La guardava con occhi rapaci, carpendo ogni suo movimento ogni suo minimo cambiamento d'aspetto, lui latin lover da strapazzo che di donne ne aveva avute molte, ma che di donne non ne aveva mai capito niente.
Aveva una concezione della vita come quella di una telenovela, con i suoi amori impossibili e le sue storie intricate.
Lui era altresì convito che per conquistare una donna bastasse: una macchina di grossa cilindrata, un sorriso prorompente, il bicipite gonfio ed un appariscente tatuaggio.
Queste cose era arrivato ad ottenerle tutte anche se con il tempo si erano tutte affievolite o ridimensionate.
La potente vettura l'aveva ma dopo tutti i chilometri che aveva percorso bazzicando tra un night e l'altro aveva cominciato a rallentare e a non poter sopportare più le velocità elevavate...
Aveva anche un tatuaggio vistoso; una pantera nera che mostrava le sue fauci ma l'animale tatuato sulla pelle aveva perso colore...
E la pantera non faceva più spavento e sembrava giorno per giorno un mansueto gattino.
Il bicipite gonfio non c'era più e la pelle era tutta raggrinzita, inesorabile segno del tempo che testardo non voleva sentire e spendeva tutte le sue ore ad un bancone di un bar con un sorriso da ebete stampato sul volto che evidenziava le sue rughe; perseverante cacciatore di falene che si ostinavano a non voler entrare più nel suo retino.


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