INTRO - PROMO PER EPISODIO PILOTA

 
LA TELEVISIONE è lieta di presentare a voi Fedeli Telespettatori la nuova, frizzante e avventurosa serie che animerà la vostra Seconda Serata!
La Centuria dello Spazio®
è pronta a partire con voi... sulle ali dell'avventura!
Seguite i valorosi Legionari alla difesa della giustizia interplanetaria, il fiero Centurione che li dirige e la sua bella moglie Margot... per un pizzico di malizia!
Per voi Fedeli Telespettatori, in prima visione la Centuria dello Spazio®!
La Seconda Serata su LA TELEVISIONE... sconfitta la concorrenza, concorre per il vostro svago!
 
Presentato da XADOL - La tua efficienza, la nostra missione!

EPISODIO 1

«Allora mi hanno lasciata cadere.»
«Come?»
«Mi hanno lasciata.» Tirò una boccata dalla sigaretta sottile. «Sono finita dritta nello stagno.»
«Oh.»
«Sarei potuta affogare.» Soffiò lentamente il fumo da una parte, per non sbuffarlo in faccia all'uomo che le stava di fronte. «A dire il vero, stavo per affogare. Avrò avuto quattro anni.» Alzò il sopracciglio e disperse il fumo che la circondava con un gesto pigro della mano.
«Quattro anni. E mi hanno mollata dritta in uno stagno.» continuò. «Per insegnarmi a nuotare, dicevano.»
«È terribile.»
«Non molto, a dire il vero. Un sacco di gente lo fa. Voglio dire, può essere uno stimolo... ma non quando hai quattro anni e sei sicura che ti stiano penzolando sull'acqua semplicemente per farti schizzare con i piedi.»
«Già.»
«Che vuoi che ti dica.» continuò. «Ognuno ha i suoi brutti ricordi. La verità è che non mi hanno mai voluta.» Alzò di nuovo un sopracciglio. «Capita a molti. Di non essere voluti, e anche di non volere, non è così?»
«Certo.»
Sorrise. Provò a sorridere, almeno.
«Sei simpatico.» disse. «È raro trovare qualcuno che ci stia a sentire davvero, oggigiorno. Sono tutti così presi da chissà cosa... droga, e robaccia fantascientifica. Posso offriti qualcosa?»
«No, grazie. Io... ero venuto a prendere dei gettoni, veramente. Per la realtà virtuale.»
«Oh.» Tacque. «Certo. Ma dovresti chiedere a Pris, allora. È lei che gestisce il locale. La vedi? La ragazza rossa laggiù. Vestita in blu proprio come me.»
«Oh. Eccola. «Abbozzò un sorriso imbarazzato. «Bene. È stato un piacere, grazie per...il discorso.» Indicò la donna che si destreggiava tra i tavolini con due vassoi impilati sulla testa. «Ora vado a... i gettoni.»
«Ciao ciao.»
«Salve. Ancora arrivederci.»
Margot Goldenbaum rimase nuovamente da sola. Continuando a fumare lentamente, seguì a lungo con lo sguardo il percorso incerto e zigzagante dell'uomo che cercava di avvicinarsi a Pris. Poi tornò a voltare gli occhi cerchiati di trucco nero oltre i vetri del locale.
«Un bel discorso.» disse tra sé. «Del cazzo.»
L'uomo acquistò i gettoni per le cabine di videogiochi fuori dal locale, del tipo che affollava la gran parte della stazione di servizio. Rivolse ancora un sorriso imbarazzato all'indirizzo di Margot ancora seduta al bancone e uscì.
«Mi avrà presa per matta.» pensò. «Magari lo avrei fatto anch'io.»
Si alzò lentamente dallo sgabello in una nuvola di fumo, lisciandosi la gonna blu.
«Non sono molto portata per il non isolamento.»
Attraversò il locale scansando i tavoli e tornò a sedersi dietro il paravento, nel suo consueto separé silenzioso.

