Un sogno
di Antonia
Nessun cuore ha mai provato sofferenza
quando ha inseguito i propri sogni... (Paulo Coelho)
invece a me è capitato il contrario.Prologo
Si tratta di un sogno in cui si è convinti di essere svegli e magari si avverte anche la presenza reale di qualcosa o di qualcuno accanto al letto. Allora si cerca di gridare, spesso la voce non esce... oppure ci si lamenta o si grida. Di solito sono talmente realistici che quando ci si sveglia si resta scossi per un po'. A me è successo tante volte e spesso mi sono detta che quando in sogno incontrerò un personaggio ostile o minaccioso, non fuggirò, ma mi fermerò e lo guarderò in faccia. Mi ero ripromessa di farlo ...ma stanotte, invece, non c'era da mantenere nessuna promessa, quell'uomo orrendo che aveva tormentato la mia infanzia era là, presente e reale nel mio incubo! Fai della tua vita un sogno, e di un sogno, una realtà."non ricordo bene chi lo disse, ebbene io in un sogno ho rivissuto una realtà che avrei voluto non ricordare più.
Da un sogno alla realtà
Mancava poco all'alba, la prima luce biancheggiava nella mia buia stanza e quel sonno non voleva andare via, anzi cominciava ad avere la meglio sulla mia paura.
Le mie palpebre erano ancora inchiodate le une con le altre, ma io non volevo più riaddormentarmi, perché dormire è sinonimo di sognare, ed era proprio questo il motivo per cui avrei preferito l'insonnia al sogno che avevo fatto la notte appena trascorsa. Era stato sufficiente chiudere gli occhi per entrare da protagonista in un episodio realmente accadutomi. Che si tratti di un istinto al disordine interno o di una paura nel confrontarsi con la vera realtà, sta di certo che alcuni brutti episodi della vita, con un sogno, con una inconsueta comunicazione dell' inconscio possono risvegliarsi anche quando sembrano ormai del tutto cancellati dalla mente. Ebbene, io vorrei poter penetrare nel mondo dei sogni, capire questo mondo onirico di cui parla tanto Freud, a cosiddetta autoanalisi, vorrei poter capire questa fase del sonno detta "REM" così come viene definito in termini tecnici . Stando a Freud, il sogno è solo il nostro inconscio che si manifesta e che ci permette di accedere ai contenuti repressi e al modo di lavorare dell'inconscio stesso.
Durante il sonno, io vorrei che ci fosse una specie di censura che permettesse alla mia coscienza di eliminare tutte quelle parti che mi rendono la notte, e per non parlare del giorno, inquieti. Si parla di desideri rimossi, l' appagamento di un desiderio che non è stato soddisfatto... tutte baggianate... Il sogno è così pieno di sfaccettature che ti rendano la notte e anche la mattina, assolutamente insopportabili.
Tralasciando quindi ogni preambolo, inizio subito col dire che:
«Quella mattina mi ero alzata più depressa e più "incazzata" del solito.»
«Ma che cosa ti è accaduto questa notte? Che cosa ti tormenta? posso saperlo? Sono davvero stufo di sentirti gridare e lamentare» disse mio marito, che come un fantasma era apparso alle mie spalle.
«Cosa che io odio è sentirmi qualcuno che mi parla alle spalle. La tua veemenza supera i limiti della tua delicatezza ...ma perché sei sempre così poco delicato quando devi dirmi qualcosa, oppure quando mi scuoti la notte affinché io mi svegli dal mio incubo... forse credi di fare la cosa giusta? O forse credi di cancellare il mio sogno o il mio incubo?» risposi con impeto a mio marito.
«Non fai altro che svegliarmi in modo tale che io possa ancora meglio ricordare il sogno che mi aveva tormentato e che mi aveva fatto gridare e di conseguenza non riuscire più a riaddormentarmi» dissi alla fine esacerbata.
Con un sorriso un po' forzato, mi volto verso di lui e, tralasciando tutti gli entusiasmi, gli chiedo solamente:
«Vuoi il caffè?»
«...Il caffè...!!»
«Be! Sì...!! Il caffè...!!» gli ripeto.
