2500 piedi, prua grossomodo 350, 80-90 nodi, si balla poco, questa cappa di afa micidiale rende l'aria totalmente immobile.

Siamo decollati da poco da Corcolle con l'Asso VI, e Stefano, ottimo pilota e grande amico, dopo il decollo mi ha lasciato i comandi; oggi può essere il mio giorno, e lui non solo vuole esserci a tutti i costi(cosa importantissima per me), ma ha deciso di accompagnarmici in aereo;quale augurio migliore?

Tra un (arrangiato) cross check e l'altro mi si srotola davanti alla mente tutto il percorso fatto per arrivare fino ad oggi: quell'incontro con Paolo più d'un anno fa in un bar di viale Giulio Cesare dove mi illustrò le linee guida del corso di volo, il primo volo d'ambientamento, tutte le missioni in cui più d'una volta, dopo i suoi cazziatoni (benedetti!) ho pensato che forse era meglio abbandonare, probabilmente non ero portato per volare: una sensazione di sconforto che però non durava molto, alla fine prevaleva la determinazione a stringere i denti e a non mollare. Ricordo benissimo quel giorno, da un lato sembra ieri, dall'altro sembra recedere in un passato molto più remoto visti tutti i cambiamenti che da quel giorno sono avvenuti in me come allievo pilota.

Nel frattempo, mentre il Soratte (il nostro radiofaro naturale), comincia ed emergere dalla fitta foschia, la voce di Stefano mi riporta allo spazio-tempo attuale: "Ecco la valle del Tevere, laggiù c'è il Tucano, inizia a scendere. "Riduco a 3400 giri e abbasso un pò il muso, l'Asso inizia implacabile a scivolare come una scheggia.

Il Tucano è il mio campo di volo, ma oggi potrebbe trasformarsi in posto dove per me potrebbe verificarsi un cambiamento dimensionale, una sorta di Stargate: già, perché tutti i racconti che ho letto sul primo volo da solista e tutte le persone che me ne hanno parlato lasciavano intendere la stessa cosa: un cambiamento radicale nel modo di essere, nel modo di pensare, di comportarsi, nella maniera di vedere il mondo e la vita: tutte espressioni che tentano invano di descrivere un qualcosa che si arriva a capire solo dopo averlo sperimentato.

"Tucano avvicinamento, India 6622", Stefano prova un paio di volte a chiamare scherzosamente per radio gli amici del campo, ma non ci risponde nessuno, saranno andati a prendersi un panino o a bere qualcosa di fresco, c'è da capirli con questa afa.

A 500 piedi Stefano riprende i comandi: entriamo diretti in finale per la 27, sfrecciamo sulla pista per il rituale passaggio basso e quindi su il muso e sfocata a sinistra, sottovento, entrata in base e finale, perfetto come sempre. Durante il passaggio ho notato anche Tommaso che si sbracciava per salutarci, se c'è anche lui oggi non devo proprio sbagliare: quante volte mi ha affiancato sul Pluto nelle missioni di addestramento, correggendo i miei errori con la sua calma esemplare che lo fa sembrare tutto tranne che un allievo di Paolo.

Mentre rulliamo al parcheggio apriamo il cupolino per far entrare un pò d'aria fresca, ma sembra proprio che oggi il fresco sia un sogno proibito. Sono circa le 16, 00, e anche se la missione è in programma alle 18, 30 Paolo è già arrivato. Dopo aver parcheggiato scendiamo dall'aereo e camminiamo su quello che oggi sembra un paesaggio desertico per andare a salutare i presenti.

La sensazione che provo mi riporta ai tempi dell'esame di maturità: anche se si è assaliti dalla strizza, fino a che non si entra in aula ci si sente ancora con una possibilità di fuga, ma una volta dentro non c'è più scampo, si è davvero prigionieri del destino. Guardo in continuazione l'orologio con un misto di emozione e di inevitabile tensione aspettando con ansia che giunga il momento per togliermi il pensiero, ma il tempo sembra scorrere beffardamente molto molto lento.Dopo una chiacchierata, Paolo e Stefano decidono di farsi un giretto insieme sull'Asso: mentre li guardo salire sull'aereo mi pervade una immensa felicità per avere la fortuna di essere sotto la guida di quei due e di Tommaso: e pensare che è stato un caso che sono capitato in questa scuola, chissà, forse doveva andare proprio così.

