La biblioteca "Lupo della steppa" presenta:
Il sasso degli angeli di Daniela Piegai

 

La luce si rifletteva sul vetro e carambolava sulla lucida cornice di tartaruga. La vecchia stampa, dietro quel vetro scintillante, sembrava ancora più ingiallita di quello che era.
Io ero piccola, e seguivo passo passo la donna che spolverava lo studio di papà opprimendola con continue domande:
- E perché passi lo straccio lassù
- Perché c'è sporco.
- E perché c'è sporco?
- Perché entra la polvere dalla finestra.
- E perché entra?
- Perché c'è vento.
- E perché c'è vento?
- Perché è marzo.
Le sue risposte erano secche e essenziali, non aveva voglia di allungare il discorso: era pagata per pulire, non per sopportare me. Ma a me piaceva il suo modo conciso. Non era come "la signorina" che mi sequestrava tutti i pomeriggi a "fare conversazione" in francese, con interminabili sproloqui che pretendeva poi le ripetessi.
Lo straccio della polvere intanto aveva prodotto un piccolo tifone nel raggio di sole che entrava obliquo dalla finestra, insieme al vento di marzo.

Il pulviscolo dorato roteava impazzito: una galassia luminosa che turbinava davanti ai miei occhi incantati.
Il rumore della finestra che si chiudeva e l'improvvisa penombra fecero cessare l'incantesimo.
- Maria, perché hai chiuso?
- Perché qui ho finito.
- Aspetta... forse qui c'è ancora sporco... - mi arrampicai su una sedia, per vedere se sulla cornice di tartaruga, in alto, potevo trovare ancora un nido di quella polvere magica, e mi trovai davanti agli occhi un altro sortilegio altrettanto potente: quello delle parole.
In uno sbiadito color seppia, sotto cinque personaggi vestiti di nero, compitai faticosamente: - "In cui si disquisisce del sesso degli angeli" ...Che vuol dire, Maria?
Maria si fermò un attimo, interdetta. Si accostò alla scritta, compitando altrettanto faticosamente. La sua faccia era un poema. Aggrottò le sopracciglia nere, strinse le labbra con un'espressione di biasimo, e sancì fermamente:
- È un errore di stampa.
- Cos'è un errore di stampa?
- È quando c'è una parola sbagliata.
- Che parola?
- Una.
- Sì ma allora che c'è scritto?
- In cui si quisisce del sasso degli angeli. - disse lei.
- Cos'è il sasso degli angeli?
- Ce l'hai l'angelo custode, no?
- Sì ...e allora?
- E allora quando sei cattiva ti tira un sasso.
Questo era degno di meditazione. L'angelo che tirava sassi aveva un suo fascino. Altro che piangere e mettere il capino sotto l'ala! Il mio tirava SASSI!

È da allora che quando combino qualcosa non proprio commendevole, furtivamente scruto verso l'alto, per evitare il tiro dell'angelo fromboliere.

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