Tradimento

Era una mattina piuttosto fredda, ma lui non aveva potuto fare a meno di uscire per fare una passeggiata. Se una volta però lo faceva semplicemente per piacere, ora lo faceva anche per necessità vista la situazione che si era creata in casa, e che si trascinava da quasi due anni. Lei aveva scoperto il suo tradimento ed era scoppiato un putiferio d'inferno che oltre loro due aveva coinvolto l'altra, per altro ignara del fatto che lui fosse sposato. Quando la bufera si era calmata lei gli aveva fatto una singolare proposta. Lo amava ancora e sapendo che anche lui nonostante l'accaduto provava gli stessi sentimenti, gli aveva detto che potevano vivere ancora insieme, dormendo in camere separate chiaramente, sperava così che potessero ricostruire il loro rapporto. Lui le aveva risposto che sperava in una possibile riappacificazione, ma che sarebbe stato meglio non vivere sotto lo stesso tetto. Per un periodo aveva perciò cercato una sistemazione, ma non riuscendo a trovarla si era adattato alla proposta di lei, che comunque celava il desiderio di tenerlo sia pure parzialmente sotto controllo. Dopo alcuni mesi lui le aveva fatto di tanto in tanto delle avance, ma lei aveva sempre risposto di non sentirsela, non voleva che lui la toccasse neanche per gioco, avrebbe detto lei quando sarebbe giunto il momento, se mai fosse giunto aveva concluso lui dopo l'ultima volta che avevano toccato l'argomento. Da quel giorno lei era andata man mano ad essere più accomodante, ed aveva addolcito di molto i toni. Lui non le aveva dato un ultimatum vero e proprio ma aveva sottolineato che la situazione non poteva trascinarsi all'infinito.
Stava camminando ora con le mani cacciate nelle tasche e la testa china per sentire meno freddo, avrebbe fatto volentieri a meno di uscire quella mattina e stava pensando di tornare a casa quando vide un suo amico che non vedeva da anni, da quando cioè il suo amico lo salutò prima di entrare in seminario. Erano passati circa sei anni, per cui doveva aver finito gli studi in teologia, lo capiva anche dall'abbigliamento attuale del suo amico, adesso era un prete.

Il prete

Gli si fece incontro sorridendo e l'amico riconosciutolo fece altrettanto. Si abbracciarono e dopo i soliti saluti il suo amico disse:
«Prendiamo un caffè da quel tipo strano».
Mentre parlava indicò un uomo vestito in modo inadeguato dato il freddo che faceva. Era abbigliato come fosse un gelataio ed era presso un carrello con sopra quello che ricordava un frigorifero con gli scomparti per i gelati. Ma non conteneva gelati, bensì tre dispenser, uno per il caffè, un altro per il cappuccino ed il terzo per il the.
Sorseggiando il caffè cominciarono a parlare:
«Quando sono partito cose del genere non se ne vedevano» disse, e lui:
«È strano, perché è la prima volta che vedo quel tipo e il suo strano carrello, deve essere una novità, non lo avevo mai visto da queste parti, eppure abito poco distante da qui.» Ma ora parliamo d'altro. Sono passati sei anni da quando partisti per il seminario mi ricordo che sembravi rapito in estasi.»
«Stai scherzando spero,» l'amico aveva usato un tono canzonatorio, «ero certo preso dalla mia vocazione, ma tu esageri.»
Lui aveva avvertito un leggero risentimento nel tono usato dal suo amico e:
«Scusami, non volevo prendermi gioco di te ma cerca di capire, quando sei partito indossavi abiti borghesi,» a quel punto scoppiò a ridere e l'amico capì che stavolta scherzava veramente:
«Ascolta io non ho molto da raccontarti tu invece avrai molte cose di cui parlarmi. Innanzi tutto come va il tuo matrimonio, quando sono partito eravate sposati da nemmeno un anno,» l'espressione dell' altro cambiò di colpo e capì che qualcosa non era andata per il verso giusto.
«Vedi tutto andava bene, ma due anni fa c'è stato, come dire, un incidente di percorso,» smise di parlare di colpo, poi riprese, «è stata colpa mia, e quello che è peggio è che l' ha scoperto da sola. Il resto te lo lascio immaginare,» e l'altro:
«Siete separati?»
«No, viviamo ancora insieme, anche se dormiamo in camere separate. È stata lei a proporlo, io ero più per un allontanamento. Ma nell'immediato non aveva alternative per trovare una sistemazione ed ho accettato. Con il tempo mi sono adattato fino a smettere di cercare una casa. Comunque pare che si stiano creando i presupposti per una riappacificazione».
«Se è come tu dici alla fine è stata buona l'idea quella di continuare a vivere insieme, anche se da come mi sembra di aver capito, dovrà passare ancora dell'altro tempo.»
Lui fece cenno di sì con la testa poi:
«Vieni, andiamo a quella vecchia chiesa abbandonata, quella in cui non siamo mai voluti entrare perché temevamo fosse infestata dal fantasma di qualche prete. È stata trasformata in un centro sociale, andiamo a visitarla,» si avviarono.

