La navicella sta rollando.
Ecco, fra poco decollo. Ho un groppo allo stomaco: chissà se tornerò all'astronave.
L'accelerazione aumenta all'improvviso mentre vengo sbalzato in avanti. Le luci si accendono nella giusta frequenza ma il pensiero mi colpisce lo stesso come un pugno nello stomaco: l'iperspazio partirà? È l'ultimo dei comandi, quello che fa la differenza tra la vita e la morte, quello che regola il distacco e l'espulsione alla velocità massima.
Il sibilo rassicurante della terza fase del decollo mi riempie l'orecchio di piacere, mentre trattengo il fiato aspettando il conosciuto suono della quarta.
Anche se oramai sono un veterano dei voli e delle missioni, ogni tanto ho ancora dei momenti di panico.
Non va bene, mi dico... così non va, devo restare tranquillo: appena torno passerò dalla dottoressa Lesley. Il ricordo delle sue morbide forme e della voce calda ed avvolgente mi fa subito l'effetto di un calmante.
Con flemma ritrovata pigio al momento giusto il pulsante per innescare la quinta fase.
Il solito tintinnio come di metallo colpito in più punti riempie l'abitacolo.
La tuta mi da un po' noia al colletto. Va revisionata anche questa, prendo mentalmente nota.
Il computer di bordo lavora bene. Le lucine davanti a me si accendono nelle sequenze abituali: rosse, gialle e verdi, a seconda del tipo.
Tiro la leva per la sesta fase.
Incredibile come a volte il tempo dia l'impressione di rarefarsi e di durare più a lungo del solito, permettendoti di contare ogni singolo secondo, mentre in altre sembra trascorrere velocissimo.
Come la giornata al laghetto sulla luna artificiale di Venere, non più tardi di due settimane fa, assieme a quella bella bruna con gli occhi allungati. Come si chiamava? Mah. Ricordo solo gli occhi allungati e un po' all'insù.
La fase settima rende le luci alterne, sottoponendo la navicella a sbalzi di corrente.
Prima o poi, penso, i tecnici riusciranno a togliere questa fastidiosa sensazione! E non sarà mai troppo tardi!
Le partenze sono proprio noiose, concludo premendo l'ultimo bottone a destra e digitando sulla tastiera il codice finale.
Finalmente l'ottava arriva: sibili e sbuffi.
Rido.
Sembra il verso di quel buffo animale, a mezzo tra la foca e la scimmia, che ho visto allo zoo di Antares. Stupido e lento, si trascinava dove i bambini buttavano pezzi di pane, urtando contro il filo di corrente elettrica e prendendo delle piccole scariche.
Stupido animale, penso pigiando il tasto finale dell'iperspazio e saltando in aria con tutta la navicella.


Data invio: