Miguel guardò dentro lo specchio, in cerca di qualcosa che probabilmente stava dietro il vapore appiccicato sul vetro.
Altra notte insonne, altra notte passata a pensare a qualcosa per cui non valeva la pena farlo.-
«La vita?»
«Bé, sì, la vita caro mio, proprio lei. Pensi che ne valga la pena? Pensi che riflettendo tutta una notte sulle vaghezze della vita tu possa risolvere qualcosa?»
«Penso di sì.»
«Pensi male vecchio. Guardati.
Settant'anni d'uomo, due figli che non senti da almeno quattro anni. Tua moglie è scappata oltre trent'anni fa con uno di quei Mr Calzinibianchi che non riescono a tenerselo nei pantaloni e la tua unica risorsa è il lavoro. E che razza di lavoro poi! credi che essere un vecchio militare sia una cosa onorevole, vero? Può esserlo per chiunque altro Miguel, ma non per te.»
«Ora piantala.»
«Cosa ti diceva tua madre, ti ricordi?»
«Ho detto che la devi smettere.»
Vita crudele e cinica.
«BASTA!!!»
Miguel colpì violentemente lo specchio col pugno destro, e la vocetta fastidiosa si tramutò in una serie di rumori acuti e sgradevoli. Quando i vetri furono tutti a terra si piegò, per raccoglierli.
Ne prese uno, il più grosso, e ci si specchiò dentro.
«Morte crudele e cinica.»
La voce tornò con quelle parole e le lacrime solcarono le sue guance, dopo anni di carcere, la sua disperazione era finalmente evasa.
Afferrò più saldamente l'enorme scheggia con la mano insanguinata e l'alzò fino alla gola.
Poi la scagliò a terra, e cadde su un fianco, tra vetri e lacrime.
«No Miguel, la fine ancora lontana.»


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