Tutto intorno comincia a bruciare, l'angolazione della webcam mi permette di vedere solo una parte di quello che succede.
Quando il video prende forma il processo è già in atto, da qualche parte che non conosco la vita di quattro persone e un cane sta essendo santificata nel modo che ci viene suggerito dal secolo di appartenenza.
"Se fossimo nell'Atene socratica tutto questo avrebbe luogo nell'agorà" dice Charles dal sedile posteriore della macchina mentre ci dirigiamo tutti e quattro alla sede di essere scrittori oggi.
Quando dico quattro intendo io, Kyle, Charles e un grosso cane razza terranova nero di nome Judo.
D'un tratto la prima finestra sul mio PC si illumina e in un principio di colori boreali stile sputa dai polmoni che sei appena nato, si aprono le danze viennesi sul progetto suicidio.
"Immagina una telecamera su Hitler che si suicida con cianuro nel bunker di Berlino, la faccia du Eva Braun" dice Logan mentre due operai trascinano su un carrello tante bombole da bruciare un caccia bombardiere. "Immagina una ripresa dall'elicottero di Dresda in fiamme, o una scatola nera nelle torri gemelle."
"Eppure le catastrofi contemporanee non sembrano avere il fascino di quelle della seconda guerra, non trovi?"
"Che cos'è?" Chiedo
"Metanolo" dice Logan che scorgendo la mia strana e-spressione aggiunge, "hai mai visto la cinquecento miglia di Indianapolis?"
Sono a casa mia, seduto a bocca aperta osservo lo svolgersi del progetto impazienza, del progetto dai al tempo un colpettino per farlo andare più veloce. Solo ora capisco di aver preso parte a una follia e tutto quello che per tre settimane mi era sembrato logico e ragionevole, ora mi appare troppo da sopportare.
Mi ricordo di quando Kyle guardandomi negli occhi mi ha detto "dimmi cosa sarebbe Gesù senza gli evangelisti."
"Capisci l'importanza della tua prova?"
"Ora sei Marco"
"Ora sei Matteo"
"Sei Luca"
"Sei Giovanni."
È come un video mandato avanti velocemente, un video delle quattro stagioni. La carta si arriccia, le tende si accorciano e le tele tornano a quando non erano niente, ma i vetri non si spaccano, e tutto sembra un acquario rovente. Sono arruolato per assistere, sono arruolato per divulgare cartoline.
Quattro persone e un cane bruciano vive in cinque luoghi diversi, uno per volta cinque occhi sul mio computer si accendono e svelano uno sguardo sull'abisso personale di qualcuno.
Veronica è l'unica donna presente alla seduta di essere scrittori oggi.
Ci sono sedici persone in cerchio che si scambiano opinioni sul tema che ogni martedì viene scritto sulla lavagna. Questo martedì col gesso bianco qualcuno ha scritto: il romanzo modernista da Madox Ford a Virginia Woolf.
Mi sono perso nel deposito di una piccola libreria mentre un uomo corpulento e sudato mette in relazione The Golden Spur di Dawn Powell e Gita al faro.
Quello che ricordo è che The Golden Spur è tutto tranne un romanzo modernista, ma non lo dico.
Io odio le riunioni, i club, le associazioni e tutto quello che ti concede un che di esclusivo e falso da condividere tra sconosciuti, odio i rifugi dalla vita vera, ma non dico nemmeno questo.
Mi sento come uno di quei tipi tremendi che per socializzare si iscrivono a corsi per imparare balli di gruppo. Nella mia mente, tutti seduti, questi uomini e questa donna di mezza età ballano la salsa con Virginia Woolf, un merengue con James Joyce o una lambada con Carl Solomon il poeta.
Tutto mi sembra patetico e nessuno è attraente.
Judo è sicuramente quello che si agita di più. Probabilmente è l'unico che prende la cosa con la giusta filosofia perché è l'unico non imbottito di tranquillanti. Judo abbaia molto forte e gira su se stesso in maniera vorticosa nel tentativo di liberarsi dal guinzaglio di cuoio saldamente legato a una colonna in marmo rosa.