La chiesa abbandonata

«Ascolta,» disse il prete con tono preoccupato, «quell'alveare è ancora lì? Parlo dell'alveare che c'era sotto la sporgenza del tetto di quella piccola chiesa, » ora parlava come chi sta per essere preda di una crisi di ansia, «nella forma faceva pensare a piccole dune poste in rapida successione, attaccate l'una all'altra, lo ricordo benissimo come ricordo quei giganteschi calabroni, dimmi se ci sono ancora.»
L'amico parlò con un tono quanto più rassicurante, per quel poteva, l'altro aveva sempre avuto un cieco terrore di calabroni, vespe e tutti gli insetti che potevano pungerlo:
«Ammesso che ti pungano, tieni conto che non hanno mai punto nessuno, perché pensi ti debba venire per forza uno shock anafilattico?»
«Questo è vero, ma che posso farci se ho questa paura?»
«Allora andiamo, non aver paura, e poi ci sono io con te, so che è poco ma forse ti farà sentire più tranquillo.»
Arrivarono davanti alla chiesa, il portone era socchiuso probabilmente per il freddo, ma mentre lui stava per entrare dovette fermarsi perché il suo amico si era bloccato, stava fissando l'enorme alveare. Una miriade di quegli insetti sciamavano intorno all'alveare, mentre altri entravano o uscivano dalla chiesa. La cosa però più inquietante in quegli insetti era il colore. Erano colorati di un rosso scurito come quello del sangue coagulato, le ali erano nere, un nero corvino.
«Vieni, entriamo.» Il prete si scosse e fecero ingresso nella chiesa. Da una parte c'erano quattro anziani intenti a giocare a carte, fumavano nonostante sulla testa di uno di loro, ci fosse appeso un cartello con la scritta, «Vietato Fumare.» Ragazzi discutevano intorno ad un grande tavolo mentre uno di loro prendeva appunti, due bambini giocavano a ping pong, altri seguivano la partita in modo piuttosto rumoroso. In un lato più appartato sia pure di poco una donna, probabilmente un insegnante, parlava mentre altre quattro donne seguivano ciò che diceva loro prendendo appunti. I due presero posto su di un sedile interamente in pietra, era ricavato dalla parete stessa.
«Ma non c'è un minimo di affinità nelle varie attività.»
«In effetti i responsabili, » cominciò a spiegare lui, «non sono attenti quando qualcuno fa richiesta per svolgere un'attività in questo posto, di conseguenza avviene che si verifichi quello che stai vedendo. Dovrebbero essere più attenti al tipo di attività per cui qualcuno fa richiesta, considerando i giorni e gli orari. Cosa ne pensi? Ce ne andiamo?»
Uscirono e furono investiti di nuovo dal gelo che si era fatto più pungente, ma il suo amico era troppo intento a controllare i calabroni per rendersene conto.
Poco più tardi si salutarono ed il prete gli disse che il giorno dopo sarebbe ripartito, si sarebbero tenuti in contatto per telefono.
Mentre tornava a casa ricordò quando era cominciata la sua relazione con l'altra donna: nei pressi della chiesa! Rabbrividì quando ricordò il loro primo bacio, un calabrone aveva ronzato per qualche attimo sulle loro teste, era più che sicuro di ricordare bene.
Era nei pressi di casa, ed essendo ormai ora di pranzo si chiedeva se lei avesse preparato qualcosa da mangiare, altrimenti ci avrebbe pensato lui, come avevano stabilito insieme.

