"L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la Morte."
S. Paolo - 1 Lettera ai Corinzi 15, 19-26

"Who want to live forever?"
Freddy Mercury - Queen

 

Oramai fuori é diventato tutto buio e nevica. I fiocchi che cadono sono l'unica immagine animata di un paesaggio altrimenti cristallizzato dal gelo. Vedo dalla porta finestra i tetti e i muri della città dove da sempre vivo ed è impossibile non percepirne i mutamenti; la maggior parte delle case sono state abbattute e ricostruite, altre ristrutturate in un impeto di progresso edilizio che ne ha annientato il volto antico. Solo la mia abitazione è rimasta uguale ad un tempo, vetusta come le pietre con cui fu costruita, a fare sfoggio della sua età con l'orgoglio di una vecchia signora.
Il fuoco divampa nella stanza in cui era posto lo studio di avvocato, quella dove un tempo esercitavo la professione.
Le fiamme danzano sui ceppi resinosi, sciami di scintille risalgono il vortice rovente nella cappa del camino e poi ancora più su, in un crescendo di vertigine, fino ad incontrare quella lastra di granito opaco che è il cielo come appare in questo tardo pomeriggio d'inverno. Fra le mani tengo un libro le cui pagine sono per me fonte di speranza, forse di illusione, e che leggo e rileggo più volte mentre aspetto la visita di un vecchio amico, se così lo si può definire. Sorrido e assaporo la sorpresa che gli ho preparato. Non manca molto, fra poco comparirà. Questa è la ricorrenza del giorno in cui tutto ebbe inizio, un martedì pomeriggio di Febbraio del 1999, esattamente cento anni fa...

* * *

«Quanto ancora durerà tutto questo, avvocato?» La donna pronunciò quelle parole mentre accarezzava la testa della figlia. Le due figure in procinto di uscire dal mio studio, si stagliavano sulla soglia della porta.
«Quando le due parti in causa sono d'accordo, una separazione si può risolvere in un breve lasso di tempo.»
recitai col tono forense che la professione mi aveva inculcato «Purtroppo quando, come nel suo caso, non solo tale armonia d'intenti viene a mancare, ma addirittura ci si trova di fronte a ex coniugi impegnati in quella che ha tutta l'aria di essere una guerra totale, la vertenza può protrarsi a lungo. E sono sempre i figli a rimetterci più di tutti.» Conclusi posando lo sguardo sugli occhioni lucidi della piccola.
«Non ho alternative avvocato, lei conosce la situazione.» Replicò la donna.
Tesi la mano, non servivano altre parole. «Arrivederci, appena avrò delle novità sarà mia cura informarla.»
«Arrivederci avvocato.e per adesso, grazie!»
Si allontanarono le due figure tristi, scomparendo alla mia vista inghiottite dall'ascensore. Ne rimase solo un'ombra, indelebile nei miei pensieri.
Ero un avvocato e, a detta di molti, assai valido nell'esercizio della professione forense; ma in verità dovevo rimproverarmi un difetto: troppo mi lasciavo coinvolgere a livello emotivo, al punto che il lavoro mi era diventato così insopportabile da giungere a provare un sempre maggiore ribrezzo per quella sorta di umanità demente che frequentava il mio studio. In quel luogo, persone in apparenza del tutto normali, rivelavano animi disgustosi celati dietro la loro maschera quotidiana; una bizzarra fauna che non perdeva occasione di esternare i veleni che ne inquinavano le menti. L'ultimo, quella stessa mattina, l'avevo accompagnato alla porta pregandolo di uscire e cercare l'assistenza di un altro legale mentre una parte di me avrebbe voluto prenderlo a calci in bocca e fargli sputare quell'essenza pura di malvagità che aveva dimostrato. Mancanza di deontologia professionale? Forse, ma le sue richieste avevano costituito la classica goccia, quella che è solita fare traboccare il vaso.
Tanti professionisti, miei colleghi, non vanno per il sottile. Il cliente è il cliente. Ma non per me, e certe cose proprio non le posso fare.
La libreria in noce occupa la parete di fronte al camino ed è piena di volumi, i codici di quelle norme che un tempo costituivano ai miei occhi il baluardo che separava il caos e la barbarie dalla sicurezza dell'ordine sancito nelle leggi scritte, tomi che ora mi apparivano del tutto privi di significato, gufi polverosi che mi osservavano dall'alto dei loro scaffali. Libri pieni di nulla.