Rullaggio, allineamento, decollo e salita, l'Asso si arrampica beffandosi della gravità, scompare verso le montagne ad Ovest del campo, mentre io ripiombo nella tensione.Mi aggiro nei pressi della roulotte dove Antonio, Maurizio ed altri stanno chiacchierando al riparo dal sole cocente, prendo una sedia e la trascino all'ombra per sedermi e illudermi di rilassarmi un pò, quindi cerco di distrarmi guardando Tommaso che con gli allievi effettua dei circuiti. Dopo un pò scorgo in lontanaza l'Asso in finale per la 09, che dopo la toccata dolce rulla al parcheggio dove una volta spento il motore dal cupolino sgusciano Paolo e Stefano.Fra una cosa e l'altra si sono fatte circa le 18,15: ci siamo.

Tiriamo fuori il Pluto dall'hangar e lo posizioniamo in modo da non investire niente o nessuno col flusso dell'elica al momento della messa in moto. Anche se l'ho letta decine di volte, oggi ho bisogno di molta più concerntrazione per scorrere le voci della check list, sembra più complicata, più lunga, mi viene da pensare che sia uno dei soliti trucchi di Paolo, ma so che è solamente l'emozione.

Con una voce tremolante urlo il tradizionale "Via dall'elica!", e dopo aver avviato il motore lentamente rulliamo al punto attesa della 27 per i consueti controlli: il briefing pre-decollo è il solito, ma stavolta cerco di ascoltare meglio quello che mi dice Paolo per rubare qualche dritta in extremis.

Eccoci allineati, ultimi controlli e via, tutto motore, il Rotax 912 inizia a urlare come sempre e prendiamo velocità, stacchiamo dolcemente e con un'unica virata di 180 gradi ci posizioniamo in sottovento. Al terzo circuito, dopo l'atterraggio sento in cuffia la voce di Paolo: "Fermati, non ti sopporto più, ti mollo "dice sorridendo, facendomi capire che è giunta l'ora del fatidico taglio del cordone ombelicale; slaccia la cintura e scende, e mentre chiude la porta mi da le istruzioni: "Fai 2 circuiti, al primo riattacca, al secondo atterra".

Eccomi qua, solo come un cane: sono pronto a scommettere che per chiunque sia arrivato a questo momento la domanda sia la stessa: "Ma chi me lo ha fatto fare?" Ma la risposta arriva immediata: "L'enorme passione che ho per il volo, e allora forza, andiamo! "Sto per dare motore ma Paolo mi fa segno di non muovermi, ha notato qualcosa incastrato nella porta dal mio lato, e mentre fa il giro per toglierla sulla mia destra vedo Stefano che nel frattempo è salito a bordo dell'Asso dal quale si sta sporgendo per scattare foto, e non appena nota che lo sto guardando toglie di mezzo la macchina fotografica ed alza il pollice in segno di incoraggiamento con una energia che ancora oggi posso avvertire, automaticamente rispondo alzando il mio pollicione; nel frattempo Paolo è arrivato dal mio lato ed ha strappato le fronde dalla mia porta, dopo di che fa un passo indietro e sorridendomi mi rivolge il saluto militare: è impossibile descrivere quella sensazione, uno che mi da la carica da destra e l'altro da sinistra: sono sicuro che senza quei due gesti il mio volo non sarebbe andato come è andato. Non appena Paolo esce dalla pista giro l'aereo per il contropista che mi condurrà alla testata della 27 per decollare... DA SOLO! Ancora non ci credo, è tutto surreale; l'ultimo momento in cui sono in compagnia è quando passo davanti a tutta la platea che ora è concentrata solo su di me, li guardo salutandoli e tutti loro mi rispondono sorridendo e facendo gesti di incoraggiamento: anche se non li ascolto li sento vicini a me, cosa importantissima. Ora siamo davvero soli: io ed il Pluto. Parlo un pò a me stesso ed un pò al Pluto che è lì docile come sempre attendendo gli ordini del pilota che ancora una volta sono io, per la prima volta solamente io...

