è sempre stata, da lei. Tra le sue braccia. E non ti chiedi più perché non ha funzionato, non vuoi più sapere come è possibile che un giorno voli a un metro da terra e il giorno dopo sei l’ultimo degli stronzi, è così enk, guardala in faccia la realtà. Guardo e vedo solo bianco e qualche luce ogni tanto, «qui il primo stronzo che passa in macchina mi mette sotto!»

Il naso ti sgocciola come una fontana, «potrei attaccare la dinamo! Fatica inutile, pedala e non dire niente! canta!» fuck the border! fuck the border! yeahe! «cazzo di salita! he he he!» cambio rapporto, la catena scende davanti e sale dietro e mi viene in mente screaming for change, sento solo la catena in trazione, il resto tace e sono felice.
Ormai è un’ora che giri, dovresti esser già sotto le coperte a sognare nuovi mondi e nuovi amori, invece sei qui a inseguire; chissà poi se è vero che insegui o se semplicemente scappi nella notte, da una casa non tua da una vita che non ti si addice, scappi dalle cose che hai, pensando di inseguire quelle che vorresti.
Non lo so, ma pedalo più forte, odio e amo e pedalo più forte, penso e ricordo e pedalo più forte, mi incazzo e pedalo più forte, mi innamoro e pedalo più forte, canto e sbraito e pedalo più forte, sogno la rivoluzione e pedalo più forte!
Così pedalo, macino chilometri, sento la meccanica, mi cade la catena, sistemo e riparto.

A 34 km da me luca è strafatto, troppe piste sono dure da digerire in una sera. Cerca le chiavi, le trova; la sua grossa grigia auto è ancora dove l’aveva lasciata. È stata una serata del cazzo, quella troia di patty dopo averlo mandato affanculo si è fatta mezzo locale, lui si è finito tutta la bamba che aveva ed ora con uno dei suoi 50 euro va a farsi una puttana, una vera puttana.
Prende il vialone, fa un primo passaggio di ricognizione, alla rotonda torna indietro con una idea fissa, la negretta!
Fatto.
Ora con il cazzo molle e contento come una pasqua ingrana prima seconda e terza, romba nella nebbia a tutta velocità, l’abs l’anti-roll system, l’eds i congegni e le bestemmie varie lo proteggeranno, e poi l’auto è tedesca. Sicura.

Sicuro che la vita non finisce in questi palazzi, in queste case popolari, in queste strade-autostrade, sicuro che domattina ti sveglierai e avrai ancora la forza, il coraggio e la voglia di sorriderti allo specchio, fai salire la catena sulla corona più grossa e pedali intensamente, mancano una rotonda, due stop, un’altra rotonda e sei arrivato. «Anche questa volta ce l’ho fatta!»
Anarchia è andare in mezzo alla strada in mezzo alla notte con le braccia alzate, sicuro che domani sarete in due.
La rotonda la prendo senza guardare, sento, non arriva nessuno. Curva in piega sull’asfalto viscido, l’ultimo brivido prima del riposo.
L’ultima rotonda, non guardo, non si vede niente, devo svoltare a sinistra, due grossi fari sbucano dalla nebbia.
Poi una jeep da 2355 kg mi investe, attendo qualche nuova di me che mi rassicuri; grazie luca, non produco più, non consumo più, semplicemente muoio.
Ora vado.


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