E insopprimibile avvertivo dentro di me il bisogno di cambiare ogni cosa nella mia vita.
S'interruppe il flusso dei miei pensieri al bussare discreto di Giulia, la mia segretaria. La prima e unica assunta anni addietro al mio servizio; una presenza discreta che da allora mi sosteneva, con competenza, nel mio lavoro. Era bella Giulia. Bella come lo deve essere una bella donna, e a me, che ne ero infatuato da sempre, lo sembrava ancora di più. Ma lei, sposata e con due figli, innamorata della vita e della sua famiglia, si era dimostrata irraggiungibile sin dal primo giorno. Non mi mancavano le avventure, eppure, per uno di quegli strani casi che accadono nella vita, lei si era rivelata la donna che più di tutte avrei desiderato avere accanto, lei e nessuna altra.
«Mi scusi avvocato, c'è di là il signor Moio.Den Moio. Aspetta da un quarto d'ora, ha un appuntamento.» Disse sorridendo in quella maniera così particolare che fra tante la rendeva unica.
«Il signor Moio?» Ripetei fra me e me. «Questo nome non mi dice nulla.»
«Credo sia un nuovo cliente, un gran bel ragazzo se mi è permesso dire.» e strizzò un occhio cercando di darsi un tono "civettuolo" che invece sapevo non appartenerle.
«Allora facciamo subito passare questo giovane che ha colpito la tua fantasia.» Dissi alzandomi in piedi.
Non era mia abitudine aspettare in poltrona le persone che entravano nello studio, ritenevo più giusto riceverli con una stretta di mano, farli accomodare seduti e solo allora sprofondare nella morbida pelle girevole dietro la scrivania, pronto ad ascoltarli.
Il signor Moio entrò. Era giovane, distinto e ben vestito. Un viso pulito, il sorriso aperto a mostrare denti bianchissimi. Un venditore, un piazzista di articoli da ufficio, pensai mentre gli chiedevo in cosa potevo essergli utile.
«Sono qui per presentarle un'occasione unica e irripetibile.» Esordì con sicurezza e, prima che potessi obbiettare che non avevo intenzione di effettuare alcun acquisto, incalzò, «Una possibilità per cambiare in modo radicale la sua vita.»
Rassegnato sprofondai nella poltrona.
«Sia breve la prego. Cosa deve propormi di acquistare?»
«Acquistare non è il termine adatto. Come ho già detto le offro l'opportunità di un cambiamento globale della sua esistenza. Lei è soddisfatto del suo modo di vivere?»
Pose la domanda quasi fosse dotato di antenne particolari capaci di captare le emozioni altrui, indirizzando il discorso in una direzione che mi toccava in maniera particolare.
«Le propongo un patto» Proseguì con assoluta convinzione. «Un accordo ben preciso fra lei e la ditta che ho il piacere e l'onore di rappresentare. Noi veniamo da lontano avvocato! E puntiamo al futuro.»
Stava divagando. «Venga al dunque, la prego.» E guardai l'orologio come a fargli capire che il tempo a sua disposizione non poteva essere illimitato.
«L'ostacolo maggiore che si incontra di solito a questo punto è quello dell'incredulità. Lo so per esperienza, ma non c'è alcun problema.» commentò come rivolto ad un pubblico invisibile.
Den Moio fece seguire a queste parole un gesto teatrale con la mano e come d'incanto il fuoco nel caminetto si accese in un crepitio di fiamme.
Lo guardai sconcertato, incerto se essere adirato per quel gioco di prestigio non solo gratuito, ma anche decisamente fuori luogo. Mi controllai, ma prima ancora che potessi dire una sola parola lui ripeté il gesto.
La scrivania si sollevò di un buon metro librandosi sospesa nell'aria e questa volta, osservai desolato, non poteva trattarsi di un trucco.
«Lei chi è?» sussurrai.
Non rispose. Solo mi guardava con lo sguardo compiaciuto di un bimbo che avesse appena compiuto un gesto capace di destare stupore in un adulto.
«Lei chi é. O forse è più lecito chiedere che cos'è?» ripetei preoccupato.
«Abbiamo tanti modi di essere chiamati, nelle lingue più diverse» rispose finalmente. «Il suo nome è legione!.ricorda? Ricombini per un attimo quelle lettere... Den Moio. ci rifletta con attenzione avvocato.»