Dormiveglia

Avevano mangiato, poi lei era uscita e lui si era coricato nella speranza di dormire un po', era l'unico modo per dare tregua ai suoi pensieri che ruotavano attorno al pensiero di un rapporto che sarebbe dovuto tornare così com'era una volta. Era sempre più convinto dell'inutilità di quella convivenza. Pensava che il male che le aveva fatto sarebbe tornato ad emergere nel tempo, ammesso che fossero tornati ad essere marito e moglie in tutti i sensi.
Chiudeva e riapriva gli occhi, non riusciva e prendere sonno. Appena chiusi gli occhi vedeva i calabroni, come sognasse, ma era sveglio. Sciamavano intorno a lui per poi ammassarsi sull'alveare, quando riprendevano a volare non vedeva più l'alveare, ma il volto del suo amico, rigonfio di orride sacche di sangue e pus giallastro. Tentava e ritentava chiudendo e riaprendo gli occhi in successione, ma era inutile per cui si era messo a leggere, cercando di non pensare alle visioni, erano state talmente vivide da sembrare reali. Leggendo si rilassò, e stava ancora stava leggendo quando sentì la porta di casa aprirsi e poi richiudersi.

Il calabrone

Ritto davanti a lei la guardava con lo sguardo incredulo, non sapeva se piangere o ridere, se urlare o sbattere la testa contro il muro, voleva fuggire, ma non prima di averle detto cosa pensava della proposta a dir poco assurda che lei gli aveva fatto:
«Ma ti rendi conto di ciò che mi hai chiesto? Non fai uso di droghe ne di alcol, non mi resta da pensare che tu sia improvvisamente impazzita.»
«Sono fermamente convinta della mia proposta, me l' ha suggerita...» lui la interruppe con un gesto:
«Non voglio sentirla nominare. E tu vieni a dirmi che il modo assurdo con il quale pensi di recuperare il nostro matrimonio te l' ha suggerito quella deficiente! Ti sei forse dimenticata del suo disappunto quando il mio tradimento lo hai scoperto da sola. Poverina era dispiaciuta per non averlo scoperto lei, e non essere potuta venire a spifferartelo, bella amica.
«Lei mi ha dato solo un suggerimento,» parlava cercando di essere convincente, «ho ritenuto io che avere un figlio sarebbe la scelta migliore.»
La guardò di nuovo sperando che recedesse da quell'assurda proposta, ma fissandola negli occhi e conoscendola capì che era ferma nella sua decisione. A quel punto si alzò ed andò in una delle camere, prese sopra un armadio due valigie e cominciò a metterci i suoi abiti, lei lo guardava senza riuscire a capire cosa volesse fare. Tutto si svolse in pochi minuti poi lui prese le valigie si diresse alla porta e si fermò, si voltò verso lei che a quel punto gli chiese:
«Cosa intendi fare?»
«Quello che avrei dovuto fare molto tempo fa, me ne vado! Ti farò avere mio notizie attraverso il mio avvocato.»
«Oltre ad essere un traditore, » le sue parole erano ora cariche di rancore, un rancore antico, questo lui temeva ed era avvenuto, fortunatamente in tempo, lei continuò, «sei anche un vigliacco! Posso sapere almeno dove vai?»
«No! » fu la risposta secca di lui, poi, «ti posso solo dire che vado lontano da tentazioni, visto il luogo e la persona che mi appresto a raggiungere.»
Senza aggiungere altro uscì da quella casa.
Mise in moto l'auto e partì. Fatto nemmeno un chilometro si trovò davanti alla vecchia chiesa, spense il motore e rimase ad osservare per un po' l'alveare ed i suoi enormi ed inquietanti abitatori. Ad un tratto vide qualcosa che dall'interno dello sciame cadde a terra. Scese dall'auto e si portò vicino alla chiesa, guardò a terra e vide ciò che era caduto. Si trattava di un calabrone che si muoveva ormai in modo quasi impercettibile, rimase immobile, era morto.
Lui prese da una delle tasche un fazzoletto di carta, raccolse il grosso insetto e dopo aver richiuso il fazzoletto lo pose nella tasca, risalì in auto e ripartì.


Data invio: