Epistolario erotico tra due internauti sconosciuti
di Manuela Minelli

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Minelli    Epistolario erotico tra due internauti sconosciuti
Manuela Minelli
144 pagine
anno 2012
Editore Giovane Holden (collana Battitore libero)
Blog dell'autore

Estratto da un'intervista a Manuela Minelli

Perché un romanzo fatto di mail?

Perché io ne scrivo tante, tantissime. Perché è un modo antico ma moderno di comunicare, la tastiera si sostituisce al vecchio calamaio e alla penna d'oca, perché con una mail si può raccontare qualsiasi cosa, anche gli stati d'animo, ci si può dilungare. Sui social network tutto va di corsa, messaggi stringati, rapidi, veloci.

 

Raccontaci quali sono i temi portanti di questa storia originale?

La solitudine...le vite frenetiche che ci portano a non avere o a non volere più avere tempo per i rapporti reali, affidando ad internet, ai social network, alla rete, la nostra vita sociale. La condizione della donna – mamma – lavoratrice e magari anche separata che deve gestire tutto, facendo i salti mortali. La protagonista del libro non vuole avere un uomo, è scottata dall'amore, ha ancora una ferita aperta e decide di affidarsi ad un "messaggio in bottiglia" gettato – come lei stessa dice – nell'immenso mare di internet, per colmare la sua solitudine.

Accade così che tra tante risposte, ne sceglie una, quella di un uomo (ma anche questo potrebbe essere messo in dubbio) che le comunica arguzia, simpatia, senso dell’humor ed anche un certo fascino.

Il virtuale che si sostituisce al reale. Prendiamo i social network, face book, il più commerciale, il più usato, i nostri figli, i giovanissimi, ne fanno un uso smodato, lo usano per tutto, comunicare un appuntamento per la discoteca, dire al mondo che la prof li ha interrogati, che hanno comprato un nuovo paio di jeans, che Lalla è più stupida di Alessia, che Matteo è un superfigo, che la vita fa schifo o che il mondo oggi è più colorato perché hanno baciato tizio. E' nata una nuova dipendenza, quella da Facebook, conosco gente che non va in bagno se prima non lo comunica agli amici virtuali, ragazzini che la prima cosa che fanno al mattino appena alzati e l’ultima prima di chiudere gli occhi, è salutare il mondo da FB. In casa magari non comunicano, ma hanno uno sconfinato desiderio di comunicare al mondo qualsivoglia cosa, bella, brutta, sciocca o importante che sia.

E' un sistema per dire "IO CI SONO; SONO QUI, GUARDATEMI E ASCOLTATEMI PER FAVORE !)" Facebook oTwitter o internet fanno male? Fanno bene? Dipende. Bisogna saperli usare, possono essere utilissimi o dannosissimi, fanno uscire dal guscio ma, contemporaneamente, ci isolano. Anche troppo sole o troppa mozzarella fanno male, bisogna saper usare qualsiasi cosa con equilibrio, internet compreso .

Altra componente che è uno dei concetti che saltano sempre fuori nei mie romanzi e nei miei racconti, è l'assenza dell'uomo nella vita delle donne. Gli uomini, anche quando sono presenti fisicamente sono assenti, poiché presi dal lavoro, dalla carriera, dallo sport, dal calcio, dagli amici, casomai alla peggio da altre donne, insomma sono spesso presi da altro che non sia la propria compagna. Gli uomini se ne vanno, ci lasciano e quindi perché non innamorarsi di un maschio virtuale a cui affidare confidenze, sogni, desideri, segreti, mantenendo le distanze, salvo poi innamorarsene davvero, perdutamente. I due protagonisti decidono entrambi e scientemente di non volersi conoscere, non desiderano sapere che faccia abbia l'altro, gli basta quella mail, quella insostituibile mail, quella scritta sul video che li aiuta a superare le difficoltà della giornata e della vita, quella mail che aspettano e desiderano più di ogni cosa al mondo.

Altro tema, la capacità di una donna di essere multitasking su vari livelli, quello pratico (casa, figli, spesa, famiglia, palestra, amiche, etc) e quello mentale.

 

E perché erotico?

Perché... non so davvero com'è uscita questa vena erotica,(laddove l'erotismo si differenzia dalla pornografia per la lievità con cui certe situazioni, un po' hot vengono raccontate), fatto sta che ad un certo punto i personaggi delle mie storie se ne vanno per conto loro, diventano autonomi e fuori dal mio controllo. E comunque la nostra Sabrina, la protagonista del romanzo, per un suo piacere personale si compra dei capi d'abbigliamento un po' fuori dal suo stile, biancheria intima, una gonna corta, una camicetta rosso fuoco. Lo racconta al suo interlocutore virtuale e lui la provoca, fino a scatenare in lei la voglia, inizialmente virtuale, poi reale fisica, di scatenare la sua sensualità, di cui si era dimenticata. Questo è il grande pregio di Claudio, quello di averle fatto ritrovare, attraverso la sua sensualità e la voglia di mettersi in gioco con altri uomini, una grande stima in sé stessa, una voglia di "vita" che lei stessa pensava di aver perduto.

 

Come e perché si diventa scrittori?

Nel mio caso è un'esigenza. Io scrivo molto, mail, ho un blog, racconti, commedie, articoli, mi resta pochissimo tempo per scrivere libri purtroppo! Scrivere è per me terapeutico, è la migliore medicina per l’anima, mi fa stare bene. Ma credo che la stessa cosa la possano dire anche un pittore, un musicista, un attore che dà vita ad un personaggio.

