"Così alla fine se n'è andato".
"Già. Pensavo non sarebbe mai successo".
L'aria nella taverna era resa irrespirabile dal fumo denso dei bracieri e dai vapori che si levavano dal grosso pentolone posto sul grande focolare.
Il silenzio era quasi più pesante dei fumi unti della locanda.
"Rosso!" chiamò l'uomo che aveva parlato per primo "Tu vivi vicino alla casa del vecchio... Che tipo era?"
Un individuo gigantesco si alzò dalla propria panca accanto al focolare e si accomodò su una grossa botte posta a capotavola, prese un boccale che qualcuno gli stava offrendo e ne trangugiò la birra mescolata a idromele con sorsi lunghi e rumorosi.
Si asciugò la bocca con il dorso della mano e cominciò a parlare con una voce profonda e roca che molto si accordava col suo aspetto.
"Per quello che mi riguarda lo straniero era un buon vecchio".
Un biondo sui quarant'anni sghignazzò rumorosamente "Sarà anche stato straniero, ma da quando sono nato l'ho sempre visto girare qui attorno. Era già vecchio quando mia madre era una bambina".
"è vero" ammise il Rosso "non si riusciva a capire quanti anni potesse avere. Lo guardavi camminare e pareva più vecchio della terra, poi gli parlavi, lo guardavi negli occhi e sembrava di vedere lo sguardo di un ragazzino. Comunque era vecchio, molto vecchio... ed era stanco e amareggiato".
"Sono d'accordo" confermò il falegname, un anziano del villaggio dalle mani talmente piene di schegge di legno da essere livide. "Ogni tanto andavo da lui, per fargli qualche lavoro in casa. Gli sistemavo le cose che si rompevano, un po' perché mi faceva pena, un po' per riconoscenza..."
"Quante volte ha guarito il tuo ragazzo?" chiese il Rosso interrompendolo.
"Cinque volte" rispose il falegname "il mio ragazzo non è mai stato una quercia. Quando Scricciolo stava male diventava rovente e non riusciva a respirare dalla tosse che lo prendeva. Così lo portavo dal vecchio e lo lasciavo a dormire da lui per due notti. Quando il piccolo mi tornava a casa era più vigoroso di prima".
"Non so se fosse uno stregone, ma se anche lo era per me era una persona giusta" sentenziò un giovane dai capelli neri e dal naso aquilino che fino a quel momento era rimasto in silenzio, bevendo birra a piccoli sorsi.
"Cosa ne sai tu, Ranocchio" chiese il falegname.
"Spesso, stando sul lago a pescare, mi capitava di incontrarlo che faceva il bagno..."
"Mai visto uno lavarsi così tanto come il vecchio straniero..." lo interruppe l'oste che si era fermato ad ascoltare la conversazione.
"I soldati della guarnigione, lo fanno". Affermò Ranocchio lanciando un'occhiata torva all'oste. Non era abituato a parlare e quando parlava non amava essere interrotto. "Dicevo che lo vedevo spesso al lago e mi faceva impressione, quando si spogliava per lavarsi, vedere il corpo avvizzito coperto di cicatrici. Deve avere passato dei brutti periodi, anche se non so chi potesse avercela avuta con un uomo così pacifico".
"In effetti mia madre mi disse che quando giunse nel nostro villaggio aveva l'aspetto di un animale bastonato. Un po' come quei cani che vengono battuti troppo e dopo hanno paura di tutto e si tengono nascosti" disse il biondo. "E da come si comportava lo straniero la mano che l'aveva bastonato non aveva avuto pietà".
Tutti i presenti, improvvisamente, si guardarono attorno trattenendo il fiato. Quando si accorsero che nell'osteria c'erano solo dei compaesani e nessun soldato o servo del forte si rilassarono.
La porta si aprì ed entrò un giovane alto dai lineamenti affilati che si guardò attorno cercando qualcuno nell'aria fumosa.
"Scricciolo!" Lo chiamò il falegname.
"Padre." lo riconobbe il giovane, poi avvicinandosi, con tono più basso. "Potresti non chiamarmi così quando ci sono altri...".
"Non te la prendere" disse Ranocchio "mica tutti possono essere degli orchi come il Rosso. Ognuno si guadagna un soprannome che lo seguirà fino nella tomba. Credi che Ranocchio mi faccia impazzire? Però mi ci sono affezionato".
"Piuttosto" incalzò il Rosso "tu che sei stato spesso a casa dello Straniero, parlaci un po' di lui. Che tipo era, quando era solo?"
"Era sempre solo" rispose Scricciolo.
Bevve un po' di birra raccogliendola dal secchio posto sul tavolo e si sedette con un'espressione triste sul volto.
"Era difficile non affezionarsi a un vecchio così." Riprese il ragazzo "Era sempre pacato e gentile, parlava piano e spesso si fermava e il suo sguardo vagava nel vuoto per ore, con l'aria malinconica, come se pensasse a cose lontane".
"Perché aveva paura dei soldati? Perché li evitava?" chiese l'oste.
"Tu perché li eviti?" ribattè ridendo il biondo.