La risposta arrivò dal mio cervello quasi all'istante. DEMONIO!
«Non è possibile.»
Avevo parlato senza neanche accorgermene.
Lui m'ignorò e dal nulla fece comparire una pergamena scritta in caratteri gotici di un acceso color scarlatto.
«È qui. Tutto rosso su bianco, scritto in lettere ben leggibili e senza, incredibile non le pare, postille microscopiche.»
«Rosso?» replicai incredulo come se fosse quell'insolito particolare il solo a rendermi perplesso.
«Sangue, capisce?! La nostra azienda è molto attenta alle tradizioni.»
«Scusi.» lo interruppi, «Quel sangue non dovrebbe essere il mio, se vogliamo tirare in ballo la tradizione?»
«Apprezzo la precisazione che dimostra, da parte sua, una certa competenza rispetto all'argomento trattato; comunque le dirò che il suo sangue è strettamente necessario solo per la firma, naturalmente.»
«Naturalmente.» Gli feci eco.
Ci fu una pausa nella nostra conversazione e, mentre il mio cervello lavorava a velocità vertiginosa per cercare di organizzare in un ordine logico il contenuto di quell' insolito incontro, lui, dal canto suo, sembrava assorto a leggere sul mio volto, come da un vetro trasparente, quelle che potessero essere le mie riflessioni più profonde.
«Cosa ci guadagnerò?» dissi infine rompendo il silenzio.
«Tutto!» rispose infervorato, «Denaro, tanto denaro, qualsiasi cifra lei vorrà. E poi celebrità, successo e.donne, a non finire e secondo i suoi gusti, anzi a proposito, anche uomini se lei preferisce, noi non ci scandalizziamo di certo, anzi!»
«Molto interessante a livello teorico, ma.in pratica?»
Den Moio si lasciò sfuggire un sibilo di soddisfazione.
«È uno dei maggiori pregi del contratto: la sua semplicità. Per ottenere ciò che si vuole è sufficiente concentrarsi per qualche istante e desiderare Intensamente; tutto qui. E quelle cose, quei desideri così agognati.si avvereranno.»
Mi accomodai meglio sulla poltrona e mi rilassai. Non mi ero accorto di essermi totalmente irrigidito durante il colloquio; non capita tutti i giorni di trovarsi seduti fronte a fronte con un demone a chiacchierare, con tutta tranquillità, della prospettiva riguardante la propria dannazione. Prolungai ad arte quella pausa. Ero esperto di processi e di conseguenza di interrogatori, sapevo come dare maggior peso alle parole. Quindi affondai una stoccata per assaggiare la sua reazione.
«E l'amore? È compreso nel patto l'amore? Gli affetti, l'amicizia, tutte queste cose.non sono menzionate?»
Ebbe come un tic nervoso che gli irrigidì per un istante i lineamenti della parte sinistra del viso. Un attimo di sbandamento che solo un frequentatore di aule giudiziarie come me poteva cogliere. Recuperò rapidamente la freddezza del professionista che era e replicò accompagnando le parole con un fermo cenno di diniego di una mano.
«Spiacente avvocato. Sono articoli che non fanno parte della nostra politica aziendale.» Allargò le mani, «Non mi dica che una volta venuto in possesso di tutto quello che in precedenza le ho elencato, possa essere un problema ottenere anche questi, che noi consideriamo alla stregua di dettagli insignificanti. Ma lei non mi ha lasciato completare l'approfondimento delle "prestazioni accessorie", davvero interessanti, se mi consente. Noi le offriamo cento anni di vita, a partire da adesso. Garantiti! E.»
Lasciai sfogare il Demonio lanciato in una interminabile elencazione dei punti maggiormente significativi del patto, trasudava entusiasmo da tutti i pori e si vedeva che quella era la parte che più lo coinvolgeva.
«Devo ammettere che sa come presentare, nella maniera più allettante, certe proposte. Ha una percentuale?»
Lanciai quella battuta carica di sarcasmo che lui non parve accusare. Puntò lo sguardo diritto su di me, lasciando forse per la prima volta cadere la maschera costruita con cura, e i suoi occhi brillarono spietati. «Una percentuale? Si in un certo senso, ma sarebbe inutile entrare nei particolari, non capirebbe. Inoltre le posso assicurare in tutta sincerità che la mia, prima di ogni altra cosa, è una missione.» E sorrise. Un sorriso da avvoltoio, ammesso che quei volatili si abbandonassero a tale vezzo.