«Cosa c'è di meglio la mattina di una buona tazza di caffè che rabbercia una giornata storta, desta la sonnolenza, ferma l'istante amaro, dolce, con quel rumoroso cucchiaino roteante che scioglie quel pezzetto di zucchero e ti fa vivere, godere, inebriare, fa palpitare il cuore e pulsare la mente. Nero, corto, lungo, amaro , dolce è sempre buono e se al mattino ben lo gusti, il giorno, ben lo accogli, e la vita ti sembrerà più bella... Basta solo guardare quei filini di fumo fumanti, dall'aroma aromatica, che dalla moca finiscono nella tazza a liberarci dal pensare insonnolito e svogliato e... spero che mi liberino presto anche da te» continuai sorridendo col decantare il mio caffè, ma questa volta scherzando. «Beh! non esagerare come sempre ...è vero che ci vuole un buon caffè ..ma non fare come sempre un poema per ogni cosa...» disse mio marito.
Un buon caffè certamente non può cambiare quel sogno lucido che era lì ancora nei miei pensieri, credo che sia proprio impossibile.
Ma quel suo glu... glu... dell'odorosa miscela che arrivava alla fine della imboccatura della caffettiera e si versava un po' sul piano cottura della cucina... era davvero una delizia sentirlo e inalarlo!
Mentre aspetto lì, in piedi accanto alla macchinetta il momento di sedermi e bere in santa pace quel caffè, mio marito e il sogno ormai mi avevano rovinata la mia giornata.
«Dal momento che consideri la tua ansia e la tua paura come fattori sufficienti per vivere nel tuo mondo, invece di svegliarti, la prossima volta ti lascerò nel tuo incubo» proferì mio marito mentre andava via.
«Perché no! Ma piantala, per favore» gli gridai.
Anziché rispondergli come era doveroso, mi sono impegnata a bere quel cazzo di caffè, non volevo pensare né a lui e né al mio sogno, ma non era possibile perché ero così turbata e, quanto più cerchi di allontanare un pensiero sgradevole, più quello ti ritorna immancabilmente alla mente.
Con uno sforzo di volontà, molto chiaro però, avevo davanti ai miei occhi colui che aveva tentato di violentarmi quando avevo appena sei anni, e che avevo completamente cancellato dalla mia mente. Confesso che il primo choc psichico certamente è qualcosa che non si dimentica mai, però con il tempo tutto cade nell'oblio, invece, eccomi, il mio oblio si era ridestato attraverso il sogno di questa notte. Questi sogni, sono l'incrocio tra sogno e realtà, il cosiddetto "sogno lucido" Magari fosse stato solo un sogno! ma ciò che avevo sognato era davvero accaduto!
Era il tredici giugno, festa di S. Antonio,ricorreva anche il mio onomastico. Il mio nome non era stato scelto per caso da mia madre, ma solo perché era devota a questo Santo, ed era anche convinta che io ero viva solo grazie all' intercessione di S.Antonio.
Abitavo in quelle case nel borgo storico della città. Un maestoso palazzo con quei portoni enormi con due maestose ante, attaccate tramite grosse cerniere di bronzo. Un battente, quello più grande, era sempre chiuso, l'altro, più piccolo, restava aperto e solo la sera veniva chiuso con un grosso chiavistello
Il palazzo era molto antico, di appena tre piani, con la mia famiglia occupavo l'ultimo piano, un abbaino abitabile che comunicava con il grande terrazzo che era anche il solaio di tutto il palazzo Non avevamo finestre che si affacciavano sulla strada, ma solo questo grande terrazzo con il quale si saliva mediante un piano inclinato, pavimentato con il catrame, materiale impermeabile e scuro, ed era l'unico modo per respirare l'aria di Taranto, del mare e vedere il cielo, ma non potevamo giocare o camminare perché il rumore dei passi disturbava i signori dei piani sottostanti abitati da famiglie benestanti, non solo economicamente, ma anche di ceto, "famiglie nobili" come diceva mia zia.
Per noi bambini diventava anche troppo pericoloso giocare da soli su quel grande terrazzo, perché non essendoci i parapetti o le ringhiere di protezione, potevamo facilmente cadere in basso con il rischio di morire.
Ma la gioia era davvero grande, quando mia madre saliva per sciorinare al sole i panni dal delicato profumo del sapone di Marsiglia. Io, insieme ai miei cugini e sorelle, eravamo pronti ad approfittare di quel breve momento e girovagare come bambini impazziti, felici di essere all'aperto.Rientro nel sogno
Vedevo con chiarezza la mia vecchia casa, con il bagno sul pianerottolo, con quelle screpolature del vecchio intonaco che disegnavano quelle macchie enormi di umido. Tornavo a vedermi bambina, carina, magra, con i lunghi capelli castani a boccolotti che mi arrivavano fin sulle spalle, con indosso un saio ben pulito e profumato, con il lungo cordone bianco e i sandali marroni.
