Una volta sceso oltre l'equatore il tempo cessa la sua fuga divenendo immobile nelle sue lunghe estati. L'unico albergo del paesino aveva accolto me e il mio bagaglio, più che altro spirituale, la camera era afosa e stretta ma era tutto quello di cui avevo bisogno; pareti bianche, un letto e un tavolo. Motivo del mio viaggio non interessa il lettore, un semplice capitolo di quella biografia minima che siamo costretti a vivere. Sceso in veranda la mia attenzione venne attirata dall'unico ospite che avevo incontrato. Un uomo beveva mate e fumava un sigaro sottile che avevo visto fumare in un luogo molto lontano; avevo la sensazione di aver ritrovato un amico perduto. È inutile dire che non lo avevo mai visto. Si chiamava o si faceva chiamare "capitano Lopez" anche detto "el flaco", era un vero mucchio d'ossa coperto di tessuti gualciti. Mi chiese da dove venissi e quando seppe che ero italiano mi invitò a bere mate con lui. Eravamo due uomini soli in una solitudine affollata di sconosciuti.
«Molti anni fa ho dovuto uccidere un tuo paesano» cominciò a raccontare la sua storia senza che io glielo chiedessi, ero infastidito ma anche curioso.
«Il vento portava l'odore del banano selvaggio, quello tenero che cresce a questa latitudine; fu il sergente a portare al prigioniero la notizia della sua condanna; verrai fucilato domani all'alba. Il condannato chiese come ultimo desiderio di poter appuntare la sua vita. Il sergente tornò dal Colonnello che aveva assistito a tutte le fucilazioni tranne la sua, stranamente acconsentì. C'è una leggenda sul mio Colonnello che voglio raccontarti: aveva commesso ogni tipo di peccato tranne l'incesto ma solo perché la madre era morta subito dopo il parto. La levatrice cieca che l'aveva aiutata nel travaglio disse che dopo la nascita del bambino l'odore della morte era fortissimo, la madre incrociò una sola volta lo sguardo del figlio. Alcuni credono che il colonnello tentò per tutta la vita di ritrovare il momento di quell' unico sguardo. Comunque sia fece consegnare al condannato dei fogli e una penna; scrisse per tutto il pomeriggio e tutta la notte fino all'alba. Andai io a prenderlo quando fu l'ora, non posso dimenticare il sorriso distante che aveva, dovevo fare il mio dovere anche se era un così bravo giovane e il Colonnello un immenso hijo de puta. «Capitano lopez tenga lei il mio diario e quando incontrerà un mio paesano lo consegni pure a lui»; accettai volentieri e ci stringemmo la mano poi aggiunse «mi raccomando miri al cure non al viso» feci segno con la testa perché avevo perso la parola. Potevo vedere il sole che spuntava oltre la foresta e il fatto che quel ragazzo non avrebbe visto il tramonto mi fece ancora più male. Il Colonnello sistemò il plotone nel cortile davanti al muro dove portai il ragazzo che guardava il cielo.
«Guarda flaco sta accadendo ancora.»
«che cosa ragazzo?»
«l'alba flaco...l'alba!» sorrideva ancora, nonostante noi, nonostante il Colonnello lui sorrideva ancora e si stupiva dell'alba. Venne sistemato il plotone d'esecuzione, quattro in piedi e quattro in ginocchio, un fucile era stato caricato a salve per darci l'illusione di non aver ucciso, sperai che fosse il mio. Ancora una volta il Colonnello ripeté la formula ..braacciarm! ...mirate ...fuoco! Il ragazzo smise di guardare il cielo azzurro dell'alba. Sul corpo vennero trovati tre fori, uno solo fatale al cuore. All'improvviso dalla foresta arrivarono tanti pappagalli verdi che si posarono sul corpo del giustiziato, lo portarono via in un volo che sparì nell'onda di piume e di echi quasi umani degli uccelli; alcuni erano convinti di aver ucciso un angelo». Il capitano Lopez finì il resoconto alzandosi e mi lasciò un foglio gualcito quasi illeggibile «è tutto quello che rimane del diario di quel giovane, le altre pagine le ho perse dopo l'esecuzione per via del vento, le vecchie comari ebree dicono che tira sempre vento dal nord quando muore un angelo». Trascrivo le poche parole leggibili ...capire che l'eternità è tutta in un giorno qualunque... capire che il tempo è nuvola e che la vita è un soffio, un respiro distante... un attimo che si perde in altri attimi.
El Flaco se ne andò tra la nebbia del fumo e le zanzare della sera. Sul tavolo la scatola dei suoi sigari, c'è l'ultimo che ha dimenticato, lo accendo e seguo le parole immaginarie del fumo pensando che siano il resto del manoscritto volato via. Avevo ancora la sensazione di avere perso un amico, ma non saprei dire se fosse il capitano Lopez o il ragazzo fucilato. Il sole dei tropici produce realtà fantastiche da non capire più chi va e chi resta, chi c'era o non c'è mai stato.
So solo che era stato un pomeriggio magico come l'acqua del rio delle amazzoni.


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