 

Per scrivere bisogna leggere? Quali sono i tuoi autori preferiti? Cosa ami leggere?

Certamente. Uno scrittore è innanzitutto un lettore. Personalmente sono una lettrice onnivora e compulsiva. Acquisto decine di libri che non faccio in tempo a leggere, ne accumulo un'infinità, non riesco ad uscire da una libreria senza aver fatto acquisti. Per me una libreria è quello che per molte donne è la profumeria... Quando vado al Salone del Libro o alle fiere dell'editoria, diventa problematico, comprerei ovunque e comunque, torno a casa carica come un mulo.

Autori preferiti molti. Una su tutti, al primissimo posto, il mio idolo, Margaret Mazzantini, avrei voluto scrivere io tutti i suoi libri, nessuno escluso, poi Isabel Allende (ma non gli ultimi romanzi di avventura per ragazzi) e molte scrittrici latino americane, Carlos Ruiz Zàfon, Fabio Volo (checché se ne dica, mi affascina), David Glattauer (che ho scoperto essere un giornalista austriaco autore di tre romanzi fatti di mail, ma l'ho scoperto anni dopo aver finito questo epistolario), la mitica Claudia de Lillo, che mi fa ridere e trovo geniale, Marquez sempre e comunque, Veronesi, Marco Lodoli, Dominique la Pierre e Sidney Sheldon, Hermann Hesse e Andrea de Carlo, Khaled Hossein e Ammanniti, Daniel Pennàc e Osho. Appunto, leggo tutto e il contrario di tutto. Osho mi aiuta molto, tutti dovrebbero leggerlo, così come se fossi il Ministro della Pubblica Istruzione, farei in modo che gli scritti di Dominique la Pierre diventassero obbligatori in tutte le scuole.

 

Cosa consiglieresti a chi volesse pubblicare un libro?

Tre cose fondamentali: perseveranza, leggere molto e soprattutto evitare come la peste gli editori che chiedono "il contributo", quelli che in America, non a caso, vengono definiti Vanity Press. Tutti coloro che vogliono pubblicare libri di poesie, saggi, narrativa, qualsivoglia cosa, prima o poi ci incappano. Bene, statene alla larga, l’editoria a pagamento non paga, nel senso che non distribuisce, racconta un sacco di balle, vive solo ed unicamente dei "polli" che per vedersi un libro pubblicato con il proprio nome pagano diverse migliaia di euro. Allora sarebbe migliore la scelta del print on demand... etc

In ogni caso trovare un editore è, per un aspirante autore non famoso, che non si chiami Bruno Vespa o Francesco Totti, sicuramente la cosa più difficile. Ma non bisogna arrendersi. Richard Bach sentenziò che uno scrittore professionista è un dilettante che non ha mollato. E' verissimo. Mai arrendersi. L'Italia è un paese di santi, navigatori, poeti e scrittori, e le case editrici soffocano di manoscritti. Cercare ed individuare la casa editrice giusta per il proprio libro è già un lavoro, ci sono in Italia moltissime case editrici medio piccole e molto serie, che lavorano bene e fanno prodotti dignitosi e di qualità. Rivolgersi a loro, puntare in alto e poi, casomai, scendere, frequentare i siti di scrittura, creativa e non, far leggere il proprio manoscritto ad amici del mestiere, editor, talent, se si hanno, ma anche ad amici comuni. Capire che è inutile presentare il proprio manoscritto di genere fantasy a case editrici che pubblicano solo saggi storici. Sembra lapalissiano, ma è l’errore di molti.

Essere consapevoli che in Italia con la scrittura non ci si mangia, le royalties, anche quelle degli autori premi Strega e Campiello, non permettono ville e Ferrari, tutt'al più, se si sfonda, si riesce a vivere dignitosamente. Partecipare a premi e concorsi letterari che proliferano in rete, meglio se gratuiti (anche lì attenzione alle fregature) per far girare il nome, per farsi conoscere.

Essere consapevoli che scrivere un libro è la cosa più divertente e piacevole che ci sia. Il difficile viene dopo. Paragoniamo il proprio libro ad un proprio figlio neonato e lo scrivere ad un rapporto sessuale.  La cosa più divertente e piacevole è fare l'amore, il neonato/libro che ne verrà fuori va supportato e per lui va trovato un editore che sia degno di supportare il nostro libro/figlio per farlo vivere al meglio.

 

Tra i ringraziamenti alla fine del libro, oltre ai tuoi familiari e amici, ci sono anche i tuoi animali, come mai?

Perché loro sono parte integrante della famiglia, io vivo con sei gatte e tre cani, uno di questi il mio setter non si muove da vicino alla mia sedia quando scrivo al computer, se mi alzo, per distrarmi lui si alza. E' anziano, mi dispiace farlo scomodare, e anche le mie gatte, due in particolare, sono una sulle mie gambe e una spalmata sulla scrivania. Se mi alzo per bere, prendere un cioccolatino o accendere una sigaretta, loro si scocciano, non mi permettono di distrarmi, per questo le ho ringraziate come "sentinelle della mia scrittura". Scrivo di notte, quello è il mio tempo migliore, quando la casa dorme, i rumori e le luci sono spente e loro sono lì con me.