EPISODIO 2

Duke strizzò gli occhi. Il sottile tubo di plastica che dalla bombola si allungava fino alle sue narici brillò di un riflesso luminoso.
Rosa.
Mentre inalava la sostanza allucinogena, Duke si sorprese di nuovo a pensare a se stesso come ad un buffo omino meccanico, sebbene di meccanico non avesse nulla... per ora.
Ho ancora i capelli biondi.
Non sono un fallito.

Lentamente si toccò i capelli con le dita, sottili filamenti dai riflessi dorati che un giorno si sarebbero allungati fino a toccargli le spalle... il giorno in cui avrebbe cessato di inalare droghe sintetiche per mantenere il suo livello di attenzione costante e nella norma. Divertimento, trasgressione e banali, colorate visioni non erano più quello che Duke cercava. Gli bastava poter mantenere un collegamento stabile tra la soglia della sua attenzione e le sue terminazioni nervose, e dimenticare quello che, capelli a parte, aveva perso.
Ho ancora tutti i miei capelli biondi. Non sono un mezzo Falsone come DeSouza.
Da un cambiamento impercettibile, fatto di sottili vibrazioni dell'aria che lo circondava, Duke avvertì che il caccia aveva compiuto un movimento diverso dal costante avanzamento delle ultime cinque ore. Forse, semplicemente aveva smesso di percorrere una rotta lineare, per voltarsi di qualche grado. Quelli erano ancora i momenti nei quali l'allucinogeno donava alle percezioni di Duke una chiarezza e una velocità sovrumane. All'inizio, quei momenti duravano ore, intervallati da sogni multicolori al punto che Duke aveva sempre considerato un'ingiustizia il poterli attribuire unicamente al proprio sistema nervoso alterato.
Dopo molti anni di uso, però, anche quella sostanza aveva perso la sua novità. I momenti di parossismo duravano sempre meno, per scivolare di nuovo nella normalità, che rimaneva in ogni caso un dono della sostanza e un uguale parossismo delle effettive potenzialità dei sensi di Duke, ridotti al minimo da anni di quel mestiere.
Questo mestiere... penso di odiarlo.
Non ce la faccio più.
pensò subito dopo, e sentì che di lì a qualche attimo sarebbe precipitato nel Rinnovabile Buco Nero Monouso.
Voglia di morire.
Cazzo, devo darmi una smossa.

«Ehi.» La voce di Nathan DeSouza risuonò dagli altoparlanti. «Penso di averli visti.»
Questo qui che vuole?
«Ralph? Hai finito con i gas? Ho visto la loro nave. Tra un po' li agganciamo.»
Duke non respirava più dal tubo. Lo splendido riflesso
rosa!
si era spento, e al di la della plastica opaca si intravedevano le volute del gas fermo su se stesso.
«Penso che dovresti collegarti con il Centurione Goldenbaum. Tanto per dargli le nostre coordinate.»
Ecco... ci sono quasi.
Deglutì.
«Sai, non sarebbe scorretto dirgli» stava dicendo Nathan.
Vedo il Rinnovabile Buco Nero Monouso dritto davanti a me.
«come la volta scorsa se»
Tanti Rinnovabili Buchi Neri Monouso dritti davanti al buffo omino meccanico.
Dove sei? Dove sei andata?

«Ralph? Si stanno avvicinando.»
Si stanno avvicinando!
Duke sgranò gli occhi, guardando la parete di fronte a sé, e trovò infine la forza di inalare con forza un nuovo respiro di gas. In pochi attimi, impiegando tuttavia un tempo che a Duke sembrò relativamente infinito simile a quello della retromarcia di una grande nave spaziale, i Rinnovabili Buchi Neri Monouso si allontanarono e sparirono.
«Ralph? Il Centurione sta aspettando...»
Duke si premette sul torace, azionando la ricetrasmittente ovale cucita sulla divisa.
«Ho capito. Sei così impaziente di trovarci qui dentro altri rifiuti viventi?»
«Che simpatico. Mi pare sia il nostro lavoro. Se non ti sbrighi quei fottuti di taglie scioglieranno i leptoni.»
«Eh?» disse Duke, aggrottando le sopracciglia.
«Cosa?» disse la voce di Nathan.
«Hai detto?»
«Quando?»
«Adesso. Scioglieranno cosa?»
Udì un sospiro. «Era solo un modo di dire, cazzo. Sei più antico di un cane
Duke non rispose.
Che cosa vorrebbe dire, «sciogliere un leptone» ?
«Ralph? Li vedo.»
«Ho capito. Mi collego a Goldenbaum.»
«Fai in fretta. Ho bisogno che manovri la Gola.»
Duke si alzò in piedi. La rapidità del movimento gli causò una vertigine. Davanti a lui tutto si fece giallo e poi implose su se stesso, chiudendosi ai suoi occhi. Poi Duke respirò ancora, e l'immagine della parete si schiuse come un fiore.
Margot... sei grande.
Sfilò il tubo dalle narici e lo posò accanto alla bomboletta prima di uscire dall'abitacolo.

