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Recensioni scolastiche

recensioni scolastiche

<- Indice recensioni e commenti

Spesso a scuola, si chiede agli alunni di leggere e commentare qualche libro durante l'estate.
Riportiamo alcuni classici compiti delle vacanze, svolti dagli studenti.

Cliccando sulle copertine, è possibile leggere altre recensioni ed eventualmente acquistare il libro


L'esodo   

L'esodo

Autore: Arrigo Petacco

Questo libro narra la tragedia dei giuliano-dalmata, costretti, tra il 1943 e il 1947, ad abbandonare le loro terre, occupate da prima dai partigiani di Tito e in seguito cedute alla Jugoslavia, si parla di "tragedia negata" perché solo in questi ultimi anni l'attenzione degli storici, dei politici e dell'opinione pubblica ha cominciato a soffermarsi sul terribile dramma che alla fine della seconda guerra mondiale colpì migliaia di persone, colpevoli solo d'essere italiani e di voler restare tali. Nei decenni scorsi supposte opportunità di politica internazionale e di politica interna avevano suggerito di sorvolare su quelle vicende accadute sul nostro confine orientale. Arrigo Petacco, giornalista, già autore di numerosi saggi riguardanti il ventennio fascista, comincia a ricostruire la tragedia ricordando come la Venezia Giulia, l'Istria e la Dalmazia, come quasi tutte le terre di frontiera, erano alla fine dell'ottocento, quando facevano parte dell'impero degli Asburgo, un mosaico impazzito di etnie: terre di antica civilizzazione, prima romana e poi veneziana, erano diventate una mescolanza di italiani e di slavi (sloveni e croati) dove i primi erano nettamente maggioritari nelle città ma pressoché assenti nelle campagne. Un punto centrale per comprendere il successivo, tragico scontro tra i diversi nazionalismi. Poi lo storico rievoca le vicende della "vittoria mutilata" del 1918, la questione di Fiume, la forzata italianizzazione voluta dal fascismo con le intolleranze nei confronti della cultura slava, la seconda guerra mondiale, l'occupazione dell'Istria da parte dei partigiani comunisti di Tito, il terrore scatenato contro gli italiani, fascisti e no, gli spaventosi eccidi delle foibe, le cavità carsiche dove vennero scaraventati dopo l'uccisione (anche se spesso le vittime erano ancora in vita). Una vendetta da parte degli slavi per i soprusi subiti in passato? No, diceva Petacco, doveva trattarsi di qualche cosa di più, di un progetto preciso di pulizia etnica, per estirpare gli italiani dall'Istria uccidendoli o costringendoli a fuggire. In seguito il libro riprende le vicende successive: la fine della guerra, la questione di Trieste risolta dal memorandum di Londra del 1954 che troverà definitiva ratifica solo nel 1975 con il trattato di Osimo, infine la tragedia dell'esodo. Se la mattina del 26 ottobre 1954 una folla immensa di triestini salutava festante e commossa il ritorno dei bersaglieri italiani, non potevano invece fare festa i circa 300.000 giuliano-dalmati definitivamente allontanati dalle loro terre.

Commento scritto nell'estate 2003 da: Giulia


L'isola di Arturo   

L'isola di Arturo

Autore: Elsa Morante
Genere: narrativa
Personaggi principali: Arturo, Nunziata, Wilhelm, Silvestro

Trama: La voce narrante di questo libro è il protagonista Arturo; la sua vita si svolge su l'isola di Procida vicino a Napoli.
Il ragazzo vive una vita molto solitaria: orfano di madre dalla nascita e il padre sempre in viaggio, viene accudito dal suo baio Silvestro che lo alleva come un figlio.
Arturo vede in suo padre Wilhelm Gerace un'autorità sacra; per lui non esiste nessuno al pari del padre anche se è una persona arrogante malvisto da tutti i cittadini dell'isola,sempre in viaggio che lascia il figlio solo per nove mesi all'anno.
Arturo vive in una grande casa eternamente sporca, sul pavimento la polvere e la sporcizia sono così compatti da non riuscire a distinguere più il colore delle piastrelle.
Un giorno il padre annuncia che dopo il prossimo viaggio sarebbe tornato a casa con una sposa.
Wilhelm ha sempre odiato le donne e così anche Arturo le consideravano inutili e brutte.
La sposa è una donna molto religiosa che ha paura del marito; è molto giovane, ha solo due anni in più di Arturo e si chiama Nunzia.
Ebbe un figlio che chiamò Carmine Arturo in onore della Madonna del Carmine.
Arturo ha sempre sentito la mancanza della madre e vedere il fratellastro con la sua matrigna gli infonde una gran gelosia.
Nonostante il suo disprezzo per le donne Arturo si innamora della matrigna tanto che un giorno la bacia. Dopo questo fatto i due non si parlano ed evitano anche di incrociarsi.
Al ritorno dall'ennesimo viaggio suo padre è molto cambiato: ha perso la sua sicurezza Arturo capisce che questo è dovuto a un detenuto sbarcato dal suo stesso traghetto e rinchiuso nel carcere di Procida.
Wilhelm trascorre le sue giornate sull'isola cercando di contattare il prigioniero che non apprezza le sue attenzioni e lo tratta in modo sgarbato.
Arturo comincia a dubitare del padre, a capire che non è l'eroe che ha sempre creduto.
Arturo comprende che la vita sull'isola per lui non è più possibile, così il giorno che il suo adorato baio torna a Procida a trovarlo decide di partire con lui.

