NOTA: Questo racconto è di un giovane autore, adatto a un pubblico giovane

 

Emma dormiva tranquilla nel suo letto quando un improvviso rumore la svegliò.
Si alzò dal letto e si guardò intorno.
Rimase seduta su letto per un po', e poi si adagiò di nuovo.
Poi ancora quel rumore.
Non sembrava venire dall'esterno e Emma si alzò per dare un'occhiata in cucina. Provò ad accendere le luci ma non c'era corrente, e corse a prendere la torcia che teneva nel cassetto.
Appena la accese, cominciò a udire degli strani versi, quasi dei lamenti, che provenivano dal ripostiglio.
Emma si avvicinò alla porta e vi accostò l'orecchio. I lamenti venivano da lì. Emma aveva un po' paura ma si fece coraggio e aprì la porta.
Accucciato in un angolo, c'era un piccolo bambino che stava piangendo.
«Chi sei?» chiese Emma illuminandolo con la torcia. «Cosa ci fai in casa mia? Come sei entrato?»
Il bambino alzò la testa e la guardò fissa negli occhi senza rispondere. «Avanti! Rispondi! Chi sei? Come hai fatto ad entrare? Rispondimi!» continuava Emma,.
Il bambino stava lì, seduto in un angolo e la fissava senza parlare. Emma si avvicinò, e lui si coprì il viso con le braccia.
«Non avere paura! Stai tranquillo! Dimmi, come ti chiami? E come sei entrato in casa?».
Il bambino rimase in silenzio, poi alzò di nuovo la testa verso Emma e disse con aria spaventata: «Ti prego. non farmi del male. Ti prego non picchiarmi. Ti prego...»
«Non voglio farti del male. Tranquillo, calmati.»
Ma il bambino continuava: «Ti prego. Non farmi male. per favore...» Emma si chinò e lo accarezzò dolcemente: «Non avere paura, dimmi come ti chiami.»
«No. Non posso.» disse il bambino.
«Perché non puoi? Avanti, non voglio farti del male, non preoccuparti.»
«No. Lasciami andare. Sono ancora piccolo. Non farmi male ti prego.» Emma si alzò. Indietreggiò e guardandolo con aria inquietante disse «Ho capito! Ho capito chi sei!»
Emma indietreggiò ancora: «Ah! Voi umani non imparerete mai chi comanda qui! Non avete capito che la vostra razza inferiore e destinata all'estinzione!»
Emma si voltò e dalla bocca gli spuntarono degli enormi denti simili a zanne. Le unghie si allungarono come artigli e dalla schiena fuoriuscirono delle orribili scaglie, si gettò sul povero bambino e lo sgominò a sangue, mentre delle terrificanti urla di dolore gli uscivano dalla gola, finché Emma, diventata un ripugnante mostro, lo divorò vivo.
«Stupidi esseri umani. Non capirete mai che siamo noi i nuovi padroni di questo pianeta. Potete nascondervi finché vi pare, tanto vi troveremo ovunque. Maledetto bambino, mi ha fatto perdere il sonno» e così dicendo, tornò a letto.


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