EPISODIO 3

Il rumore di denti che colpiscono una caramella dura.
Croc croc croc croc.
Come fa a rigirarsela in bocca in quel modo? pensò Duke, irritato dal suono.
Matthew Goldenbaum spezzò la caramella con i denti e la inghiottì.
Aah. Finalmente.
«Ben fatto, legionari.» disse Goldenbaum.«Finalmente acchiappati anche questi. Penso che siate nella fascia per una gratifica settimanale.»
«Mi sembra il minimo.» disse Nathan DeSouza, sistemandosi la cinta.«Ci siamo fatti il culo questa settimana.»
«Cazzo.» aggiunse Ralph Duke.
«Sì, beh, vi annuncio che purtroppo non è finita. Ci hanno assegnato un nuovo bersaglio. Non facile.»
«Quanta fretta.» disse Ralph.
Goldenbaum lo guardò contrariato.«Non facile, dicevo. Un fuorilegge del primo grado.»
«Eh?» disse DeSouza. «Intendi un criminale vero e proprio?»
Goldenbaum annuì.
«Aspetta un attimo.» disse Duke. «Non è di nostra competenza. Noi prendiamo i secondo grado. I cacciatori di taglie. Magari anche i terzo grado... se ce ne fossero più di una decina in tutte le colonie. Gli avanzi di galera spettano alla Gendarmeria.»
«La Gendarmeria è già mobilitata. Mi è stato dato l'ordine di impegnare anche la nostra Centuria.»
«Si può sapere chi è questo pericolo pubblico numero uno?» chiese DeSouza impaziente.
Goldenbaum tacque per un momento, guardandoli negli occhi. Duke non poté non trattenere il respiro.
Mi sa che sta per lanciare una bomba.
«Gottlob Mekkano.» disse infine Goldenbaum.
La mascella di DeSouza scese lentamente verso il basso. Duke smise di masticare la gomma.
«Devo tornare alla Centuria.» disse Goldenbaum in tono asciutto. «Venite appena potete.» Si allontanò in fretta con la consueta andatura frettolosa.
I legionari rimasero in silenzio per un po', fermi accanto al distributore di carburante della stazione di servizio del loro pianeta caccola preferito.
«Ehi Duke.» disse infine DeSouza.
«Uh?»
«Hai sentito?»
«Mh.»
Nathan DeSouza voltò lo sguardo verso di lui.
«Gottlob Mekkano.» disse piano.
«Il famoso sballato di ferro.» Duke alzò le sopracciglia. «Cari sbirri, io sono Dio.»
«Non lo prenderemo mai.»
«No, infatti. Vado a bermi qualcosa da Giotto
«Ci vediamo qui tra un quarto d'ora.»
«Troppo presto. Un'ora. Ce la meritiamo, no?»
«Hai ragione. A tra un'ora.»
«Ci vediamo.»
«Non sanno nemmeno che faccia abbia, Gottlob Mekkano.» concluse preoccupato DeSouza.