Commento: questo libro mi è abbastanza piaciuto, anche se alcune pagine le ho trovate un po' noiose e alcuni capitoli troppo lunghi e questo a mio avviso appesantisce il libro, ma proseguendo nella lettura l'intreccio del racconto diventa più appassionante.
Mi è piaciuta molto la descrizione che fa del padre nei primi capitoli, da queste facciate si capisce tutta l'ammirazione e il rispetto che un figlio ha verso suo padre, anche se questo è "tutto fumo e niente arrosto".
Ne consiglio la lettura solo a chi piace leggere, perché secondo me l'autrice lo ha reso troppo
Pesante, sarebbe stato meglio con le parti descrittive più brevi, questo, secondo me, gli avrebbe dato più scorrevolezza.

Commento scritto nell'estate 2004 da: Francesco


professori e altri professori   

I professori e altri professori

Autore: Marco Lodoli

Trama: Diviso tra il mestiere di scrittore e professore di lettere, Lodoli sa bene che tutto ciò che accade in classe è imprevedibile e sfugge a definizioni, ma soprattutto sa che il legame tra insegnanti e studenti non è mai unilaterale. Nel racconto "Il professore di storia dell'arte" una ragazza timida scuote violentemente le certezza del suo insegnante, proprio al termine del rito della cerimonia di fine anno.
"Il rinoceronte" narra invece di come le battute di una studentessa metta totalmente in crisi l'esistenza della sua professoressa obesa. Se è vero che i ragazzi possono mettere in discussione l'immagine che gli insegnanti hanno di loro stessi e del mondo, è anche vero che le idee di chi è in cattedra possono "marchiare a fuoco" la vita di chi siede ai banchi.
"Un maestro", ad esempio, è la lettera che un uomo scrive al suo vecchio professore per rimproverarlo di avergli insegnato ad essere se stesso fino in fondo.
Negli altri racconti la figura del docente cambia maschera e volti. In "Catarifrangente" è un istruttore di scuola guida, in "Mister" si sdoppia nell'allenatore e nel padre di un calciatore nauseato dal suo lavoro; in "Professori" si moltiplica in un gruppo che di notte si riunisce in un giardinetto pubblico per sentenziare sulla vita, su Dio e sui mali del mondo, sotto gli occhi stupiti di Zeffirino, il portiere di un palazzo. A volte il maestro non compare affatto ma le scadenza della vita rimandano a quelle della scuola. Nel racconto dell'attesa "L'appuntamento" un uomo attende sotto un albero una donna, o forse la vita che non ha vissuto. Si susseguono le stagioni e a giugno l'uomo si confonde tra i ragazzi che attendono i verdetti dei quadri finali. La colonna dell'uomo è senza voti e un bimbo gli chiede: «ha frequentato quest'anno?»

Commento: Nei suoi brevi ma intensi racconti, raccolti sotto il titolo "I professori e altri professori", Marco Lodoli esplora con la sensibilità poetica l'intricato rapporto che lega l'insegnate e l'alunno. Tutti i luoghi comuni e gli stereotipi sugli insegnanti sono azzerati da una prosa che si distacca dai confini delle pareti scolastiche per spaziare nella vita, nei pensieri, nei ricordi e nei sogni dei maestri, allievi ed ex-allievi. La scuola, come la vita, è un "cantiere perpetuo" dove si plasma la percezione di se stessi, dove si cerca di annientare il proprio destino. La crescita, intesa come percorso conosciuto, è un lavoro senza fine che riserva continue sorprese.
Ogni racconto è caratterizzato dall'insorgere di un evento straordinario ed inatteso che costringe a ripensamenti e cambiamenti.
La prosa di Lodoli descrive l'avventura del vivere tra sobbalzi e incertezza,trasformando l'assenza di verità assolute in un tratto meraviglioso della condizione umana.

Commento scritto nell'estate 2003 da: Giulia


Sostiene Pereira   

Sostiene Pereira

Autore: Antonio Tabucchi
Genere: narrativa
Personaggi principali: Pereira, Montiero Rossi, Dottor Cardoso, il direttore, la portinaia.