"Per lo stesso motivo per cui ne stai alla larga tu. Se sono attorno puoi stare tranquillo che nessuno ti farà nulla, basta che loro stessi non si interessino a te".
"Il vecchio non aveva paura dei soldati." riprese Scricciolo. "Mi disse che lo avevano salvato, e che senza di loro sarebbe morto di una morte atroce".
"Non mi avevi mai detto nulla di tutto questo..." lo riprese il padre.
"Avevo promesso che avrei tenuto tutto per me. Ma ora che è morto questo segreto non mi sembra più così importante".
"Prosegui, Scricciolo. Fuori c'è la tormenta e la sera è giovane. Domani nessuno lavorerà se la neve continuerà a cadere così tutta la notte." lo incoraggiò il Rosso.
"Una delle cose che mi ripeteva spesso era il fatto che non riusciva ad abituarsi al clima. Non aveva mai visto piovere così tanto come qui da noi. Diceva che nel suo paese pioveva poco e non nevicava mai".
"Doveva venire da molto lontano, forse dal paese dei Galli." osservò Ranocchio.
"Può essere. Nella terra dei Galli prosperava una comunità di santoni e maghi molto potente. Sono stati perseguitati e annientati tanti anni fa, ma molti dicono che alcuni siano riusciti a fuggire. Il vecchio poteva essere uno di loro oppure un discepolo che si è messo in salvo attraverso il mare." disse l'oste.
Tutti annuirono. Lui che era continuamente in contatto per affari con la fureria del forte conosceva il mondo come pochi altri nel villaggio.
"Ricordo che nelle lunghe giornate passate a casa sua, nell'attesa che la malattia se n'andasse, mi raccontava alcune cose della sua vita." narrava Scricciolo. "Mi raccontava come la sua vita avesse perso di senso tanto tempo fa".
"Che cosa diceva? Ormai è morto e sono due giorni che il suo corpo giace nel letto di casa sua, non potrà offendersi se ci racconti ancora un po' di lui." disse il Rosso. Poi guardò gli altri torvo. "Dovremmo deciderci a fare un bel fuoco per scongelare la terra e seppellirlo, una buona volta. In fondo era un nostro buon vicino, anche se nessuno lo conosceva bene e non aveva una famiglia".
"Mi raccontava" riprese Scricciolo. "che i soldati lo avevano salvato quando una folla inferocita era decisa a massacrarlo. Mi diceva che lui non se lo aspettava. Era rassegnato a un terribile destino, ma un comandante si era imposto e lo aveva tolto dalle mani dei suoi aguzzini".
"Per una volta i soldati hanno fatto qualcosa di buono." disse Ranocchio.
"Sì, però lui non sembrava molto contento della cosa." sottolineò Scricciolo.
"Era un po' matto, in effetti." osservò il falegname.
"Chissà com'è arrivato fino a qui?" disse, quasi parlando a se stesso, il Rosso.
"Mi diceva che era arrivato a piedi, per espiare una colpa. Mi diceva che aveva visitato popoli e paesi lontani e sconosciuti. Aveva conosciuto usi e parlate inconcepibili per noi. Poi, un giorno, era arrivato da noi, aveva visto le nostre verdi colline, il mare agitato e pensava di essere giunto alla fine del mondo. Per questo si era fermato nel nostro villaggio." Proseguì il figlio del falegname "Diceva che si era fermato per aspettare. Credo che aspettasse la morte come una liberazione".
"Certo che doveva aver compiuto qualcosa di terribile se una folla inferocita voleva giustiziarlo. Faccio fatica a credere che il vecchio possa aver fatto cose terrificanti. Mi è sempre sembrata una buona persona." disse il biondo.
"Ricordati che la gente cambia. Non sappiamo che tipo possa essere stato da giovane." lo ammonì l'oste.
Tutti rifletterono in silenzio sulle parole del locandiere, chi bevendo, chi osservando il fuoco, chi, semplicemente, non facendo nulla.
"Sia come sia, io e Scricciolo domattina lo andiamo a seppellire." disse il falegname. "Ha fatto tanto per noi che pensare al suo cadavere fuori dalla madre terra mi dà fastidio".
"Vi darò una mano." si propose il Rosso.
Ranocchio guardò fuori della finestra. "Nevica. Domani non potrò uscire sul lago. Sarò anch'io dei vostri."
L'oste sospirò. "Alla mattina non si fanno mai buoni affari. Penso che non mancherò alla cerimonia."
"Se ci siete tutti, allora verrò anch'io. Faremo più in fretta e forse nessuno prenderà il raffreddore." disse il biondo, con l'ironia che gli era solita.
Si alzarono tutti e fecero per uscire, stringendosi nei ruvidi indumenti di lana grezza e di ruvida pelliccia.
Il Rosso si fermò all'improvviso e chiese: "Qualcuno ha idea di come si scriva in runico il nome del vecchio? Non vorrei mettere sulla sua tomba una pietra liscia."
Tutti si guardarono scuotendo la testa.
"E' un nome troppo strano per la nostra lingua." disse Scricciolo.
"Allora lo scriveremo con l'alfabeto dei soldati." decise l'oste, l'unico tra i presenti che sapesse scrivere. "sulla pietra incideremo 'IESUS'".


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