Voglio scrivere il perfetto racconto minimalista.
Senza una sola parola che non sia indispensabile, senza un segno di punteggiatura che non sia fondamentale.
Sarà un racconto di fatti e dati; un resoconto preciso e dettagliato, senza fronzoli e perifrasi. Parlerà, descriverà, definirà ogni argomento che si troverà ad affrontare. Tutto risulterà semplice e indiscutibile.
Delineerà i concetti come un lampo che staglia una sagoma nella notte. Senza tergiversare, vietato dilungarsi, il superfluo è da abolire e condannare.

Narrerà di un uomo che ama una donna, ma il cui amore viene tradito. Una storia come tante, ma in cui ogni cosa sarà esclusivamente se stessa, senza aggettivi né opinioni né considerazioni. L'uomo sarà solo un uomo, dai limiti e virtù comuni. Innamorato, certo, ma questo è l'unico aggettivo che gli concederò. E la donna, sarà ancor meno. Cosa abituale, nella nostra società. Non si vedrà, nessuno ne parlerà. Verrà ricordata solo dalla sua assenza.

E l'amore? Certamente tradito: non esiste un diverso tipo d'amore.
Ossessivamente ricordato dal protagonista, incapace di accettarne la fine.
Nessuno ti ama più, uomo! Questo gli dirò, ma lui non ascolterà. I figli non ascoltano i padri, e io sarò per lui più di un padre: sarò il suo dio, il creatore. È giusto che mi ascolti ancor meno.

Continuerà quindi ad amare e l'amore lo porterà all'odio. Percorrerà la strada canonica che solo lì conduce: la perdita della ragione, l'abbandono del logos.
Smetterà di pensare, di ragionare, di capire e soprattutto di voler capire.
Cercherà la facile certezza, il dogma, l'autorità. Accetterà e si abbandonerà.
Sacrificherà la libertà e l'autonomia per sfuggire la paura. È la paura che trasforma l'uomo in suddito, spingendolo a rinunciare a tutto ciò che è per ottenere ciò che altri dicono di avere. Ma la colpa non è della paura, né di chi la prova. È solo di chi la genera e la cavalca.

Entrerà in una setta. Forse religiosa, forse politica, non ho ancora deciso.
Poco cambia. Potrei anche piazzarlo davanti a un televisore a sorbirsi propagande e sermoni e televendite, sarebbe lo stesso.
Quel che è certo è che lì, ovunque sia, finirà il suo ruolo di uomo. Non più dotato di libero arbitrio diverrà un meccanismo sostituibile, un ingranaggio tendenzialmente inutile.

Non sarà più il protagonista, ma solo uno come gli altri. In quel luogo, perderà la sua unicità. Non si potrà nemmeno più considerarlo raro, nel suo essere comune. Diverrà banale, superfluo. Probabilmente anche un po' fastidioso.
E a quel punto, non mi resterà che mettere un «punto».


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