Poi mi scopro a chiedermi chi di loro è il tipo da avere una colonna del genere al centro del salotto.
Intorno a Judo tutto quello che è di plastica si scioglie e tutto sembra dare più colore ai suoi lamenti. Improvvisamente Judo si calma, si rannicchia e smette di ululare, così imparo qualcosa sugli animali come se fosse una puntata di National Geographic.
Quando gli animali sentono che sta per sopraggiungere la morte si agitano cercando di sottrarvisi, ma quando capiscono che morire è inevitabile si calmano e si tranquillizzano.
Dopo la seduta del martedì alla essere scrittori oggi Veronica vuole che andiamo insieme a bere un caffè.
Seduti nella penombra autunnale, in quella strana alba che è la luce alle sette di sera, Veronica vuole sapere cosa ne penso di The End dei Doors.
"In che senso?" Dico.
"Come colonna sonora"
"Troppo scontata, non credi?"
"Hai ragione" ammette.
"E Frankly, Mr Shankly?"
"Non la conosco"
"È dei The smiths" dice cercando di accennarla per farmela capire, ma io non ricordo di averla mai sentita, "mi dispiace."
"Sai è così leggera e carina, potrebbe essere molto d'effetto inserire una canzone divertente in una situazione così solenne, no?"
"Immagino di sì" dico.
Mentre Veronica si allontana per andare alla toilette, penso a tutto questo come alla realizzazione di un film, come alla costruzione dell'ultima scena di uno spettacolo teatrale. È difficile rendersi conto che quello che si discute qui è la colonna sonora di una soluzione finale domestica e personale.
Veronica, Charles, Kyle e Logan sono tutti aspiranti scrittori, ognuno di loro ha pubblicato almeno un libro, ma nessuno di successo. Stanchi di aspettare la gloria e l'immortalità, hanno deciso di dare un colpettino al mappamondo delle loro vite.
"Ognuno di noi ha già scritto la grande opera della propria vita" ha detto Kyle il gorno che mi ha costretto a seguirlo, "solo che nessuno se n'è accorto."
La prima volta che ho visto Kyle era seduto sul cofano della mia macchina. Kyle ha ventitré anni, è il più giovane del gruppo e studia fisica all'università.
Il suo unico romanzo si intitola Planare e parla di un aviatore della seconda guerra mondiale che viene abbattuto, solo che nel momento in cui il suo aereo precipita, la velocità e il calore, fanno della carlinga una macchina del tempo che lo trascina nell'anno tremilaquaranta, in un momento preciso dell'evoluzione in cui il mondo sta per finire.
Per quasi mezzo volume il pilota non si accorge di non essere più nel millenovecentoquarantatre.
Messa così sembra quasi una via di mezzo tra Mattatoio No5 di Vonnegut e Tempo scaduto di Heller, ma non è così. "Il guaio" dice "è quel fottuto Donnie Darko, per non parlare di Rabbia, di Palahniuk."

"L'idea della carlinga, che cioè un grosso impatto può trasformare oggetti di uso comune in macchine del tempo, è mia da un sacco di tempo, ma naturalmente nessuno ci crede."
Sono in macchina con uno sconosciuto che potrebbe essere mio figlio, magro come una fune e con un ciuffo mogano che gli nasconde metà della faccia.
Kyle sorride e agita la pistola, la tiene stretta nella mano sinistra come se fosse un rullo da parete. "So che potrebbe sembrare un sequestro di persona, ma credimi, non è di te che si parla qui" mi assicura.
"È solo un'ora del tuo tempo, so che ti stai cacando sotto, ma che tu ci creda o no, non ho intenzione di derubarti o farti del male, vedi, ti sembrerà strano, ma i soldi non sempre sono la risposta."
Le cose che dice Kyle mi sembra di averle tutte già sentite, ma non riesco a ricordare dove.
"Riflettici" dice poi "quando tutto questo sarà passato, ti sentirai come in una seconda possibilità, prendilo come un minuto per fare un bilancio."