Trama: La storia narrata si svolge nel 1930 a Lisbona ed ha come sfondo l'opprimente dittatura di Salazar, l'infuriare della guerra civile spagnola alle porte e il fascismo italiano. Il protagonista, Pereira, è un ex giornalista di cronaca nera a cui è stata affidata la pagina culturale di un mediocre giornale portoghese, il "Lisboa". Per Pereira la vita si è fermata alla morte della moglie.
Durante il racconto, il protagonista, assume un giovane collaboratore, Montiero Rossi, un antifascista.
Pereira si renderà conto solo più tardi che i necrologi del ragazzo sono impubblicabili. Durante l'estate Pereira decide di passare una settimana in una clinica telassoterapeutica. Lì conosce il dottor Cardosa con il quale stringe subito un rapporto di amicizia. Dopo quella settimana torna a Lisbona dove continua il suo solito lavoro. Un giorno Montiero Rossi arriva casa del protagonista preoccupatissimo, portandosi appresso dei documenti falsi; Pereira mette a disposizione del giovane un letto, ma mentre il ragazzo si riposa arriva la polizia. I poliziotti dicono Pereira che devono semplicemente dare una lezione al suo ospite che non si era comportato bene. Accade però che Montiero Rossi viene colpito in modo così forte, da uno dei poliziotti, che rimane ucciso. Solo in quel momento Pereira si rende conto della situazione del paese in cui vive e decide di pubblicare questo fatto sul giornale. Grazie all'aiuto del dottor Cardosa riesce ad ingannare la censura e a mandare in stampa l'articolo.
Dopo aver compiuto questo eroico atto Pereira e costretto a partire e ad abbandonare il suo mondo.

Commento: la storia è raccontata da un narratore esterno che la espone facendo credere che gli è stata raccontata a sua volta dal protagonista. Questo aspetto relativo allo stile dell'opera è messo in evidenza tramite l'utilizzo frequente delle parole "sostiene Pereira" che sembra esprimere dubbi che l'autore nutre sulla veridicità di ciò che racconta. Il narratore non è onnisciente in quanto le cose, seguendo il punto di vista del protagonista.
Questo libro è molto scorrevole e di facile lettura, mi abbastanza piaciuto anche se il tema non è tra i miei preferiti.
Ne consiglio la lettura perché è un bel libro che sa appassionare il lettore.

Commento scritto nell'estate 2004 da: Francesco


Agostino

Autore: Alberto Moravia
Genere: Narrativa
Personaggi principali: Agostino, sua madre, il ragazzo della madre, Taormina, il Saro

Trama: In questo racconto breve l'autore narra la storia di Agostino; orfano di padre il protagonista vive con la madre in una grande e ricca casa.
Il racconto inizia sulla spiaggia, è qui che Agostino ogni mattina fa un giro sul patino con la madre; in questa scena l'autore descrive la bellezza della madre e l'ammirazione che il figlio ha per lei.
Un giorno però un giovane invita la donna per una passeggiata Agostino pensa l'avrebbe rifiutato, come aveva visto fare tante volte, invece accetta lasciandolo solo.
La storia si ripete finché un giorno il giovane non si presenta, quando Agostino dice alla madre che non verrà lei gli tira uno schiaffo, Agostino scappa in cabina trattenendo le lacrime ad un tratto sente aprire la porta e vede un ragazzo che si stava nascondendo, Agostino va con lui a conoscere il resto del gruppo pagando al ragazzo un pacchetto di sigarette.
Assieme hai ragazzi spiccava la figura di un uomo con sei dita per mano chiamato da tutti Saro; dopo un giro in barca i ragazzi dicono ad Agostino che l'adulto è un pedofilo.
Tornando indietro Taormina, uno dei ragazzi, mostra ad Agostino una casa che sembrava abbandonata e gli rivela che dentro quelle mura lavoravano delle prostitute; quella stessa notte Agostino si presenta a casa di Taormina con i soldi necessari per tutti e due, ma il protagonista non riesce ad entrare perché troppo piccolo, così torna a casa e dice a sua madre di trattarlo come un uomo.

Commento: questo racconto breve mi è piaciuto abbastanza, le prime pagine mi sono sembrate simili all'isola di Arturo, ma andando avanti, il racconto ha preso un andamento diverso.
A mio parere è una bella storia, scorrevole e senza pagine pesanti come quelle che ho trovato nel libro di Elsa Morante.
Ne consiglio la lettura, perché riesce ad appassionare il lettore in ogni pagina.