Eccomi al punto attesa:blocco i freni e con molta calma leggo la chek list pre-decollo: quante volte l'avrò letta... ma ora devo concentrarmi più che mai per non perdere il filo.

Ok, un'attento controllo al circuito di traffico per assicurarmi che non ci siano altri aerei in avvicinamento, poi un grande sospiro e l'ingresso in pista che somiglia molto all'entrata in un'arena senza possibilità di ritorno: ci siamo davvero. Controlli pre-decollo: i soliti, ma ogni voce scandisce l'avvicinarsi del mio primo decollo da solo, ancora non riesco a crederci! Le solite chiamate: 3000 giri per pulire le candele, freni tirati, motore ok, cintura allacciata e porta bloccata, bussola allineata, pista libera, manica a vento moscia (vorrei scendere per abbracciarmela), spazio aereo e di decollo liberi, siamo all'ultima chiamata: PRONTI AL DECOLLO? Già, ma a chi lo chiedo se sono solo? Non importa, ho bisogno di non rompere la routine, forse lo chiedo al Pluto e a me stesso, lui è sempre pronto, io... ma sì, devo esserlo assolutamente! Rilascio i freni, motore al massimo e barra alla pancia, una veloce occhiata al contagiri e all'anemometro, tutto ok; il Pluto comincia la sua corsa di decollo mentre con i pedali cerco di tenerlo sull'asse-pista; 40 nodi tiro, dolcemente e in un paio di secondi le ruote cedono alle ali il compito di sostenere l'aereo, sono in volo!

Pallina al centro, assetto per mantenere la velocità e subito lieve riduzione dei giri per non trovarmi "impiccato" nel caso di malaugurata piantata del motore, tutto procede bene, mentre sono in virata per entrare in sottovento livello a 300 piedi e riduco motore a 4000 giri: eccomi in sottovento, quota e velocità stabilizzate. Guardo in basso a sinistra e vedo la pista ed i ragazzi piccoli come formiche, ma sento addosso i loro sguardi. Proseguo relativamente rilassato visto che ora si tratterà "solo"di riattaccare, viro in finale, riduzione di potenza, full flap, ed inizio a scendere verso la pista mantenendo i canonici 45 nodi. A circa 5 metri riattacco: su il muso, tutto motore e piede destro, troppo! Un pò di sinistro allora, troppo! Il muso del Pluto oscilla da destra a sinistra: sono andato in over-control! Improvvisamente mi tornano in mente le parole di Stefano durante i voli sull'Asso: "Togli quei cazzo di piedi e lascia fare all'aereo!" Così faccio, ed il Pluto torna a "stabilizzarsi" con la pallina lievemente a destra, basta un pò di piede destro e finalmente riesco a centralizzare i comandi. Per fortuna in tutto questo casino non ho perso di vista l'assetto e la velocità! Immagino Paolo che da terra starà urlando furibondo per la mia riattaccata da cani, mi sembra di sentire i suoi urli in cuffia come al solito! Di nuovo in virata e livellamento entrando in sottovento: stavolta sono i consigli di Paolo a fare breccia nella mia testa: "Se si commette un errore in volo, imperativo: CANCELLARLO SUBITO! Una volta a terra lo analizzerai con calma; se si rimane a rimuginare sull'accaduto c'è il pericolo di lasciarsi travolgere dagli eventi rischiando di perdere il controllo della gestione del volo, cosa che non di rado è stata causa di incidenti.