EPISODIO 4

«Insomma, è un Falsone oppure no?»
Pris appoggiò la schiena al paravento nero. «Non proprio. Ho sentito dire che ha qualcosa di biologico. E poi, è troppo preciso per essere un Falsone in pieno. Finora non ne ha mancato uno, lo sai?»
«Ho sentito che una ragazza si è salvata.»
«Ce l'ha fatta, poverina. Ma gli altri sette no. E ha un raggio d'azione spaventoso. Sono già due colonie.»
«È pazzesco.» Margot bevve un sorso di caffè, poi si portò di nuovo la sigaretta alle labbra. «Non si può nemmeno più uscire di casa.»
«E non c'è una ragione, capisci? Li becca a caso. Tuo marito sa qualcosa?»
«Il Super Falsone Cecchino.» Disperse il fumo con la mano. «Mio marito... sai, non parliamo spesso di criminali famosi.» Alzò un sopracciglio. «Non parliamo spesso e basta.»
Dall'altra parte del paravento, Margot sentì Pris tacere all'improvviso.
Ralph Duke si affacciò nel separé.
«Posso?»
Margot posò la sigaretta nel posacenere. «Non saluti nemmeno Pris?»
Duke rimase a metà uscio. «Le ho fatto un cenno con la testa.»
«Molto educato.»
Duke guardò Pris seduta contro il paravento, fuori dal separé.
«Ti sei offesa, Pris? Non volevo essere scortese.»
La ragazza sorrise e gli rispose con un cenno del capo. Si alzò e tornò al banco senza una parola.
«È molto sensibile.» disse Margot.
«Sì.» rispose Ralph. «Ora posso?»
Margot, gli occhi truccati pesantemente di nero come di consueto, e la sigaretta tra le labbra, anch'essa come di consueto, annuì e gli indicò la sedia vuota all'altro lato del tavolo. Duke si sedette in silenzio.
«Oggi ho usato il Truccatore nuovo.» iniziò Margot. «Gli ho dato tutti i dati che voleva... mi ha chiesto perfino le preferenze alimentari. Io ho risposto sinceramente...quasi, e tutto quanto. E guarda un po'.» Indicò i propri occhi. «Mi sono guardata allo specchio e mi sono trovata come al solito. È il look del mio destino. Il tuo prevede sempre quella faccia disperata?»
Ralph abbozzò un sorriso. «Sono stanco. E ho avuto problemi con i gas.»
«Quelli che ti ho dato?»
«Sì... tranquilla. Erano buoni. Riguarda me.»
Margot aspirò una boccata di fumo e la soffiò fuori lentamente. «Te?»
Duke annuì. «Ho dei problemi. Sbalzi di umore. Come sempre. Forse più seri del solito.»
«Vuoi dire il tuo Buco Nero Qualcosa?»
Duke la guardò negli occhi. «Non è Buco Nero Qualcosa.»
Margot rimase immobile e abbassò gli occhi. Rimasero in silenzio per qualche minuto prima che lei parlasse di nuovo a voce più bassa, forse con un'ombra di dispiacere nel tono quasi monocorde.
«Non c'è ragione che la prendi così. Non era per prendere in giro.»
Ralph si coprì gli occhi. «Lo so. Sono peggiorato.» Tacque.
«Ho qualcosa che forse ti tirerà un po' su.» disse Margot. Tirò fuori dei pacchetti neri.
«Di che si tratta?» disse Ralph, senza levare la mano dal proprio viso.
«Sono in video. Molto belli. Se li guardi con gli occhiali, diventi felice in un momento.»
Ralph la guardò. «Com'è possibile?»
Margot tacque per un momento.
«Ne ho visto uno.» disse infine. «Tanto per essere sicura di quello che vendo. L'ho guardato, e ho... avuto la sensazione di guardare ciò che mi renderebbe felice per davvero.»
Duke guardò i pacchetti lucidi, con sopra la minuscola scritta IDOL in bassorilievo.
«Voglio dire» continuò Margot, «una specie di visore dell'oggetto dei tuoi desideri. Di tutti i tuoi desideri. È bello.»
Duke la guardò di nuovo negli occhi verdi. «E tu l'hai guardato?»
«Sì. Sto cercando di darli via in fretta, o desidererò rivederli.»
«Hum.» disse Duke. «Pensi che mi servirà?»
Margot si toccò una guancia, con la consueta espressione spenta.
«Che vuoi che ti dica? Al punto in cui sei, sì, potrebbe.»
Duke le sorrise piano. «Grazie, Margot.»
Alzò le spalle. «Stare tutto il giorno dietro un maledetto paravento dà i suoi frutti.»
«Ancora non capisco perché lo fai. Goldenbaum guadagna bene.»
«Ma non sa niente di tutto questo, naturalmente.» Si guardò intorno. «E hai idea di quanto costi tenermi questo posto tutto il giorno?»
Duke non poté non impedirsi di trovare divertente la sua logica. Sorrise piano.
«Pensavo che ti saresti offeso.» gli disse Margot. «Per quello che ho detto.»
«No. So che non era per prendere in giro. Tuo marito è andato alla Centuria, adesso. Per un po' saremo tutti impegnati.»
«Buono a sapersi.» Tacque, e guardò Ralph Duke a sua volta, producendo la sua particolare imitazione di un sorriso d'affetto. «È strano, Ralph.»
«Cosa?»
«Mi sento cosmicamente sola. Eppure, so che se dicessi a te quelle cose che agli altri non va mai di ascoltare, tu mi ascolteresti per davvero. Sai cosa vuol dire ascoltare per davvero?»
Ralph tacque. Dopo un attimo, scosse piano la testa.
Margot rimase zitta per qualche secondo prima di alzare le spalle.
«Non ha importanza.» concluse. «La stranezza è che anche se so che tu mi ascolteresti, non riesco mai a parlarti. Succede anche con Matthew... è per questo che ho rovinato il nostro matrimonio. Non so perché. Forse non ho il coraggio di non sentirmi sola.»
«Dobbiamo prendere Gottlob Mekkano.» disse Ralph Duke.