Ogni tredici di giugno, mia madre mi vestiva sempre così, con questa tunica simile a quella del Santo per un fioretto che lei aveva fatto quando, dopo alcuni giorni dalla mia nascita, non davo più segni di vita a causa di una brutta malattia alla gola.
Accanto a me vedevo un uomo, non più tanto giovane che portava sulle spalle un sacco di iuta grigio e fetido , quei sacchi che portavano sulle spalle i vecchi spazzini di un tempo, quando, casa per casa, andavano a ritirare la spazzatura.
Ed ecco assalirmi di nuovo la paura, mentre la mia attenzione si arrestava sulla faccia di questo uomo sporco ed infido.
Poi sentii il grido di mia madre che si ripercuoteva per tutto l'androne del palazzo, la vedevo salire di corsa, a due, due i gradini delle rampe delle scale, e sentivo quell'urlo diventare sempre più una invocazione di aiuto.
«Che succede?» Si chiedevano le persone che nel frattempo erano uscite dalle loro case.
Ero lì, davanti alla porta della mia casa a porgere al "mondezzaio", così io lo chiamavo, il bidone dell'immondizia. Ero da sola, anche se mia madre aveva pensato che in casa ci fossero le mie sorelle più grandi.
Non capivo cosa volesse da me quel vecchio, mi aveva solo chiesto un bicchiere di acqua, ed io sono entrata in casa e, mentre lo riempivo, sentii quel vecchio sorprendermi alle spalle, prendermi per il collo come se volesse strozzarmi e incominciare a toccarmi. Ero troppo ingenua e piccola per capire che le sue intenzioni erano tutto altro che quelle di rubare o uccidermi. Lo respinsi con tutta mia forza, emisi prima un fremito, come se un urlo di paura mi si fosse bloccato in gola... poi un farfugliato a-i-uto e infine, per miracolo, da quel tono quasi strozzato, per la prima volta lanciai un grido così forte da poterlo sentire perfino la gente chiusa nelle case, e mia madre che mi aspettava giù nell'androne del portone si precipitò di corsa in mio aiuto.
Cercai di liberarmi dalla sua stretta, ma non ci riuscii, eccolo di nuovo che mi prendeva dal collo, e mi incitava a guardarlo in faccia, tenendomi una mano sulla bocca affinché non gridassi. Ma, riesco di nuovo a gridare aiuto, aiuto, aiutandomi questa volta anche con i piedi che battevo sul pavimento.
Gridai fino alle lacrime e finalmente lo vidi allontanare da me, mentre assistevo alla scena, immobile, smaniosa di fuggire, ma incapace di muovermi.
Lo vedevo mentre apriva la porta che dava sul terrazzo e fuggire.
Senza sapere però che avrebbe fatto i conti con mia madre, che intanto era arrivata sul terrazzo con tutta la rabbia di una madre impazzita e preoccupata per sua figlia.
Lo prese a calci, a pugni, con la sua borsa pesante, lo colpì sulla testa, sul collo, su tutte le parti orrendi del suo corpo, però riuscì a fuggire, saltando sul terrazzo del palazzo accanto e di lui non si seppe più niente. Mi sono svegliata, gridando.
Come se niente fosse successo, io e mia madre siamo andati nella chiesa di Santo Antonio a ringraziarlo perché tutto era finito bene. Mia madre mi ha sempre ripetuto che è stato Santo Antonio che mi aveva protetto e, ancora una volta, mi aveva salvato la vita.
Questa devozione così grande di mia madre per questo Santo, il suo voto che aveva fatto quel giorno che mi risvegliai dal coma, mi impegnava ad andare con lei in chiesa, a distribuire il pane ai poveri, a vestirmi con quella tunica marrone come l'abito di Sant'Antonio e di andare dietro la processione, solo per questo fatto, io mi sentivo quasi più fortunata e privilegiata delle mie sorelle.
Tutta quella sua devozione l'ha trasmessa anche a me e, ancora oggi, prego sempre il mio Santo protettore.
Anche se il tutto potrebbe apparire solo una mia sensazione, ma per ben tre volte io sono stata miracolosamente salvata, proprio nel giorno "tredici Giugno". Sarà stato un miracolo! ...pensate ciò che volete, la verità è che io sono qui a raccontarlo, pur se il tutto mi si è ripresentato in un sogno, ma testimone direttamente di un fatto, visto, toccato e sperimentato da me ..o forse impresso da mia madre, chi lo sa ...ma se Dio vuole, può operare attraverso un Santo ."O pensi, o credi " diceva Schopenhauer,
ebbene io credo.
© Antonia
Data invio: 16/11/2006Inviate il vostro commento
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