Ferragosto. La notte magica. La notte delle sbronze e dei falò.
Avevo già iniziato a preparare le valige. Inizialmente non mi piaceva quel posto, poi verso la fine invece... mi dispiaceva mollarlo. Ma le vacanze non durano in eterno.
A lungo aspettai quei giorni di vacanza ...per rimettermi a posto.
Dopo la partenza aspettai il ritorno a casa ...per rimettermi a posto.

Prima del ritorno ci fu la lunga notte in spiaggia. Mi convinse ad andare una del posto, una morettina di quindici anni. Accettai perché avevo saputo che ci sarebbe stata anche una di Palermo, che alloggiava nel mio stesso albergo.
Avevamo già ballato insieme, ma non avevo tirato fuori una parola. Era tutto così perfetto quella sera. Eravamo finiti a ballare insieme, per caso. Sembravamo due fidanzati o qualcosa del genere. Lei non mi guardò mai negli occhi. Indossava un vestitino delizioso. Quando la musica finì, tornammo ai nostri posti. Non le avevo chiesto nemmeno il suo nome.

Anna.
Sentii pronunciare il nome, una mattina in spiaggia. La madre la stava chiamando, perché aveva bisogno che le andasse a comperare un pacchetto di sigarette.
Anna era in vacanza con la famiglia. Una famiglia numerosa, in compagnia di altre tre famiglie sempre di Palermo, con cui erano molto amici.

Dopo uno spettacolo di fuochi d'artificio, scesi in spiaggia insieme agli altri. Accesero un falò. Eravamo circa quindici e c'era abbastanza movimento intorno.
Non mi sentivo a mio agio, in camera avevo "Viaggio al termine della notte" del vecchio medico Cèline, ma non mi sembrava il caso. Dovevo restare. Anna era lì, quasi vicina a me.
Biondina, parlava poco, raccontava qualcosa su Palermo.
Un tipo iniziò a raccontare storie di fantasmi, certe menate che facevano più ridere che altro. Una tipa tirò fuori una bottiglia di Martini. Se lo passarono. Accesero qualche sigaretta. Un'altra tipa mezza andata di testa, iniziò a parlare di politica, del governo, del presidente, della sinistra incapace e senza leader, del primo ministro venditore di materassi.
La tipa passò tutto il tempo a protestare da una parte all'altra d'Italia. E venne mezzanotte e mezzo. Io guardavo il fuoco.
Un capellone con una bottiglia in mano si alzò in piedi e disse «Ragazzi prendiamoci tutti per mano e via, in acqua».
E tutti in piedi, e tutti per mano e via in acqua. Iniziammo a schizzarci, risate, tutti che se la spassavano.
Poi di nuovo davanti al falò. Sotto le stelle. La luna era particolarmente bella.
Cercai qualcosa nella mia vecchia testa arrugginita, una bella battutina per farla ridere. Ma non mi venne in mente niente. Non facevo altro che pensare a quando avevamo ballato insieme. Io e lei. Sembrava che non ci fosse nessun altro intorno. Mi sentivo bene, la sua mano era stretta alla mia, l'altra era appoggiata sul suo vestitino.