«Mi perdoni se sono venale e insisto, ma nessuno lavora per nulla; il vostro guadagno?»
«La sua anima, naturalmente. Ritenevo fosse scontato.»
Annuii col capo, era ovvio. Poi esternai un altro mio dubbio, «Chi mi garantirà questi cento anni di vita?»
«Andiamo avvocato. È nel nostro interesse che la sua anima maturi.»
«Che si danni ulteriormente.» Precisai.
«Per la verità trovo il termine da lei usato fuorviante, oltreché obsoleto, siamo all'alba di un nuovo millennio!»
«Ne convengo Den Moio, ma non ritiene che sarebbe doveroso da parte mia leggere il documento?»
Si lasciò sfuggire un sospiro mentre si colpiva il capo con un buffetto della mano, un gesto che mi colpì per la sua quotidiana umanità, insolita davvero per un diavolo, o almeno così ritenevo.
«Ah.lei è un avvocato e non si fida. Certo, è prevista una settimana intera di tempo per prendere visione del contratto, ma sono convinto che mi interpellerà ben prima.»
«In quale modo potrò contattarla di nuovo?» Chiesi incuriosito.
«Intensamente, ricorda? Non dovrà fare altro che desiderare intensamente che io sia qui e mi vedrà comparire all'istante.»
«Arrivederci allora?» conclusi.
«Arrivederci avvocato.»
E scomparve all'improvviso.
Annusai a lungo cercando di trovare nell'aria sentore di zolfo o un qualsiasi altro aroma di dubbia natura, senza tuttavia percepirne la benché minima traccia; solo l'impronta del suo corpo, che lentamente svaniva dal cuoio della poltrona, stava lì a testimoniare della sua venuta.

Lo richiamai, naturalmente. Voi che avreste fatto?! Cercai di non dargli eccessiva soddisfazione e aspettai l'ultimo giorno utile. Ricordo ancora come adesso il sorriso radioso sul viso del demone mentre dal nulla faceva spuntare un coltello finemente intarsiato, una lama aguzza come uno spiedo.
«È per le grandi occasioni! Non si preoccupi e lasci fare a me che ho una pratica secolare di queste cose.»
sibilò con voce roca e quasi sensuale.
E davvero fu solo un lievissimo tocco quello che avvertii quando la punta della lama mi sfiorò, quasi con dolcezza, la pelle di una mano. Un'unica goccia di sangue ne fuoriuscii e in quella piccola perla rubizza, in quel concentrato di miei globuli rossi e di piastrine, intinsi la punta della candida penna d'oca che nel frattempo mi si era materializzata in mano.
Poi firmai.
Den Moio si rilassò raggiante.

* * *

Il ricordo di quello che accadde allora mi ha rapito a tale punto da fare scorrere il tempo quasi senza che me ne accorgessi, o forse mi sono assopito perché il fuoco che divampava nel camino ora langue privo di fiamma, rimangono solo braci rossastre che diventeranno materia inerte: polvere e cenere grigia. Avverto l'impulso di chiamare la fedele Giulia per riattizzarlo, ma lei non c'è più da tempo, spenta al termine di una vita troppo breve da dimenticare. Anche il potere concessomi dal patto nulla aveva potuto contro quel furore nero che un giorno d'autunno era venuto a reclamare la sua morte.
Cedo alla penombra che mi avvolge e quasi mi addormento ancora sulla comoda poltrona in pelle che è sempre quella d'un tempo. Mi ci abbandono con fiducia e voluttà come sul grembo di un'amante di lunga frequentazione; sulle gambe è appoggiato il libro che prima tenevo in mano.
Dovete sapere che sono diventato un uomo di successo, uno scrittore le cui opere, osannate dalla critica, vengono pubblicate e vendute in milioni di copie. I soldi sono venuti di conseguenza, a bizzeffe anche senza aver dovuto desiderarli intensamente, donne ne ho avute a volontà, ma l'amore no. Quello non l'ho mai trovato e d'altronde non era stato garantito, non in questa vita, sarà per la prossima.si dice così, vero? Ho vissuto tanto a lungo da non avere rimpianti, come dicevo è tempo di ricevere la visita di un vecchio amico e sono pronto.

Compare dal nulla senza produrre rumore. Invecchiato d'un niente e identico a come era la prima volta; solo gli abiti all'ultima moda a testimoniare il tempo che da allora è trascorso. Dal viso, quello sempre di un giovane uomo di successo, traspare una malcelata espressione di trionfo; non sorride, ma sogghigna quando parla.