EPISODIO 5

Margot ricambiò il suo sguardo spento con un'espressione che poteva dirsi sorpresa.
«Non so bene come andrà.» continuò Duke. «Probabilmente non lo incroceremo neppure alla lontana. Ma non si sa mai. Potrei non tornare più. Potrei restare secco e basta, senza un motivo, nonostante i gas che mi tengono insieme.»
Margot si portò la sigaretta alla bocca. Duke vide che la sua mano tremava.
«Il Rinnovabile Buco Nero Monouso?» disse lei piano.
«Sì.»
Margot tacque e annuì.
«Per cui, se tu... hai intenzione di dirmi qualcosa, sarà bene che lo faccia. Ti scrivo una Carta. Per tutti i soldi che ti devo.» Scribacchiò sul suo libretto la cifra esatta. «Ecco qui.»
Margot prese piano la Carta e la ripose sotto il tavolo. Poi prese un pacchetto nero e glielo porse.
«Prendi. È un regalo.»
«Grazie.»
«Secondo te devo dirti qualcosa?»
«Non lo so.»
«Posso restare in silenzio?»
«Certo.»
Annuì di nuovo. Duke sospirò.
«Io piuttosto vorrei dirti ancora due parole.»
«Ti ascolto.»
L'uomo si toccò una guancia. «Tu conosci... sai il fatto dell'omino meccanico, vero?»
«Quello che vedi sempre?»
Annuì. «Sarei io. Rappresenta me stesso.»
«Oh. Non lo sapevo.»
«Riesci... a pensare a cosa potrebbe significare?»
«È una domanda? Oppure vuoi darmi la risposta?»
«No.» Abbozzò un sorriso. «No. Era una sciocchezza.» Si alzò. «Vado.»
«Non bevi qualcosa?»
«No.» Si mise le mani in tasca. «Vado.»
«Bene. Allora ciao. Non ti scordare del Cerchio di Giotto, quando qualcuno avrà preso quel tizio.»
«Certo che no. Ci vediamo.»
«Sì.»
Duke uscì dal separé e andò al banco. Fece un cenno a Pris.
«Portale una soda. Offro io. Pago anche quella bottiglia.»
«Te la incarto?»
«Non la porto via. È per te.»
Pris sgranò gli occhi. «Duke! Ti hanno pagato doppio, questa settimana?» sorrise. «Beh, grazie.»
«A buon rendere, eh?»
Mentre Pris rideva, Duke voltò lo sguardo verso il separé.
Da dietro il paravento, si alzava una nuvola di fumo.

CONTINUA... leggete la: Seconda e ultima parte


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