Commento scritto nell'estate 2004 da: Francesco


Il sentiero dei nidi di ragno   

Il sentiero dei nidi di ragno

Autore: Italo Calvino
Genere: narrativa

L'autore di questo romanzo è Italo Calvino; nato a Santiago de las Vegas (Cuba) nel 1928, fu un importante scrittore italiano.
Questo romanzo, "Il sentiero dei nidi di ragno", è ambientato durante la guerra partigiana, guerra che anche l'autore ha combattuto. Dopo il conflitto, ha soggiornato a lungo in Francia e infine si trasferì a Siena dove morì nel 1985.
Tra le sue numerose opere narrative ricordiamo: "Il visconte dimezzato", "Il barone rampante", "Il cavaliere inesistente", "La giornata di uno scrutatore", "Le cosmicomiche", "Le città invisibili", ma ha scritto anche altri romanzi.

"Il sentiero dei nidi di ragno" è stato il suo primo libro. L'autore pone come protagonista un Pin, bambino che non ha amici della sua età, ed è costretto a frequentare gli adulti della taverna, dove impara a parlare in modo volgare ed anche per questo motivo, le madri vietavano ai propri figli di parlare con lui.
Pin soffre molto in quanto gli adulti che conosce non si possono definire amici nei suoi confronti. Capita quindi spesso che lui si ritrovi da solo. Spesso nei momenti di solitudine, cammina lungo il fiume e scopre un luogo dove i ragni fanno il nido.

Un giorno Pin è costretto a scappare, dopo aver derubato un marinaio tedesco della pistola.
Il giovane si ritrova a vivere assieme ad un battaglione di partigiani, definito da Calvino come il peggiore gruppo della resistenza in quanto in questo distaccamento venivano portati quelli considerati poco fidati: "carabinieri, ladruncoli, militi, borsaneristi, girovaghi, gente che si accomoda nelle piaghe della società e s'arrangia in mezzo alle storture, che non ha niente da difendere e niente da cambiare."
Il bambino aiuta tutti come può e rallegra le serate intorno al fuoco come faceva alla taverna prima della guerra. Erano stati proprio gli uomini della taverna, a convincerlo di rubare la pistola al marinaio che frequentava sua sorella.
Dopo il furto, Pin decise di nascondere la refurtiva lungo il sentiero dove i ragni fanno il nido e si ripromette di tornare in quel luogo solo quando avrà trovato un amico degno di vedere i nidi dei ragni.
Il romanzo si conclude con una scena suggestiva: lui e il Cugino (il partigiano che l'ha portato al battaglione del Dritto) mano nella mano, camminano sul sentiero dei nidi di ragno.

Nel libro compaiono molti personaggi di importanza più o meno rilevante uno di questi è Lupo Rosso è grazie a lui che Pin riesce a scappare di prigione.
Questo personaggio, anche se è solo un ragazzo, è pieno di ideali comunisti parla spesso di uguaglianza e di resistenza; è molto in gamba e riesce a tirarsi fuori anche in situazioni complicate.
Per queste sue abilità è conosciuto e stimato da tutti coloro che fanno parte della resistenza.
Il personaggio che diventa amico di Pin è il Cugino, un uomo adulto che ha combattuto per molti anni come alpino.
Nel periodo in cui lui era a combattere sua moglie lo tradiva ed ha avuto dei figli di cui non conosce il padre.
È appunto per questo motivo che lui odia tutte le donne e fa ricadere su di loro la causa di ogni guerra.
Il Cugino parla di questo argomento con tutto il distaccamento del Dritto ma l'unico che sembra capirlo veramente e Pin.
Capita spesso che parta da solo senza dire niente a nessuno, a volte Pin lo vede che si allontana col suo cappello e la suo arma e lo vede tornare il giorno seguente sempre senza dire una parola.
L'ultimo personaggio che descriverò in questa relazione è il Dritto, il capo del distaccamento.
Lui non è una persona molto fidata tra gli importanti della resistenza lo dimostra il fatto che il loro distaccamento non esegue mai dei compiti importanti.
Il Dritto è gravemente malato ha un brutto aspetto e ha sempre gli occhi gialli; alla fine del romanzo si rifiuta anche di andare in guerra, perdendo così il rispetto di quasi tutti i suoi uomini.
L'intero romanzo gira intorno ad un unico tema centrale: la resistenza partigiana.
Questo titolo è molto importante per l'autore in quanto anche lui ha partecipato in prima persona a questa guerra.
A me è piaciuto questo libro forse anche perché l'argomento mi interessava, ma mi sono piaciute anche le scene che non parlavano della guerra.
Ho trovato particolarmente piacevole il fatto che un bambino, che non conosceva i problemi politici di quei tempi, fosse il protagonista, perché mi ha fatto capire come lui vedesse questa situazione.

Commento scritto nell'estate 2005 da: Francesco

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