«Credo giunto il momento avvocato. Non le chiedo se sia pronto, so per esperienza che i miei clienti non lo sono mai, per quanto tempo abbiano avuto a disposizione per prepararsi al .ma sì, chiamiamo pure le cose col loro nome; al trapasso.»
«Mi permetta solo un attimo di concentrazione per cortesia.» Ribatto con freddezza.
«Lei sembrava già molto concentrato, anzi a tal punto che avrei giurato dormisse, forse il libro che stava leggendo non era poi tanto interessante?»
«Al contrario. È un libro che spiega l'universo, pare che secondo più che attendibili calcoli matematici, noi non siamo l'unica forma di vita intelligente e che diverse altre abbiano una buona probabilità di esistere.»
«Un po' tardi per ampliare la propria cultura, non le pare?»
«Mi creda, dovrebbe leggerlo anche lei. Ora mi scusi, come le accennavo prima ho ancora un'ultima faccenda in sospeso.»
«L'ultimo desiderio? Come i condannati?!»
Ride beffardo, se lo può permettere.
Smetto di prestargli attenzione, copro il volto con le mani e mi concentro, intensamente.
Lui sbotta osservando l'orologio, «Siamo in ritardo avvocato. Non cominciamo male la nostra lunga frequentazione.»
Occorre una maggiore concentrazione ed è necessario qualche secondo in più del solito a causa della distanza che è enorme. Poi un altro essere compare nello studio.
Non lo si poteva definire brutto, ma strano si, in ogni caso diverso da qualsiasi altra cosa mai vista sulla faccia della terra.
«Che significa?» Urla Den Moio aggrottando le sopracciglia. Ha l'aria preoccupata anche se ancora è ben lontano dal capire cosa stia succedendo.
«Le presento il signor Gion Lee. Un lungo viaggio il suo.viene da Alfa Centauri.»
Il nuovo venuto si rivolge con un leggero inchino al demone. «Salve Den. Noi ci siamo già conosciuti altrove, ma vedo che non si ricorda di me.»
Il diavolo aggrotta ancora di più le sopracciglia, il suo viso una maschera che non ha più nulla di umano.
«Avvocato si pentirà di questa pagliacciata. Provvederò di persona ad occuparmi di lei e le garantisco che non le piacerà affatto. Presiedo una sezione particolare in un certo girone e all'ufficio accettazione non porranno problemi visto che lei è un mio cliente!»
Il nuovo venuto si accosta a Den Moio. Il suo tono è piuttosto deciso quando ancora gli rivolge parola: «Non si permetta di infastidire l'avvocato. Ho stipulato un patto con lui!»
Den Moio sembra colpito da una mazzata allo stomaco. «Un patto?!.ho già io un patto con lui.Io!»
«Lei a quel tempo si faceva chiamare con un altro nome, vero Den Moio?» Incalza Gion Lee, «Alla ottava assemblea plenaria dell'Interplanetaria Demoniaca. Le ricordo che in base alle vigenti normative concordate in detta sede, il patto da lei stipulato con l'avvocato risulta nullo. Lui ora ha diritto ad un nuovo periodo contrattuale alla cui scadenza dovrà fare riferimento a me medesimo.»
Qualche remoto ricordo affiora alla mente di Den Moio. Una impercettibile incrinatura comincia a scalfirne la sicurezza. «Cosa sta blaterando Gion Lee?» chiede visibilmente turbato.
Il nuovo venuto appoggia con fare amichevole un braccio sulla spalla del demone terrestre.
«Lei ha stipulato un contratto col qui presente avvocato e si appresta, a scadenza dei termini, ad incassare il relativo premio, nella fattispecie la sua anima. Ma si rende conto quale anima lei vorrebbe trascinare nei suoi inferi? Un premio nobel per la letteratura, uno scrittore che ha risvegliato milioni di coscienze e ha contribuito addirittura a fare cadere governi corrotti e autoritari. Che ne pensa di metterlo a dirigere il Gazzettino dello Stige o magari a supervisionare la cronaca locale? Pensi ai suoi superiori, come valuterebbero questa autentica "patata bollente" che lei, con invereconda leggerezza, è in procinto di affibbiare loro!? Io le stò parando il culo Den Moio! Sappia che l'avvocato potrebbe farle causa. Si rende conto di questo?»