Ok, i parametri sono di nuovo stabilizzati, un respiro profondo mentre guardo a sinistra in basso e vedo la pista con le minuscole sagome dei miei spettatori, ma la calma dura solo un attimo: stavolta devo atterrare, stavolta sono solo, come faccio? Ma certo, come al solito, d'altra parte non sarei da solo per aria se Paolo non fosse più che sicuro che sono in grado di cavarmela, facile a dirsi...

Sono al traverso della testata pista quando scorgo il P92 di Ulderico in finale, cosa faccio? Sicuramente ho il tempo sufficiente per atterrare dopo di lui, però per fare le cose da manuale mi metto in attesa con un 360 a destra, sperando che questo faccia in parte dimenticare a Paolo quella riattaccata da schifo. Mentre esco dal 360 vedo il P92 che mantiene la quota e sorvola la pista: forse mi sono sbagliato, non voleva atterrare (più tardi appurerò che invece era davvero in atterraggio). Continuo il prolungamento del sottovento fino quasi a sorvolare la Salaria. Merda, non ho più scampo! Ok Gianlù, un altro respiro, in fondo l'hai fatto decine di volte, a volte meglio e a volte peggio, con l'aiuto di Paolo, ma a terra ci sei sempre arrivato! Entro in base, 300 piedi, 50 nodi, un'occhiata alla pista e virata in finale seguita dalle chiamate di rito: 3000 giri, 50 nodi, full flap, no ballooning, tiro un pò per i 45 nodi da tenere in finale, fortunatamente ho azzeccato il giusto glide, leggero sui pedali per l'allineamento e piccole variazioni di giri per mantenere la giusta pendenza, eccomi sopra il punto di mira, con un attimo di ritardo tolgo motore ed inizio la richiamata, ma mi rendo conto che è troppo accentuata e fermo subito la cloche quel tanto per non far risalire l'aereo ma per mantenere comunque un assetto cabrato, con i sensori del c... sento che l'aereo continua a galleggiare sopra la pista, ed appena inizia a perdere qualche centimetro tiro, piano, ancora un pò, ancora un pò, dolce sulla cloche, il Pluto appoggia dolcemente le ruote sul manto erboso (ad oggi rimane uno degli atterraggi più dolci che abbia mai fatto) mentre rimango concentratissimo ricordando a me stesso che il volo non è ancora finito. Cloche alla panza, come dice Paolo, per mantenere il ruotino sollevato, centro pista, ed inizio a frenare dolcemente. Mentre, ancora in pista, sto rallentando, con la coda dell'occhio vedo sulla mia destra i ragazzi che si sbracciano per festeggiarmi, e tra tutti, con mia sorpresa, scorgo Paolo che applaude al mio indirizzo: non è possibile, con quella riattaccata da cani! Esco di pista, rullo lentamente al parcheggio mentre l'unica cosa di cui a malapena sono certo è il mio nome, per il resto non so come mi sento, non so come sia andato il mio volo, non so che giorno sia, non sono più sicuro di nulla; mentre mi fermo passo accanto a Stefano il quale mentre mette il tappo all'obiettivo della sua macchina fotografica ricambia il mio sguardo preoccupato facendomi l'occhietto ed alzando il pollice rassicurandomi... a me pare di aver fatto schifo e loro si complimentano, o è un sogno distorto o oggi il mondo va alla rovescia! Nonostante il peggio sia passato, mi costa ugualmente mantenere la concentrazione per gli ultimi controlli prima di spegnere il motore; un sospiro liberatorio ed apro lo sportello, ed il fatto che cerco di scendere dal Pluto senza aver slacciato la cintura, con le ovvie risate dei presenti, la dice lunga sul mio stato mentale totalmente confuso!