Osservo i cinque sguardi accesi su appartamenti sconosciuti e diversi, quello dove muore Logan è decisamente troppo spoglio, è come un garage con la scrivania, un letto e una piccola libreria.
Immagino che sia la casa di Kyle. La casa dove muore Kyle è al contrario piena dei più piccoli particolari. Matriosche e porcellane cominciano a venire giù dagli scaffali e sembra di assistere ad un poltergeist. Charles sembra essere in una cucina, riesco a scorgere dei fornelli e un lavello, Charles è decisamente quello che si agita di più, poi come per gli altri il sonnifero fa effetto e si abbandona sul pavimento. Il luogo di Veronica è pieno di tappeti, ne vedo persino uno rosso e nero su una parete, è probabile che sia una casa di montagna e immagino si tratti della dacia di Logan.
Questo Martedì io, Charles, Veronica e Kyle restiamo oltre la fine della riunione di essere scrittori oggi.
Oggi si è discusso del romanzo illustrato da Douglas Coupland a Jonathan Safran Foer. Naturalmente tutti avevano la loro bella copia di Molto forte, incredibilmente vicino, tranne me, così ho dovuto chiedere a Kyle se mi lasciava guardare e mi è sembrato vagamente di essere tornato a scuola.
Mentre Logan accompagna gli altri all'uscita al piano di sopra, restiamo in sienzio, seduti tra i mucchi di libri che non sono stati ancora venduti o che non verranno venduti mai.
Vicino al mio piede sinistro c'è una piccola pila di libri poggiata sul pavimento intitolati La logica del disordine di Logan Crass. Logan è alto e ha una folta barba grigia, indossa sempre una giacca militare dell'esercito tedesco come quelle che si vendono al mercato. A pensarci bene assomiglia vagamente al vecchio Solzenicyn.
Rientrando nel magazzino attraverso la scala a chiocciola in ferro battuto si mette al centro del cono di luce che parte dal basso soffitto e dice: "avete portato quello che vi avevo chiesto?"
Tutti tirano fuori una chiave e un foglietto dalle tasche, così Logan dice: "bene, mettetele in queste buste." Distribuisce tre bustine gialle per le lettere e due le tiene per sé. Il compito di Logan per questa settimana era fare una copia della chiave del proprio appartamento e scrivere su un foglietto il proprio indirizzo. Paradossalmente queste persone si incontrano tutti i martedì sera dalle cinque alle sette di sera da un anno e mezzo, eppure tutta la loro vita insieme inizia e finisce qui. Logan mette tutte le buste in una grossa scatola di cartone e comincia ad agitarla. Logan aveva in mano due chiavi e due indirizzi, questo perché anche se Judo talvolta diserta le riunioni di essere scrittori oggi, questo non significa che non faccia parte del progetto.
Qui è quando penso che Dio Logan ha un progetto per tutti noi, ma lo tengo per me.
La grossa scatola passa da Veronica a Charles, passando per Kyle arrivando a Logan, ognuno ha la sua busta con dentro l'anonimo indirizzo della casa dove andrà a morire.
Cinque vite si consumano in una poesia silente, questo è ciò che si insegue quando si comincia.
Sopravvivere a se stessi è il fine ultimo di ogni cre-atore. Forse un giorno anche Dio troverà il modo per togliersi di mezzo.
Forse come l'albero cinese che cade nella foresta, quando più nessuno ci sarà ad ascoltare Dio cadrà senza fare rumore.
Quello che si chiede agli uomini è di condire il tutto con un po' di sensazionalismo, come si condisce d'aceto l'insalata in un catino di rame, lasciandola fermentare per un paio di giorni così che la tossicità sia vegetale-letale. Tutti vorrebbero essere adorati fino a poter dire non ne posso più, fino ad esserne travolti, fino a ritrovarsi in prima pagina mentre ci si scopa un cane o si sniffa cocaina.