Il demone terrestre barcolla, sembra un pugile appena sceso dal ring dopo una sveltina con Mike Tyson.
«Causa.come sarebbe a dire?» dice con la voce ridotta ad un sospiro quasi inintelligibile.
«È qui che casca l'asino!» esclama trionfante Gion Lee, «Mi deve scusare il paragone non del tutto involontario. In termini tecnici si definisce inadempienza contrattuale. Vede, il mio cliente non ha usufruito delle possibilità offerte dal patto. È diventato uno scrittore di livello mondiale, ma questo è avvenuto in virtù delle proprie capacità, può forse dimostrare il contrario? Ha avuto innumerevoli donne e di sicuro anche tale fenomenologia è dovuta a suoi meriti personali; lo guardi bene, ancora adesso è un uomo interessante che può piacere alle femmine, non ne conviene anche lei?
Den Moio mi lancia di sfuggita uno sguardo spento. Dietro quegli occhi appannati si intravede un cervello in avanzato stato di decomposizione mentale. Quasi involontariamente la sua lingua borbotta una confusa sequela di parole biascicate, «Beh.ecco.sì, forse sì.cioè, se fossi donna, forse.ecco.»
«Il denaro, i soldi, la vile pecunia, tanto per intenderci,» incalza spietato il demone extraterrestre, «sono il frutto del suo sudato lavoro, le vendite di milioni e milioni di libri. O forse anche questi derivano dall'attuazione del patto?
Può dimostrarlo Den Moio!»
Gion Lee conclude queste parole in un crescendo di tono degno di un avvocato scatenato nell'arringa più travolgente della sua vita, poi una pausa d'effetto, come a voler catturare l'attenzione di una invisibile giuria per prepararla al colpo finale. Corruga le sopracciglia e, con lo sguardo carico di impeto accusatorio, affonda la lama fino all'elsa.
«Ma, quando lui ebbe davvero bisogno dell'effimero accordo che lei gli aveva propinato. non successe nulla!»
Puntò il dito in un gesto accusatorio contro Den Moio, «Sì! Mi riferisco a quando l'avvocato cercò di salvare la sua fedele ed ormai vecchia segretaria, ahimè l'unica donna che lui avesse mai amato; ebbene: il patto si rivelò del tutto inefficace, perché lei, miseramente, morì!» Cala un silenzio da tragedia nella stanza, Si percepisce solo il cuore del demone terrestre pompare a rotta di collo per cercare di assicurare, comunque, un minimo di circolazione sanguigna nel corpo irrigidito. Il suo volto é di un pallore più che mortale.
«La morte,» balbetta Den Moio «la conoscete anche voi, non vuole sentire ragioni. Viene e va come un ladro nella notte, quasi danzando in punta di piedi, smaniosa solo di agitare la sua falce.Zac, zac.zac.»
È uno sforzo disumano quello che devo compiere per non ridere in faccia a Den Moio che, imbracciata un'immaginaria falce, si è messo a mimare il gesto antico della mietitura. Esegue ampie oscillazioni delle braccia da destra a sinistra, con lo sguardo assente fisso davanti a se e continua imperterrito nella sua cantilena monocorde: zac, zac.zac. Poi riacquista un barlume di lucidità, sembra scuotersi da un sogno e prosegue.
«Ho cercato di parlarle, di fermarla, ma non ne ha voluto sapere, anzi.mi ha persino mandato a cagare!» Si mette le mani sulla faccia e comincia a singhiozzare. Barcolla sul punto di accasciarsi a terra col corpo devastato da un malore, poi il volto gli si illumina e quasi non sembra credere alla sua voce che esclama trionfante: «Un momento, un momento!» chiude gli occhi, lo sforzo della concentrazione è evidente, «Non c'è ombra di dubbio Avvocato che lei abbia vissuto fino adesso solo in virtù del patto stipulato con me, essendo al di fuori di ogni logica umana la ragguardevole età a cui lei è giunto.»
Si asciuga la fronte madida di sudore mentre i lineamenti del viso gli si distendono ad uno ad uno, si rilassa convinto di aver trovato un appiglio inattaccabile e la sua bocca si dispiega in un sorriso idiota.