Arrivarono in spiaggia dei fracassoni, con macchine e musica a palla. Erano ubriachi fradici. Si misero seduti per un po' con noi.
Me ne stavo a guardare il fuoco.
Mi voltai, ed uno di quei fracassoni era vicino a Anna.
Tornai a guardare il fuoco e a giocherellare con la sabbia.
Mi voltai ed uno di quei fracassoni aveva un braccio intorno ad Anna.
Tornai a guardare il fuoco, pensai al vecchio London. Non so perché mi venne in mente. Martin Eden, gran bella storia. Ma che poteva entrarci Martin Eden con quel falò?. Era affogato, lui.
Mi voltai, Anna e quel tipo bevevano birra, lui la faceva ridere. Tutti se la stavano spassando.
Dove erano finiti gli scrittori, i libri, gli eroi, gli antieroi? Non potevano aiutarmi, quella era la vita reale, la mia vita.
Il tipo che stava vicino ad Anna, si alzò in piedi. «Ragazzi, ho conosciuto questa bellissima ragazza, Anna, tra due settimane parto per il Brasile voglio trovare i miei veri genitori, sono stato adottato.»
Applausi. Applausi.
Anna e quel boia di nuovo vicini. Stretti, stretti.
Il falò della malora, la vacanza della malora, il posto della malora. Volevo scappare, odiavo di nuovo quella vacanza. Per tutta la vita ho desiderato di scappare io. In fondo sono uno tragico. Eterno vagare, per non arrivare mai da nessuna parte. La verità è che non stò bene in nessun posto, per questo ho sempre voglia di alzare i tacchi. Ma questo non centra.
Anna, piccola Anna. Hai presente Madame Bovary?. Tu diventeresti molto meglio. Madame Anna. Sono sicuro che diventeresti meglio ...basta solo che ti metti qui vicino a me e ti stringi un po' a me. Qualcuno tirò fuori una chitarra. Iniziò a suonare. Canti ecc. ecc. ecc. ...
Verso le tre nessuno parlava, nessuno rideva. Anna stava pomiciando con il pargoletto adottato. Qualcuno che vagava con la mente, qualcuno che delirava in preda ai fumi dell'alcool. Undici bottiglie vuote gettate a mare. Io guardavo il fuoco. Me ne stavo seduto sopra al mio asciugamano, con le ciabatte, con i piedi sporchi di sabbia. Non avevo sonno, non avevo voglia di andare a letto. Non mi andava più di parlare con Anna. Il ballo che avevamo fatto non contava più un cazzo.
Un tipo di Reggio Emilia iniziò ubriaco a lagnarsi del fatto che la sua donna, anzi la sua morosa... come diceva lui, lo aveva mollato. Non mi andava di ascoltarlo. Mi sdrai sulla sabbia.
Verso le tre e mezzo uno della comitiva la sparò fuori «Tiriamo dei sassi contro quella barca.»
Così ci alzammo a tirar sassi. Tutti si sentivano meglio, a me quella prostituta mi aveva lascito indifferente. Una biondina non aveva voglia di tornare a scuola, mancavano solo tre settimane. Con Ferragosto se ne va tutto. Ogni parte del corpo è come svuotata, ognuno si sente più solo. Sto dicendo cazzate...

La morettina che mi aveva convinto ad andare si mise seduta vicino a me.
«Sei uno strano te, vero?»
«Non lo so... tu dici?»
«Mi hanno detto che scrivi?».
«Sì... mi capita di farlo.»
«Ma non sei uno famoso vero?»
«No, No. Non sono conosciuto.»
«Io ti conosco, Leonardo Morini... lo scrittore che non è uno scrittore.»
Dopo aver detto quella frase, rise un po'. Una risata molto leggera, quasi inesistente. Era bella. Il falò, lei. La volevo quasi sposare. La volevo amare ...
«Secondo me.... tu diventerai un grande... lo vedo dal tuo sguardo.»
«Il mio sguardo?»
Mi piaceva la morettina, mi stava dicendo tutte quelle cose. Pensai anche di baciarla, ma non ci fu abbastanza tempo, arrivò un suo amichetto e se ne andò... mi venne a salutare: «Se te ne vai presto... non svegliarmi tanto il numero ce lo siamo scambiati.»

Tutte quelle che mi interessavano o erano troppo vecchie o erano irraggiungibili. Me ne restai ancora lì con i piedi nella sabbia. Si sentiva il rumore del mare. La festa volgeva al termine, tutto prima o poi finisce. Verso le quattro e mezza mi alzai, piegai il mio telo, fissai il mare e il fuoco. Anna era ancora lì. Ma cosa potevo dire.. non poteva essere mia.... volevo uno che non aveva tanti cazzi per la testa. Un tipo pulito, a posto, che non aveva niente da tirare fuori. Tienitelo pure, pensai. Salutai la comitiva, si alzò solo un lieve ciao, non so nemmeno da chi.
Le strada erano vuote.
La grande notte. Tutte stronzate.
Il mattino dopo scesi a fare colazione. Alle dieci Anna ancora non si vedeva.
Aspettai fino alle undici. Niente.
Scese a pranzare verso le tredici. Era ancora assonnata.
La volevo solo rivedere, ancora una volta.
Poi presi i miei bagagli e andai ad aspettare i miei nella hall.


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