Scendendo, come da copione, Paolo mi chiede di stendere le braccia avanti a me, e come da copione le mie mani tremano più di due foglie in balìa di un ciclone tropicale:Paolo ridendo di gusto commenta"Tutto ok allora".Dopo di che è un susseguirsi molto confuso di immagini, suoni, commenti, congratulazioni, pacche sulle spalle, battutacce, fino a quando salta fuori la bottiglia di spumante con la quale Paolo si appresta a farmi la doccia come da tradizione, e proprio perché si tratta di una tradizione non posso sottrarmi; con un filo di voce gli chiedo di concedermi quantomeno il tempo per mettere in salvo il portafoglio ed il cellulare, e dopo via con la doccia! La maglietta che era zuppa di sudore ora lo è anche di spumante. Brindisi con tutti i presenti, Stefano scatta qualche foto di gruppo e finalmente posso stramazzare su una sedia cercando di recuperare un pò di forze e di lucidità. Paolo si siede accanto a me, inizio a ringraziarlo dicendogli che è grazie ai suoi insegnamenti se oggi ho concretizzato il mio sogno, ed è anche grazie al lavoro di Stefano che io ritengo sia un suo dei suoi eredi naturali, a questo punto mi dice "Guarda che tu sei come Stefano, ovviamente non hai ancora la sua mano né la sua esperienza, ma sei meticoloso e metodico, e rispetti le procedure come fa lui, mi piacerebbe molto se diventassi un istruttore", a queste sue parole inizia a girarmi la testa: troppe emozioni tutte insieme, non ci sono abituato, per essere un sogno inizia a durare un pò troppo, ma visto che nessuno mi sveglia inizio a credere che forse è tutto reale. Spunta l'idea di andare a mangiare una pizza per celebrare, ma dobbiamo rientare a Corcolle prima che faccia buio. Nel frattempo si avvicina Ulderico che, dopo avermi fatto i complimenti, inizia ad apostrofare scherzosamente i ragazzi del campo: praticamente appena avevano visto che si apprestava ad atterrare si sono attacati alla radio cacciandolo letteralmente via per lasciare me tranquillo completare il mio volo, ma dopo avevano spento la radio dimenticandosi totalmente di avvisarlo, quindi il povero Ulderico chiamava per radio ripetutamente il campo per sapere se poteva riavvicinarsi all'area, senza ricevere risposta.Devono essere passati circa quaranta minuti da quando sono sceso sall'aereo, ma le mani ancora mi tremano, anche se un pò meno. Chiamo col cellulare mia madre e la mia ragazza per dargli la notizia ma i numeri sono entrambi occupati, forse da questa dimensione non è possibile entrare in contatto con il mondo reale. Un altro paio di brindisi ed è arrivata l'ora di rientrare a Corcolle:se da un lato ho tanto bisogno di andare a recuperare un pò, dall'altro mi dispiace lasciare questo campo dove oggi per me è cambiato tutto. Mentre scambio ancora un paio di battute con gli altri sento la voce di Stefano che mi chiama: "Ehi pilota, andiamo che ci si fa tardi!" È la prima volta che qualcuno mi chiama pilota!

Salutiamo tutti, rullaggio, allineamento, e dopo il decollo rituale passaggio basso prima di riprendere la via di casa.

L'aereo lo pilota Stefano, e devo dire che per me è molto meglio: mentre guardo in basso il terreno che scorre sotto di noi, con gli occhi della mente cerco di rimettere insieme gli eventi di oggi, ma mi riesce difficile, mi sembra ancora un sogno, le uniche cose che percepisco come reali sono una felicità ed un appagamento difficili da descrivere.

Atterriamo a Corcolle al tramonto, il sole è una enorme palla infuocata all'orizzonte tuttora offuscata dalla foschia di oggi;mentre Stefano mette in hangar l'Asso il mio sguardo è fisso sul prato nello stesso punto che stavo fissando prima di partire mentre ero pieno di preoccupazione: sono passate solo 5 ore, eppure quante cose sono cambiate da quel momento! Non mi rimane che salutare Stefano e ringraziarlo di tutto l'appoggio, l'aiuto ed i consigli che mi ha dato, salgo in macchina e mi avvio verso casa. Stasera scaricherò la tutta la tensione di oggi con un attacco di febbre come poche volte mi è capitato.

Domani per me inizia un'altra vita.


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