Questo signore, capelli bianchi, che hanno l'aria di essere morbidi come piume, mi sta guardando con una strana espressione.
Ritiro i piedi sotto la sedia, e fisso il pavimento, un poco imbarazzata. Poi alzo gli occhi, e lui è sempre lì, che mi osserva.
- Bene... - penso - ho fatto colpo. - Liscio la piega della gonna, e sorrido tra me. Sono sempre stata una specie di attrazione, per gli uomini. E una volta questo mi stupiva, perché non ho grandi seni, non sono civetta, eppure in qualche modo si voltano sempre verso di me, come i girasoli verso est, al mattino.
Lui si avvicina: - Stai bene? - mi sussurra.
Che maniera originale di attaccare discorso. E poi, insomma, deve avere un'età ormai fuori concorso, anche se, stranamente, mi viene voglia di toccargli quelle piume di capelli.
- Sto perfettamente, grazie. - rispondo con cortesia: mi hanno sempre insegnato che con le persone anziane bisogna essere educati, e così non gli faccio osservare che non ci ha presentati nessuno.
Mi distraggo un poco, pensando alla festa di stasera: saremo una ventina, non di più, e ci sarà anche il mio amore. In realtà lui non sa ancora di essere il mio amore, ma in qualche modo cercherò di farglielo capire, e non sarà difficile. L'ultima volta mi ha detto che non ha mai visto nessuna con la vita più sottile della mia e con gli occhi più grandi. È un buon inizio, no?
Metterò l'abito rosso, quello a corolla, che mi hanno detto mi rende simile a una rosa appena sbocciata.
Il signore anziano, intanto continua a guardarmi, ma non me ne sento infastidita: lo considero di buon auspicio per stasera, quando sarà il mio amore a fissarmi così.
- Quelli per il certificato di non autosufficienza! - strilla una infermiera, mettendo la testa fuori dalla porta dell'ambulatorio.
Il signore anziano fa un passo avanti. - Poveretto - penso - dev'essere terribile dover dipendere dagli altri...
Prima o poi, probabilmente, invecchierò anch'io, e non avrò più la vita sottile e gli occhi grandi, e gli uomini guarderanno qualcun'altra, e non avrò una festa ogni sera, ma per fortuna, c'è ancora tanto tempo, prima che accada...
Il signore esce dalla porta in cui era entrato prima, mi si accosta e dice: - Vieni, tesoro, adesso ti faranno un paio di domande, una piccola visita, e poi potremo tornare a casa.
Io mi sento piena di pietà per lui: evidentemente ha problemi con la percezione della realtà. Mi alzo per chiamare l'infermiera, e spiegarle che il suo paziente mi deve aver scambiato per qualcun'altra, e mentre mi alzo vacillo, e mi cade la borsa, e non so raccoglierla, e poi inorridita la guardo: non è la mia borsetta rossa, ma è una specie di grossa sporta nera, e le mie mani hanno le dita storte e rugose, e per un attimo mi sento morire e mi aggrappo al vecchio signore che mi sorride e mi dice: - Non ti preoccupare, tesoro, sono qui con te.
E io non so come, allungo le mie mani storte verso le piume dei suoi capelli (era da prima che volevo farlo) e mi sento consolata, come se avessi ritrovato qualcosa a cui tenevo tantissimo.
Mi sento un poco confusa, ma sono contenta, perché so che stasera uscirò col mio amore.

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