Ho sognato di volare
di Tiziana Angelino
mittente: dams85
mail: dams85@jumpy.it
commento: Ho letto il tuo racconto "Ho sognato di volare" e devo dire che a parte il fatto che non capisco come una persona possa vivere due vite contemporaneamente, credo che rispecchi molto la verità. Ogni persona secondo me indossa una maschera che si adatta ad ogni situazione e che usa nel momento in cui se ne ha bisogno. Detto questo posso dire però che è un bel racconto. (bello?): simittente: massimo curzio
massimocurzio@libero.it
commento: visita www.massimocurzio.it il mio prossimo cd verterà sul sogno di volare mi piacerebbe collaborare con te per l'uscita di un libro affiancato al cd
grazie
(bello?): simittente: Sergio
Il racconto mi è molto piaciuto. Esso si sviluppa come una giornata dall'alba alla notte fonda.
La protagonista, Sara, è una sognatrice che vive la sua quotidianità affrontando quattro momenti: il mattino, la giornata, la sera e la notte.
Il mattino è caratterizzato da un senso di quiete e benessere. Una sognatrice come lei, infatti, non può che lasciarsi piacevolmente andare nel riassaporare la libertà di cui la sua mente ha appena goduto nel momento del sogno. La luce del sole ed il blu intenso del mare, inoltre, contribuiscono ad aggiungere bellezza e godimento.
Poi viene la giornata, dove Sara si immerge in una routine alienante: l'autobus dei pendolari, il monotono lavoro da contabile, il principale che quasi non la guarda neanche ed il momento del ritorno a casa (sempre in autobus). Come può uno spirito libero come il suo non essere umiliato da tutto ciò? Meno male che di sera lei riesce a dare un po' di colore a tutto questo grigiume attraverso il suo hobby della pittura e la sua evasione fantasiosa nello sfogliare una rivista patinata di posti esotici lontani.
Ma è durante la notte che Sara si riscatta veramente. La vendetta contro la giornata vuota è data dalla trasgressione di spogliarsi in un locale notturno. In questo passo del racconto, la morale comune viene rovesciata. La donna che fa un lavoro "da uomo" si sente non considerata, quasi un oggetto, mentre quando si sente gli sguardi addosso durante il suo streap-tease finalmente soddisfa il suo bisogno di non essere solo un numero ma una persona.
Questo sua doppia vita fa sí che lei non è completamente una impiegata, ma neanche una spogliarellista professionista (non si fa neanche pagare...): lei è solo se stessa in barba alla sua condizione sociale ed alla morale comune. E si sente libera.mittente: Mirko
La dimesione onirica pervade tutto il racconto.
Anche nella prima parte dove vengono descritte le grigie circostanze nelle quali si dipana la vita della protagonista, si percepisce una linea di giudizio scarna e banale per questo efficace nel creare una sensazione di attesa.
Il racconto appare come un paesaggio della mente che scrupolosamente, come il giorno e la notte, propone luci ed ombre.
In questo sembra essere la vera dualità della vita. Cercare cioè di isolare ciò che avviene veramente e ciè che invece appare solo come desiderio.
L'idea di ribaltare il sogno e la realtà non è certo nuova ma in questo caso è trattata con freschezza e spontaneità che non lasciano il tempo di pensare di aver già vissuto l'esperienza narrativa.
La protagonista veramente lavora come commessa e veramente sale sul palco a spogliarsi e, come uno specchio che gira vorticosamente lascia intravedere, ora la dimensione liberatoria ora quella frustrante continuando ad alimentare l'una con l'altra.
L'unica costante a questo punto è il sogno di essere liberi.
Efficace il crescendo narrativo che si manifesta nella scelta di chiudere con una frase laconica. (E mi sento libera).
Molto bello l'uso degli oggetti per tenere il lettore ancorato alla dimensione fisica della prima parte (il caffè nero, il cappotto blu, la scrivania di legno con la sedia girevole).
Bella anche la dissolvenza sulla pittura che stempera e ammorbidisce i toni prima della parte introspettiva. Alcune banalità evitabili come la battuta sul fatto di contare qualcosa mentre in realtè non si conta nulla. Una piccola ingenuità nel fare giudicare dalla protagonista il proprio lavoro come una cosa arida nella quale viene vista solo come una figura.
In realtà anche quando si spoglia viene percepita esattamente in quel modo per cui questo elemento da' continuità invece di toglierla.mittente: Alberto
Nel paragone tra l'essere un oggetto nella professione del contabile e l'essere libero nello spogliandosi nel locale, noto una grande contraddizione.
Mi pare infatti che la persona sia più libera come contabile dove perlomeno vende le proprie capacità, il proprio essere in cambio di una acquisita libertà presente e futura, mentre la notte nel locale regala il suo corpo inteso come oggetto per la semplice illusione di credersi libera.
La libertà è una condizione interiore che si esprime in ogni momento e in ogni attività e non nell'illusione dell'evasione o della trasgressione utili soltanto ad alimentare se stesse.
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