Prima parte

Poco sotto l'orizzonte sorge un piccolo mondo, il mondo delle fate.
È un mondo meraviglioso dove esiste solo la felicità.
È un mondo meraviglioso perché tutto è bello.
È un mondo meraviglioso semplicemente perché non esiste niente di più bello del loro mondo.

Il piccolo mondo, abitato da magnifiche creature, è governato da una fata anziana: Elektra, che ha anche il potente dono di guarire elfi, gnomi e fate!
Elektra governa il suo mondo da circa due secoli, le fate sono soddisfatte di lei e del suo operato.

Un giorno Morgana, la nipotina di Elektra, andò a trovarla nel suo palazzo e scoprì che la povera fata lavora troppo per rendere felice le altre.
La piccola, decise di aiutarla in qualche modo, e cominciò a perlustrare tutte le stanze del palazzo, per capire come essere utile. Era un palazzo davvero grande!
«Avrà più di trenta stanze» pensò Morgana. «Meglio cominciare subito».
La prima stanza era molto vasta. Le pareti erano gialle e sul muretto di fronte c'era una bella cucina. A destra della cucina, una piccola libreria con molti volumi di ricette. Morgana apparteneva ad una famiglia che poteva anche permettersi una fata che cucinasse loro le migliori leccornie.
La piccola non sapeva da dove cominciare perché non aveva mai cucinato. Prese uno dei libri e...
«Pane Elfico... Come si farà... Vediamo...» sembrava difficile...
«Prendere un po' d'acqua, della farina elfica e dell'edera spezzettata, si può fare...»
Iniziò ad impastare: «mettere sul fuoco e far cuocere per dieci minuti».
Solo dopo aver finito, si accorse di aver esagerato con gli ingredienti e di aver cucinato troppo pane elfico, così lo mise da parte per i giorni seguenti. Una pulita veloce per non far capire nulla di ciò che era successo e via.

Elektra, sentendo l'invitante odore di pane fresco, corse in cucina ma non vide nessuno se non una montagna di pane elfico.
Credette che fosse un'allucinazione, ma poi si rese conto che era tutto vero. Allora decise di dividerlo per tutte le famigliole di Città delle Fate. In effetti le famiglie non erano molte, una decina in tutto, ma ognuna di esse si preoccupava di fare qualcosa per l'intera comunità.
La sera si tenne una gran festa in onore dell'anziana fata.

Il giorno seguente, Morgana tornò al palazzo ed entrò nella seconda stanza. Non era molto grossa e aveva le pareti verdi. Era un ripostiglio, dove erano contenute le provviste necessarie per la comunità delle fate: farina elfica, edera spezzettata, polvere di fata, miele, resina, ecc...
Cominciò a mettere in ordine ogni cosa in base all'iniziale del nome, così quando servirà il miele basterà cercare sotto la lettera M.
Iniziò dalla lettera A dove mise l'anice e finì con la Z dove mise lo zenzero.
«Mi ci è voluto un po' di tempo, ma alla fine ci sono riuscita».
In fondo alla stanzetta vide delle anfore d'acqua e di vino e mise a posto anche quelle. Come la volta precedente, terminò prima di essere scoperta e poi scappò via.

Seconda parte

Il terzo giorno Morgana tornò a palazzo e ricominciò a dare un'occhiata qua e là per le stanze.
La terza stanza era particolare. Aveva le pareti di un azzurro chiaro che schiariva sempre più. Elektra usava quella stanza, non molto grande, come studio per lavorare al servizio delle altre fate. C'era un gran disordine... Morgana non capiva nulla di quello che vedeva sui mobiletti, ma sapeva che erano cose molto importanti.
Davanti a lei c'era un piccolo mobiletto marrone e al suo interno grandi libri dal titolo: «Famiglia Medusa», «Famiglia Artemisia», ecc... Ogni libro apparteneva ad ogni singola fata. Morgana rimase sorpresa da ciò perché i libri non erano molti ma solo molto spessi.
«Cosa ci sarà scritto qua dentro?» si chiese Morgana «Saranno cose private? Chissà cos'ha fatto la mamma...». E sì, perché Medusa era il nome della sua mamma. Morgana non sapeva però che non c'era scritto nulla di stano ma solo la vita di ogni fata dal momento in cui si nasceva a quando si moriva.
Incuriosita iniziò a leggere ad alta voce.

Medusa nasce dal fiore del mattino, all'alba esattamente. Ha le piccole ali di un colore chiaro, giallo direi. Ha gli occhi vivi, vispi e non assonnati come il resto delle fate. La sua discendente avrà le sue stesse caratteristiche.
Il nome è stato deciso con il consiglio delle fate. Ha molti capelli scuri per questo si chiamerà Medusa. Non è ancora in grado di nutrirsi da sola, aspetteremo ancora un paio di giorni prima di isolarla dalla madre.

Morgana rimase affascinata dalle parole usate da Elektra ma sapeva di non potersi fermare a lungo in quella stanza. Lucidò i mobili, classificò i libri in base alla nascita di ogni fata, pulì ogni angolo e alla fine del lavoro si rilassò guardando la sua bravura. Riuscì ad andare via in tempo, prima che Elektra entrasse nello studio.

La sera la piccola fata si mise a pensare a tutti quei volumi e si rese conto di una cosa: il fascicolo di Elektra non c'era! Tornata a casa andò dalla sua più cara amica, Violett, e le parlò di tutto.

«Ieri sono andata a palazzo! È davvero grande, sai? Voglio aiutare Elektra nel suo lavoro ma non voglio che lei lo sappia. Mi fido di te».
Violett rimase ad ascoltare in silenzio.
«Ieri ho messo a posto la cucina e ho fatto pane elfico per tutti, poi ho riordinato il ripostiglio con tutti gli ingredienti e alla fine Elektra ha organizzato una festa magnifica. Tutte le fate erano contente».
Violett allora disse: «Ma perché lo fai? Elektra manda avanti il nostro mondo da circa due secoli e non ha mai avuto bisogno di nulla. Perché devi fare tutto ciò?»
Morgana non sapeva cosa rispondere così continuò il suo discorso.
«Come stavo dicendo, oggi sono tornata e ho messo in ordine un'altra stanza. C'erano dei grossi volumi ma mancava quello di Elektra. Perché?»
Violett non sapeva che dirle e si limitò a farfugliare qualcosa del tipo che era stato perduto forse.
Morgana non era convinta e volle indagare.

Continua


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