Se non sapessi che tutto brucia al metanolo, se non sapessi che le fiamme di metanolo si possono solo sentire e non vedere, questo spettacolo sarebbe davvero incomprensibile. Ci sarebbero solo quattro persone e un cane rannicchiati sul pavimento mentre le cose intorno a loro si decompongono a velocità irreale. Sembrerebbe solo una finzione poco originale, poi un sesto occhio si accende e scopro che non sono solo.
Tre giorni fa ho accompagnato Charles a Ikea perché voleva comprare un comodino.
"So che trovi assurdo che io esca per comprare un mobile che forse non farò nemmeno in tempo a montare, ma vedi, io credo che sia giusto affrontare questa cosa in questo modo, quasi come se non lo sapessi."
Poi mi racconta che due giorni prima il tecnico ha finito di montare i doppi vetri alle finestre.
"Sono spessi come due dita" dice mostrandomi uniti indice e medio della mano destra, "potrei fracassare piatti per tutta la notte e nessuno se ne accorgerebbe. Potresti scannare un animale in salotto e i vicini continuerebbero a dormire come se nulla fosse."
Gli occhi sul mio PC si annebbiano, la visuale si fa sconnessa, prima Veronica, poi Judo.
Il sesto occhio parla, in una chatroom gente da tutto il mondo dialoga su cosa vede e quasi tutto quello che gli leggo uscire dalle dita non ha senso.
Hugo93 è convinto che sia un videoclip.
Marta90 propone suo fratello come videomaker per il prossimo tentativo, scrive che può farlo cento volte meglio per la metà dei soldi, e anche se Abe92 obietta che non sa quanto sia costato il video che vedono, Marta90 è sicura, dimmi una cifra, scrive, e lui la dimezzerà.
Abe92 scrive, cinuanta centesimi, Marta90 risponde, vaffanculo.
I trilli si moltiplicano e si fanno insopportabili, le parolacce si ammassano, i caratteri usati rendono la conversazione illeggibile, le parole si muovono, luccicano, certe volte al posto delle parole vere e proprie compaiono delle vignette assurde e tutto diventa una specie di geroglifico egiziano in movimento.
Sono tutti adolescenti e nessuno riesce a capire che quello che stanno osservando è vero, ma forse che sia vero o finto non ha molta importanza. Appena cinque minuti più tardi il sesto occhio trasmette indifferenza, tutti stanno parlando d'altro, tutti guardano il nuovo video di Madonna o quello di una mucca che scoreggia in una tv austriaca.
Si scambiano link di siti porno non a pagamento.
In qualche modo sento che il progetto impazienza sta fallendo su tutta la linea. Il mio compito per questa settimana è mandare il video alla redazione del telegiornale, è farne un episodio della mia rubrica Cartoline dal XXI secolo e poi sperare che a qualcuno interessi.
Il quarto occhio si oscura del tutto, Kyle è andato per sempre e non c'è più niente che si possa fare.
L'unico occhio ancora in vita è quello che vede Logan accasciato in un salotto stile Ikea. Immagino sia casa di Charles, ma non posso esserne troppo sicuro. L'ultimo compito era far sparire dalla propria casa ogni singolo oggetto o fotografia che potesse renderne riconoscibile il proprietario.
Logan dice che è necessario eliminare ogni contatto empatico con il nido.
"Se davvero voglio sapere di chi è la casa in cui vado a morire, resto a casa mia" ha detto.
Nella finestra di Veronica si sente ancora la canzone che ha finito per scegliere, si tratta di There is a light that never goes out, dei The Smiths. Stranamente è l'unica che ha scelto una canzone per solennizzare questo momento, e forse perché il suo è l'unico libro basato su ricordi dichiaratamente personali, ma immagino che dei quattro sia quella più portata a immaginare come le cose debbano essere, piuttosto che come sono in realtà. Ora che il sipario è definitivamente calato su quattro occhi su sei, posso notare qualcosa di strano, il nido di Logan non sta bruciando, niente video delle quattro stagioni a super velocità, niente ninnoli che scoppiano, niente tende che si accorciano, poi d'un tratto lo vedo chiaramente, Logan si alza e se ne va.


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