Gion Lee gli si avventa contro, non solo è un osso duro, ma avevamo previsto tutto. La risata che fuoriesce dalle profondità di quella gola aliena sembra essere un sapiente e fine distillato di tutte le possibili risate emesse nei millenni dall'umanità. La summa, la madre di tutte le risate beffarde: di gola, profonda e vibrante, armoniosa, quasi melodica nel suo ritmico fluire, una risata che penetra nei recessi più profondi e tetri di Den Moio e ne annichilisce ogni residua speranza.
«Ignorava, Den Moio, che l'avvocato è un salutista rigoroso?! Sì lo ignorava, altrimenti non avrebbe detto una tale fesseria. Il mio cliente ha seguito un regime alimentare a dire poco ferreo nutrendosi a base di verdure, spremute, centrifugati. Niente olio, grassi, burro, carne e uova; una gazzosa ogni tanto a Pasqua e a Natale giusto quando voleva esagerare. Questo e solo questo il motivo per cui l'avvocato ha goduto in passato, come ancora adesso, di ottima salute. La verità caro Den è che lei non ha controllato il suo cliente, curandolo come una pianticella giovane e bisognosa delle dovute attenzioni. Una visitina ogni tanto, qualche tentazione gettata ad arte qua e là.glie le devo insegnare io queste cose?!
Den Moio barcolla sull'orlo del k.o. «Come ha potuto avvocato.» sussurra guardandomi mogio mogio come un cane bastonato dal padrone.
«Ha fatto un'offerta alla quale non potevo rinunciare. Altri cento anni di vita garantiti. Un corpo giovane e nuovo, una nuova identità e, naturalmente, la possibilità di avere tutto quello che voglio.» Sorrido sarcastico al demone, «Ricorda? Intensamente. Basta desiderare intensamente!»
Den Moio stringe i pugni e apre la bocca come a voler dire ancora qualche cosa. Poi scuote la testa con rabbia, più volte. Infine scompare alla vista ritornando al sotterraneo mondo al quale appartiene.
«Stia tranquillo avvocato» mi rassicura il demone extraterrestre, «Non tenterà di recarle più alcun danno. Verrebbe radiato dall'albo in un batter d'occhio e non credo che abbia intenzione di diventare un paria delle congregazioni diavolesche, per lui non sarebbe affatto divertente.»
«Allora fra cent'anni» dissi.
«No, molto prima.» Rispose, «Non sono ingenuo, io la terrò d'occhio avvocato e quando meno se lo aspetterà le farò visita sotto le vesti di una irresistibile tentazione; saprò essere competente e oculato nella scelta, vedrà!»
Gli strizzai un occhio, «È stato un piacere Gion Lee.»
«Vorrei poter dire altrettanto, ma lo sarà molto di più in futuro quando, alla fine di tutto, questa laboriosa vicenda arriverà alla sua giusta conclusione. Si conservi in salute e cerchi di dedicarsi ad attività un poco più sconvenienti, la sua anima ne guadagnerebbe assai.»
Scompare anche lui dopo aver pronunciato quella battuta che, certo, dal suo punto di vista non si poteva definire tale.
Rimango solo in silenzio ad ascoltare il mio corpo ringiovanire, a percepire il flusso del sangue fresco nelle vene rinnovate e a sentire il richiamo di quella sconosciuta e giovane carne.
Gion Lee.legione. Buffi quei diavoli e anche un po' patetici, così bavosi di farsi le scarpe a vicenda pur di assicurare un'anima in più ai loro relativi inferni.
Per quanto tempo ancora desidererò vivere? Non certo per sempre, Ma di sicuro fino a che troverò dentro di me le giuste motivazioni. In questa nuova vita potrei dedicarmi alla pittura, sono sempre stato attratto dalle arti figurative e quando verrà prossimo il momento della scadenza, chiuderò gli occhi e lancerò il mio pensiero come un segnale sparato dritto nelle profondità dell'universo a contattare qualche nuovo demone. Lo farò accomodare di fronte alla mia vecchia poltrona, gli offrirò da bere, augurandomi di non trovarmi davanti ad una forma di vita abituata a cocktail a base di metano liquido o intrugli simili perché nel mio frigorifero non li troverebbe, e assieme studieremo una strategia comune per affrontare Gion Lee o come "diavolo" si chiama; in fondo, un tempo, ero o non ero un avvocato?
Quanto desiderio d'anime vi é nell'infinito e quanto vasto esso é. Qualcuno risponderà all'irresistibile richiamo della mia seducente anima, occorrerà solo concentrarsi. intensamente!


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